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Con la RX100 Sony ha inaugurato un nuovo modo di concepire le fotocamere compatte, elevandole ad una categoria superiore grazie all’uso di sensori da 1″. Così facendo ha anche creato un nuovo segmento di mercato, in cui oggi si trovano tutti i principali brand. Canon non è stata dunque la prima, ma è quella che oggi possiede la lineup più completa. Il suo primo modello di questo tipo è stata la G7 X, fotocamera dalle buone qualità ad un prezzo contenuto, ma che presentava alcuni limiti evidenziati nella nostra recensione. Dopo le successive varianti G3 X, G5 X e G9 X, a febbraio è uscita la G7 X Mark II, le cui caratteristiche sembravano appositamente studiate per superare i problemi di gioventù del primo modello. Ho avuto modo di provarla nelle ultime settimane confrontandola con la Mark I (recensione), con lo scopo di verificare i reali miglioramenti.

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Caratteristiche principali

Canon non ci offre delle specifiche tecniche da urlo e quando si prende in mano la G7 X Mark II non ci si deve attendere degli stravolgimenti ma tanti piccoli miglioramenti. Il sensore rimane lo stesso di derivazione Sony da 20,1 MP il quale è accompagnato da un processore DIGIC7 che riesce ad aumentarne le performance ad alti ISO. Il corpo è più facile da tenere in mano grazie a una piccola sporgenza sulla parte frontale, dove troviamo anche la ghiera multifunzione che è stata rivista nel movimento (come vedremo più avanti). La batteria è la medesima ma l’autonomia aumenta di 30 scatti circa, rinnovato lo schermo touch, ora inclinabile anche verso il basso, mentre resta invariato l’obiettivo zoom 24–100mm f/1,8–2,8.

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Corpo ed ergonomia

La G7 X Mark II è notevolmente migliorata per quanto riguarda l’ergonomia. È stato aggiunto un grip gommato nella parte anteriore, dove si posiziona naturalmente la mano, ed è presente una sporgenza che, seppur non troppo pronunciata, fa bene il suo lavoro facilitando la presa. Le dimensioni (10,55 x 6,1 x 4,2cm) sono contenute, bisogna scordarsi di poterla infilare nelle tasche dei pantaloni ma non c’è nessun problema per quelle di giacche o giubbotti, inoltre nello zaino non occupa molto spazio. Il corpo, robusto e compatto, dà la sensazione di pesare di più dei suoi 320gr. Ma si tratta di semplici impressioni, poiché si riuscirà a tenerla in mano per molto tempo senza affaticamenti.

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Display e mirino

Il display è lo stesso della prima G7 X, ha 1 milione di punti ed è touch screen. La luminosità non si regola automaticamente ma è possibile sceglierne il livello dal menu. Di base parte con il valore intermedio ma può essere regolato su 5 step. Interessante la funzione “visualizzazione notturna” la quale imposta il valore minimo di luminosità e cambia i colori dello schermo rendendoli meno saturi e variandoli sull’arancio. Ovviamente la dominante avrà effetto solo sull’interfaccia grafica e non sull’immagine mostrata dal Live View.

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Lo schermo ha ora un secondo braccio che gli consente sia la rotazione verso l’alto di quasi 180° che verso il basso di 45°, mentre nella precedente poteva solo sollevarsi. In questo modo c’è molta più libertà di scatto e si riuscirà a guardare il display anche tenendo la fotocamera in alto. Con il nuovo sistema di aggancio è anche possibile tenerla più lontano dal corpo, così da riuscire a bilanciare la fotocamera al meglio. Premendo il tasto INFO si cambiano i diversi layout del display (fino a 3) nei quali si può decidere se mostrare le informazioni dello scatto, l’istogramma, la livella elettronica e la griglia (regola dei terzi o di allineamento).

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Controllo, impostazioni, menu

Trovo che l’interfaccia che Canon ha disegnato per le macchine fotografiche con display touchscreen sia tra le migliori. Ho trovato alcune difficoltà solo nella selezione dei sottomenu, i quali risultano un po’ piccoli da premere con il dito e qualche volta si apre quello a fianco. In un corpo così compatto non mancano comunque i tasti e ci sono ben 4 ghiere. In cima si trovano quella dei programmi e della compensazione dell’esposizione, una sopra l’altra. Le altre due sono una sul barilotto dell’obiettivo e l’altra di fianco lo schermo.

