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Con il G3 ed il G4 abbiamo effettuato recensioni “di anzianità”, quasi alla fine del loro ciclo vitale. Entrambi i dispositivi si sono comportati davvero bene, per cui con il G5 abbiamo deciso di anticipare i tempi. Non ci siamo però imposti una tabella di marcia, perché rimaniamo fedeli all’idea che la fretta e la velocità siano le peggiori nemiche di una buona recensione. LG non è più tra i maggiori produttori di smartphone già da alcuni anni, ma il marchio risiede ancora nell’Olimpo dei più noti ed apprezzati in Italia. Con il nuovo top di gamma si è imboccata una strada certamente originale, realizzando il primo smartphone con scocca unibody (o quasi) in metallo con batteria sostituibile.

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Caratteristiche principali

Quando ho detto top di gamma, intendevo che nel G5 c’è il meglio dell’attuale tecnologia. Troviamo infatti il processore Snapdragon 820, GPU Adreno 530, 4GB di RAM e 32GB di memoria. È solo questo il taglio disponibile, anche perché vi è la possibilità di espansione tramite microSD. Lo schermo è stato leggermente rimpicciolito rispetto al passato, scendendo da 5,5“ a 5,3”, mantenendo però la risoluzione QHD (1440 x 2560 pixel). Il nuovo form factor è dunque più compatto e maneggevole, pur mantenendo un display dalla generosa diagonale. Completissimo il lato connettività, con Wi-Fi ac doppia banda, Bluetooth 4.2, GPS, radio FM e USB-C 3.0. Tra le novità spicca certamente il sensore d’impronte digitali, nonché la doppia fotocamera. Quella primaria è la stessa del G4, con 16MP, apertura f/1,8, stabilizzazione ottica, autofocus laser e doppio flash LED, mentre la secondaria ha un sensore da 8MP con apertura f/2,4 ed un angolo di campo di circa 130° (equivalente ad un obiettivo 18mm).

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Design ed ergonomia

Il fronte design è probabilmente quello più controverso. L’idea alla base del progetto di LG G5 è certamente interessante, ma la realizzazione ha più di qualche lacuna. Iniziando dagli aspetti positivi, personalmente trovo il look piuttosto riuscito, semplice e lineare, con una forte attenzione per le simmetrie. Ricorda più il G3 che il G4, anche se lo schermo più piccolo, i materiali e il profilo più sottile, lo rendono decisamente più aggraziato.

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Altro elemento che a me piace molto è la curvatura in alto del vetro frontale (un Gorilla Glass 4). Non ha nessuna funzionalità pratica, ma lo rende più ricercato e stiloso. LG ha uno storico di smartphone fatti prevalentemente di plastica, ma hanno voluto allinearsi al trend di mercato che, già da qualche anno, vede il metallo come elemento preferito. Accantonata quindi l’esperienza pelle del G4 (per altro gradevole, secondo me), si sono adeguati con l’impiego di alluminio. I primi recensioni del G5 hanno sollevato dubbi in merito al materiale impiegato, ritenendo fosse della semplice plastica. In realtà si tratta davvero di alluminio, precisamente LM201 (realizzato in partnership con il Korea Institute of Industrial Technology), ma è talmente sottile che non restituisce quel senso di solidità che si ritrova in altri smartphone.

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Il vantaggio è che si mantiene molto leggero per un 5,3″ (159g), ma purtroppo LG ha deciso di verniciarlo, per altro con uno strato molto fine. Ciò lo ha reso troppo delicato, basta un nonnulla per graffiarlo e far emergere il primer. Questo ha in tutto e per tutto l’aspetto della plastica, da qui la diffusa – ed errata – convinzione che la scocca non fosse di alluminio. Anche se da questo punto di vista LG ha avuto ragione, il difetto della delicatezza permane, accentuato anche da un sottilissimo bordino liscio a contorno, che sembra danneggiarsi solo a guardarlo.

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I difetti dovuti alle scelte costruttive non sono ahimè conclusi. Per fornire accesso al vano batterie ed il supporto agli LG Friends (di cui parlerò più avanti), è stato inserito un pulsante meccanico laterale che sblocca la parte inferiore della scocca. Questa si può estrarre, portandosi dietro anche la batteria, e può essere sostituita con altri moduli destinati a potenziare le funzionalità fotografiche o sonore. L’idea in sé è molto interessante, tant’è che tutta la campagna marketing del G5 si basa quasi esclusivamente su questo aspetto, ma la realizzazione ha più di qualche problema.

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Iniziamo col dire che la verniciatura ha comportato una specie di rigonfiamento nella parte inferiore della scocca sul retro, che si nota piuttosto chiaramente restituendo una sensazione cheap non adatta ad un top di gamma.

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Inoltre l’abbinamento con l’elemento che si estrae è tutt’altro che preciso: di lato è quasi mezzo millimetro fuori asse e frontalmente rimane un po’ di spazio vuoto tra questo e il resto della scocca. Ci si può infilare un foglio di carta in quella insenatura, che si evidenzia moltissimo quando dietro c’è uno sfondo chiaro.

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Il bello, ma probabilmente dovrei dire “brutto”, è che tutte queste imprecisioni sono nate in virtù di un sistema di accessori che non funziona come dovrebbe. Prendiamo ad esempio l’LG CAM Plus, che è stato dato in omaggio a tutti gli acquirenti della prima ora. Per installarlo si deve spegnere il telefono, estrarre la parte inferiore, staccare la batteria, attaccarla sull’altro modulo, inserirlo nel terminale e riaccenderlo. Non è complicato, ma ti fa passare la voglia dopo i primi esperimenti. Anche perché non si tratta di un elemento che vorresti avere sempre connesso al tuo smartphone, perché grosso e pesante, ma piuttosto di un accessorio che potrebbe servire in occasioni speciali e magari solo per un’ora, al massimo per un giorno.

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LG CAM Plus, infatti, non aggiunge nessuna reale qualità, se non dei tasti per scatto e registrazione video, una rotella per lo zoom ed una levetta per accesso diretto all’app fotocamera. Ha però il vantaggio di possedere una batteria aggiuntiva di 1200mAh, che può fare davvero comodo durante una gita, in modo da catturare più foto e più comodamente.

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Tutto il sistema sarebbe stato molto più pratico sfruttando la connessione USB-C, magari aggiungendo un meccanismo di blocco per rendere gli elementi solidali. Tanto l’abbinamento realizzato con la scocca principale fa acqua da tutte le parti, quindi non si può invocare la giustificazione della migliore costruzione, per cui almeno si sarebbe resa l’esperienza d’uso più semplice e comoda.

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Quello che invece è più facile succeda, è che in un dato giorno vi decidiate a fare l’operazione di aggiunta del modulo, e vi rimanga così finché non vi stancate di quella fastidiosa protuberanza. A quel punto vi deciderete a toglierla e, magari dopo qualche ora, potreste trovarvi a fare una foto in cui il CAM Plus avrebbe aiutato. Ripeto, questo non aggiunge affatto qualità, ma rende l’esperienza di scatto più simile a quella di una vera fotocamera, grazie ad una impugnatura e tasti comodi dedicati.

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Pur con una qualità costruttiva incerta ed un sistema di accessori gradevole, ma nient’affatto pratico, il G5 è molto comodo da maneggiare. Ho già parlato della sua leggerezza, ma è anche abbastanza sottile (7,7mm) e decisamente più compatto di un 5,5″. Non si può comunque asserire di poterlo usare con una mano sola, per cui dispiace che LG non abbia ancora pensato ad un sistema di aiuto, come il Rechability di iOS o il rimpicciolimento dello schermo di Huawei (che reputo il più comodo in assoluto).