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A seconda della modalità che si sta utilizzando (M, Av, Tv, ecc..), le ultime due ghiere cambiano funzione. Quando si è in manuale quella intorno all’obiettivo controlla il diaframma mentre quella sul retro la velocità di scatto. Nelle altre modalità il controllo del parametro principale è gestito dalla ghiera sull’obiettivo. È tuttavia possibile cambiarne il comportamento premendo il pulsante RING.FUNC, dove si possono scegliere altre funzioni come lo zoom, la messa a fuoco, la sensibilità ISO, ecc.. Con la Mark II questa ghiera è stata migliorata, in quanto, tramite uno switch, è possibile scegliere se avere un’avanzamento a scatti (utile per il controllo di valori come diaframma o velocità otturatore) o fluido (più indicato per la messa a fuoco manuale).

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La rotella posteriore funge anche da pad e in ognuna delle quattro direzioni è associata una funzione. Questi non possono essere riassegnati ad altro, infatti gli unici pulsanti programmabili sono il tasto RING.FUNC e quello di avvio registrazione. Sul lato destro troviamo il tasto dedicato alla connettività Wi-Fi.

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Il menu è stato rinnovato e riprende quello delle nuove fotocamere. In questo caso è diviso in tre categorie: impostazioni di scatto, impostazioni della fotocamera e il menu dei preferiti “My menu”. Seguendo le linee della nuova veste grafica, ogni categoria ha un sottomenu diviso in pagine, evitando così lo scorrimento verticale.

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È possibile modificare le impostazioni dello scatto anche dal menu rapido che si attiva premendo il tasto centrale SET. Questo contiene scorciatoie grafiche per il metodo di messa a fuoco, la qualità d’immagine, la qualità del filmato, l’autoscatto, il filtro ND, la sensibilità ISO, il bilanciamento del bianco, lo stile foto, la valutazione dell’esposimetro e il livello di ottimizzazione automatica delle luci.

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Le ghiere della compensazione dell’esposizione e dei modi sono poste in cima e risultano molto comode da utilizzare. Pensavo fosse facile girare involontariamente una mentre si agisce sull’altra ma ciò non è mai accaduto. Le modalità disponibili sono: manuale, priorità diaframmi, priorità otturatore, program, auto ibrida (che registra un video prima dello scatto della foto, una sorta di live photos di iOS), automatica, scene (qui troviamo autoritratto, ritratto, panning, stelle, notturna senza treppiede, HDR, sfondo sfocato, foto subacquee e alcuni effetti), modalità video e una personalizzabile (C).

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AF – Messa a fuoco

In questo campo Canon ha comunicato di aver effettuato dei miglioramenti, portando la velocità di messa a fuoco da 0,14 secondi a 0,12. Inutile dire che nelle prove sul campo questa differenza è impercettibile. I punti di messa a fuoco rimangono 31 e anche qui è presente il Touch AF e il Face Detection, entrambi molto comodi da utilizzare. Purtroppo, come era già stato notato nella precedente versione, anche in questa l’AF risulta poco affidabile: nonostante dia la conferma di una corretta messa a fuoco, può capitare che in realtà sia sbagliata. Il difetto si riscontra maggiormente in modalità macro, dove tante volte viene agganciato erroneamente lo sfondo e non l’area da noi selezionata.

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Si possono scegliere tre modalità di messa a fuoco tramite la pressione del tasto sinistro della ghiera posteriore: macro (distanza minima 5cm in grandangolare, 40cm in tele), normale e fuoco manuale. Quest’ultimo si controlla tramite il touchscreen, con la ghiera posteriore o con quella sul barilotto. Utilizzare la MaF manuale sulla G7 X Mark II non è piacevole, per andare da infinito a 5cm ci vogliono un po’ di secondi e tanti giri di ghiere/rotelle. L’operazione viene aiutata dal focus peaking, che evidenzia di rosso (impostabile anche giallo o blu) le zone messe a fuoco, ma è spesso impreciso, per cui è meglio affidarsi agli automatismi.

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I metodi di fuoco sono impostabili tramite il menu rapido SET. Qui si trova la scelta tra punto singolo, automatico con rilevamento dei volti e inseguimento degli oggetti selezionati col tocco. In quest’ultimo caso il tracciamento è molto buono, la messa a fuoco non cambia rapidamente ma procede in maniera fluida. Probabilmente è un comportamento negativo per le foto ma dona un effetto cinematografico nei video. Tutto sommato la messa a fuoco è più che accettabile tranne che in modalità macro, dove comincia a fare qualche scherzo.

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Drive – Scatto continuo

Questo è uno dei settori dove la scritta “Mark II” significa un notevole miglioramento. La raffica passa da 6,5 fps a 8, ma da ammirare non è tanto lo scatto e mezzo in più quanto il fatto che ora si mantiene anche in RAW, dove la precedente era limitata a soli 1,2 fps. Il buffer si satura dopo 19 foto in RAW e 30 in JPEG.

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Le mie rilevazioni confermano i valori espressi da Canon, che rimangono di 8fps anche nel caso in cui si scatti in RAW+JPEG. Questo ritmo viene mantenuto fino a 4 secondi e mezzo nel formato più leggero mentre per gli altri due la soglia è di circa 2,5 secondi. Questi numeri non stupiscono, le compatte prosumer hanno anche valori più alti (basti pensare ai 16 fps della RX100 IV), ma sono comunque di tutto rispetto.

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Metering – Esposizione

Le tre impostazioni dell’esposizione (valutativa, spot, media ponderata al centro) sono accessibili dal menu rapido. Ho trovato che la prima è molto accurata, ottima per la maggior parte delle fotografie. Va in difficoltà solo nel caso di scene molto contrastate, ma l’ampia gamma dinamica (14-bit in RAW) aiuta in tal senso. Piuttosto che utilizzare altre modalità, preferisco rimanere in valutativa e correggere l’esposizione tramite la ghiera di compensazione. Non perché non siano efficaci, si tratta solo di una scelta personale che trovo più rapida. Nelle impostazioni è possibile attivare la funzione “auto light”, che riesce a compensare le alte luci e le ombre, ovviamente con effetto sul solo JPEG. Altra novità che troviamo è l’introduzione di un piccolo menu in fase di revisione delle foto per effettuare l’elaborazione del RAW direttamente in camera. Personalmente non ho utilizzato molto quest’opzione perché la trovo scomoda, ma mi rendo conto che ad alcuni potrà essere utile.

WB – Bilanciamento del bianco

Il bilanciamento del bianco automatico non sgarra quasi mai, a meno che non ci sia qualche forte dominante di colore,. In tal caso ci aiutano le altre impostazioni disponibili, come: luce diurna, ombra, nuvoloso, tungsteno, fluorescente, flash, subacqueo, personalizzato e temperatura colore. Visto che gli altri sono noti mi soffermo sugli ultimi due. Come facilmente intuibile, tramite “temperatura colore” è possibile scegliere manualmente il valore della temperatura, questo può variare da 2.500K a 10.000K. Per quanto riguarda il metodo personalizzato non posso far altro che storcere un po’ il naso: nella Mark I si poteva impostare semplicemente inquadrando un oggetto bianco, ora bisogna fare lo stesso passaggio che accade in quasi tutte le fotocamere Canon. È necessario scattare una foto all’oggetto bianco e poi tramite il menu impostare tale foto come riferimento per il bilanciamento.

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Flash

Il flash si attiva da uno switch meccanico che ne permette la fuoriuscita dal corpo. La potenza rimane limitata per via della dimensione, ma raggiunge la distanza massima di 7 metri che ho trovato ottima per una compatta. Le sue impostazioni sono attivabili soltanto quando è esposto e comprendono diverse personalizzazioni, come la modalità automatica o manuale (dove si possono scegliere tre potenze del flash: minima, media e massima), la compensazione dell’esposizione, la sincronizzazione dell’otturatori, la riduzione degli occhi rossi e il controllo dell’esposizione del flash.

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Qualità d’immagine e resa ad alti ISO

Ultimamente mi sono abituato a viaggiare con la fotocamera e l’obiettivo fisso, per cui quando ho preso in mano la G7 X Mark II mi sono reso subito conto di quanto sia comodo avere uno zoom. Il range focale non è molto ampio (24-100mm equivalenti nel formato 35mm) ma è comunque sufficiente nella maggior parte dei casi. A 24mm si notano delle distorsioni a barilotto, normali per la focale e facilmente correggibili in post-produzione.