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Il sensore d’impronte digitali, posizionato sul retro, ha anche funzione di tasto power e, per questo motivo, è cliccabile. Bisogna farci un po’ l’abitudine relativamente a quando occorre solo poggiare o anche schiacciare, ma il riconoscimento delle dita è pressoché perfetto. Finalmente i tasti volume sono stati spostati dal retro, andando a finire sul lato sinistro, esattamente come su iPhone. Probabilmente è tutta questione di abitudine, ma trovo questa collocazione particolarmente comoda in qualsiasi circostanza di utilizzo. Rimane un po’ fastidioso dover sollevare il terminale per sbloccarlo con l’impronta o schiacciare il tasto power, ma fortunatamente non a casa o sul luogo di lavoro. Lo Smart Lock funziona benissimo, per cui possiamo abilitare i nostri luoghi preferiti come attendibili e, in questi, basterà un doppio tap sullo schermo per sbloccarlo. L’unico limite è la sicurezza, perché se lasciamo lo smartphone sulla scrivania in ufficio mentre ci assentiamo per qualche minuto, chiunque può accedervi. Per ovviare a questa problematica si possono considerare attendibili anche i dispositivi Bluetooth, il cui utilizzo più indicato sarebbe con uno smartwatch: in questo modo il G5 non richiede impronta o codice d’accesso solo quando noi siamo nel raggio di circa 10m.

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Display

La scelta di passare da 5,5“ a 5,3” la trovo molto indovinata, perché quei 5mm di diagonale in meno migliorano molto la comodità d’uso perdendo pochissimo nell’esperienza di visione dei contenuti. Le dimensioni lo collocano più o meno a metà tra un iPhone 6s ed un 6s Plus, ma lo schermo è molto più simile a quest’ultimo. Anche la tecnologia è la stessa, in quanto LG prosegue nell’utilizzo di LCD IPS. Questo schermo ha una densità quasi ridicola di 554 ppi, roba che ci vuole un microscopio per riconoscere un pixel, e offre anche bei colori naturali e vividi, con ottimo contrasto ed un angolo di visuale più che decente. All’aperto fa uno scatto in più oltre la luminosità massima e si vede discretamente bene, ma in questo senso un buon AMOLED rimane migliore, anche per via del suo nero assoluto.

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Quest’ultimo aspetto inficia sulla resa della funzionalità always-on, che consente di avere sempre a schermo orario, data e le icone relative alle ultime notifiche. Visto che non è possibile illuminare solo i caratteri, il display rimane comunque interamente acceso, anche se con una luminosità minima. Questo significa che consuma più batteria rispetto quanto farebbe un display AMOLED, pur offrendo una minore leggibilità. In tutti i casi si tratta di una funzione davvero molto bella e utile, anche perché non è limitata solo ad alcune app ma a tutte quelle installate. In sintesi: la resa visiva è inferiore rispetto a quella di un Samsung S7, ma la funzionalità è meglio implementata.

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Multimedia

Sul retro del G5 scorgiamo due moduli fotografici, il primo dei quali è praticamente lo stesso del G4. Certo avrebbe fatto piacere che LG andasse a migliorarlo ad un anno di distanza, ma l’aggiunta di una seconda fotocamera è indubbiamente più utile. Intanto perché già il G4 faceva ottime foto, ma soprattutto perché il modulo aggiunto ha un’obiettivo con una focale super grandangolare di 18mm. Piuttosto che avere miglioramenti marginali su una fotocamera già molto buona, è decisamente preferibile avere un secondo punto di vista completamente diverso. Vi faccio un rapido esempio per capire quando sia più ampio l’angolo di campo della camera aggiuntiva:

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Va detto che il primo modulo è tecnicamente migliore, con 16MP ed apertura f/1,8 invece che 8MP a f/2,4, ma la possibilità di scattare fotografie diverse dallo stesso punto di vista è inedita per uno smartphone, escludendo le pochissime eccezioni in cui vi è uno zoom ottico (che però richiede uno spessore maggiore). Inoltre questo super grandangolare è molto più simile alla resa di una action cam che di una tradizionale fotocamera da smartphone, consentendoci di ottenere immagini davvero originali e dal forte impatto.

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L’app fotocamera è spettacolare per quanto mi riguarda. Si può usare benissimo in modalità semplice o base, mentre si trasforma in qualcosa di molto avanzato usando quella manuale. Qui abbiamo istogramma di luminosità, compensazione di esposizione e la possibilità di intervenire su ogni singolo parametro, personalizzando lo scatto nel migliore dei modi. Per un fotografo è un vero divertimento avere a che fare con un’app così completa e ben fatta, ma potrebbe esserlo anche per i non addetti ai lavori, i quali potranno imparare piuttosto facilmente a personalizzare i risultati grazie alle icone. È infatti possibile lasciare tutto in automatico anche qui, decidendo di “sbloccare” e rendere manuale anche un singolo parametro. Non sarebbe male anche una fotocamera compatta con un approccio di questo tipo, ideale per i neofiti ma potenzialmente in grado di soddisfare anche gli utenti avanzati. Inoltre consente di salvare le immagini anche in RAW (precisamente su file DNG), consentendoci di effettuare la post produzione come si farebbe con una fotocamera “professionale”.