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Al centro l’immagine è molto nitida, più ci si allontana più diventa morbida e crescono le aberrazioni cromatiche. Nulla che non possa essere migliorato con Lightroom o simili, inoltre ricordiamo che il sensore è da 20.1 milioni di pixel e che tali problematiche si evidenziano particolarmente solo nei crop al 100%.

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In grandangolo e a tutta apertura le immagini sono ovviamente un po’ morbide, ma lo sfocato è piacevole e, nonostante il sensore sia di piccole dimensioni, si riesce ad ottenerlo già impostando il diaframma a f/2.8.

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Per quanto riguarda il rumore ad alti ISO, la G7 X Mark II dovrebbe essere migliorata. Il sensore è lo stesso, ma il nuovo processore elabora meglio le informazioni per ottenere fotografie più pulite. Nelle mie prove ho notato delle differenze che cominciano a farsi vedere verso quota 3200 ISO. In foto vediamo come si comportano entrambe alla sensibilità massima di 12800 ISO e sulla destra ci sono chiaramente più informazioni, si notano meglio i dettagli più sottili come il logo dell’orologio o la scritta “wide” sotto i 24mm. Le diversità vengono evidenziate particolarmente sui neri, dove il vecchio modello si comporta decisamente peggio.

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Il miglioramento in tal senso è marginale, ma la nuova G7 X si comporta complessivamente bene a sensibilità alte. Credo che il limite massimo entro il quale le foto sono davvero buone è di 3200 ISO, dove il JPEG risulta abbastanza pulito e la grana del RAW è facilmente ripulibile in post-produzione. In caso di necessità si potrebbe salire anche a 6400 ISO con risultati di tutto rispetto.

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Vi lascio ora alla tabella di comparazione tra i JPEG e i RAW realizzati alle varie sensibilità. Vi ricordo che, come per tutti i test del genere, per quanto riguarda i RAW è stata eliminata completamente la riduzione del rumore, sia di luminanza che di crominanza, mentre i JPEG sono stati elaborati dalla macchina con una riduzione del rumore standard. Tirando le somme possiamo affermare che ci sono stati dei cambiamenti in positivo ma che non risultano così epocali.

File Sensibilità
JPG 125 200 400 800 1600 3200 6400 12800
RAW 125 200 400 800 1600 3200 6400 12800

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Connessioni, memoria, batteria

Come per la precedente versione, tutte le connessioni sono poste sul lato destro. Sotto uno sportellino si trovano la microUSB per la trasmissione dei dati, e l’uscita microHDMI per la riproduzione delle foto e dei video sulla televisione. Come già citato precedentemente, qui è presente anche il pulsante per il Wi-Fi.

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La batteria è sempre la NB–13L con capacità di 1250mAh, ma grazie al nuovo processore DIGIC7 è stata migliorata l’efficenza nei consumi così da garantire qualche scatto in più (240 in totale). È stata introdotta la possibilità di caricare la fotocamera direttamente via microUSB, ma purtroppo non sono stato in grado di farlo poiché appena la collego col cavo entra in modalità trasferimento dati. A fianco all’alloggio della batteria c’è quello per la scheda SD, che supporta i modelli SD, SDHC e SDXC.

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Usando l’app Canon Camera Connect (disponibile per iOS e Android) è possibile collegare il proprio dispositivo alla fotocamera via Wi-Fi, volendo anche sfruttando l’NFC qualora il vostro dispositivo lo supporti. Dallo smartphone si possono visualizzare e scaricare le immagini della fotocamera, controllare le impostazioni (zoom, diaframma, messa a fuoco, tempo dell’otturatore), scattare una foto o registrare un video e aggiungere la posizione del GPS del proprio smartphone tra i dati EXIF della fotocamera.

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Video

Le compatte con buone capacità video stanno avendo molto successo nel mondo dei videomaker, specialmente grazie alla loro semplicità di utilizzo e per la possibilità, che hanno alcune, di riprendere se stessi guardando l’inquadratura. La G7 X Mark II è ottima per quanto riguarda i filmati, questi possono essere registrati alla risoluzione massima di 1920 x 1080 (FullHD) a 60fps (50 in formato PAL). Manca il 4K, ma attualmente mi chiedo chi ne abbia veramente bisogno, soprattutto in una fotocamera compatta. Ruotando la ghiera dei modi su video abbiamo la scelta tra: standard, filmato breve, manuale, timelapse e filmato iFrame. Interessante la funzionalità filmato time-lapse che crea il video direttamente in camera. Con questa è possibile scegliere tre diverse scene pre-impostate (comunque modificabili), che generano un video più o meno velocizzato. L’audio viene registrato dal microfono stereo posto in cima alla macchina, quando c’è poco rumore è molto buono ma in caso contrario comincia a essere poco utile, specie quando è presente del vento.

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Conclusione

La Canon G7 X Mark II è stata migliorata sotto vari aspetti, quello che voglio citare prima di tutti è la velocità di elaborazione delle immagini, ora è finalmente possibile utilizzare in tutta tranquillità i RAW senza dover aspettare i tempi lunghissimi della precedente versione. La gamma dinamica mi ha stupito, non ho mai preteso molto da fotocamere di queste dimensioni ma le tecnologie avanzano e, come altri modelli simili, anche la G7 X Mark II offre un range elevato di informazioni. Ad alti ISO non fa miracoli ma si comporta bene, mi ero immaginato un netto miglioramento rispetto Mark I ma non è così. Purtroppo DxOMark non ha ancora avuto modo di analizzarla, altrimenti avremo dei dati di riferimento più oggettivi, anche se alla fine non ci si può basare solo su quelli. La stabilizzazione a 5 assi fa egregiamente il suo lavoro, specie in modalità video, qui non ho mai avvertito movimenti scattosi ma sempre fluidi e gradevoli. Un altro aspetto che mi ha sorpreso è l’ergonomia: aggiungendo semplicemente un grip in gomma è stata migliorata notevolmente, rendendo la presa sempre forte e stabile. A volte, quando la si tiene in mano, si muove involontariamente la ghiera sull’obiettivo, il che dopo un po’ da noia. Prima mancava la modalità fluida, ma almeno era più dura nei movimenti. Le funzionalità video sono in linea con le aspettative delle fotocamere attuali, sono convinto che, per ora, una fotocamera del genere non abbia la necessità di specifiche sovra misura. Quello che mi ha deluso è sicuramente l’autofocus, la velocità è molto buona (anche se ancora ben lontana dai tempi fulminei delle Panasonic) mentre perde parecchio in precisione. Altro elemento negativo è la scarsa autonomia che, sebbene sia stata aumentata, risulta ancora troppo ridotta. Non è difficile capire a chi sia rivolta questa macchina, il prezzo di 656,99€ su Amazon la rende un buon bersaglio per l’amatore evoluto che preferisce avere un corpo snello più facile da trasportare senza però rinunciare a qualità d’immagine e controllo sui parametri. Qualcuno potrebbe preferire le varianti di Sony, ma ricordo che la RX100 IV attualmente è disponibile a 1000€: sicuramente la differenza è giustificata da specifiche migliori, ma ne vale veramente le pena per una compatta?

PRO
+ Corpo compatto, leggero e ben costruito
+ Ergonomia migliorata
+ Stabilizzazione a 5 assi
+ Funzionalità touch
+ Schermo inclinabile con possibilità di autoinquadratura
+ Time-lapse in camera
+ Connettività wireless
+ Sfocato/bokeh molto buono
+ Velocità di elaborazione immagini, anche in RAW
+ Velocità messa a fuoco
+ Elaborazione RAW in camera
+ Filtro ND inetegrato e automatico
+ Presenza posa BULB
+ Escursione obiettivo buona per quasi tutte le occasioni

CONTRO
+ Ghiera obiettivo attivabile accidentalmente
+ Batteria sempre poco duratura
+ Bilanciamento del bianco personalizzato scomodo
+ Messa a fuoco imprecisa in modalità macro
+ Messa a fuoco manuale difficile da usare
+ Manca un ingresso audio

DA CONSIDERARE
+ I competitor hanno specifiche migliori

Matteo Arone

Special Editor - Sono uno studente di economia con la passione per la fotografia e la videografia. Mi piacerebbe essere un'artista ma per ora cerco di essere creativo.

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