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Ovviamente il sensore è sempre quello da smartphone, quindi non abbiamo una gamma dinamica così estesa e grandissime possibilità di recupero di luci ed ombre, ma ci sono indubbiamente più informazioni recuperabili con un attento sviluppo del file grezzo. Il mio unico dispiacere è che il sensore destinato al grandangolo è meno performante, non tanto per quanto riguarda la risoluzione (8MP per uno smartphone sono ancora più che validi), quanto per il minor rapporto segnale/rumore. Nella foto che avete visto qui sopra, potrete notare una forte presenza di rumore nel cielo, emersa in particolare aprendo le ombre con Lightroom partendo dal RAW, ma visibile anche nel JPG originale. Dallo stesso identico punto, invece, scattando una foto con la fotocamera principale (entrambe a 50 ISO) possiamo notare che la presenza di rumore è nettamente inferiore.

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È davvero un peccato vista l’eccellenza dei risultati ottenibili e la bellezza di questo super grandangolare, ma anche così è incredibilmente utile e divertente da usare, tant’è che ho scattato quasi sempre con questo invece che con la fotocamera “normale”. Per quanto siano ormai cose scontate conoscendo i modelli precedenti, meritano una menzione l’ottimo autofocus laser, praticamente istantaneo, e la stabilizzazione ottica, qui funzionante su 3 assi per una resa ottimale.

Lato video non si può lavorare in manuale, si possono raggiungere i 4K a 30fps, ma converrà quasi sempre usare il Full HD, in quanto è l’unico che consente di sfruttare la stabilizzazione digitale. Si tratta di un limite diffuso su quasi tutti i top di gamma e che rende il 4K davvero poco fruibile, a meno di non usare gimbal, cavalletto o altro hardware esterno. Nel video la resa dell’AF continuo non è il massimo e si notano parecchi artefatti da compressione di giorni, mentre il rumore di sera è mediamente contenuto con la fotocamera principale e più elevato con quella secondaria (anche perché il grandangolo ha una minore luminosità di f/2,4).

Davvero molto valida la fotocamera frontale, che offre 8MP con apertura f/2 e registrazione video in FullHD. Con questa non si può lavorare in manuale e non salva i RAW, ma la qualità è decisamente sopra la media. Inoltre ha delle pratiche funzioni per scattare quando si dicono alcune parole chiave, tipo “cheese” (cosa che peraltro funziona sempre e bene), oppure mostrando una mano aperta per fare uno scatto chiudendola o quattro in sequenza chiudendola due volte.

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Dal punto di vista audio, la resa durante le conversazioni è molto buona, sia per il chiamante che per il chiamato, grazie ad una capsula con un buon volume ed un microfono con una efficace riduzione del rumore ambientale. Lo speaker è posto in basso a sinistra ed è anch’esso molto valido. È perfetto per effettuare una telefonata in vivavoce ma è molto buono anche per l’ascolto musicale. Supera abbondantemente il volume dell’iPhone 6s pur mantenendo una qualità più che accettabile. Oltre ai limiti intrinseci sulla resa dei bassi, si avverte un leggero tagli sugli alti, ma per un ascolto casual cui normalmente è destinato lo smartphone, se la cava egregiamente.

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In dotazione ci sono anche degli auricolari in-ear, economici ma molto leggeri e comodi, dotati di cavo in nylon e unico controllo play/pausa. Volendo migliorare la resa sonora del G5 si può acquistare il modulo LG Hi-Fi Plus, realizzato in collaborazione con B&O, il quale include un DAC a 32bit con amplificatore, una cassa migliore ed un proprio connettore jack (che si aggiunge a quello superiore), Questo è uno degli LG Friends più interessanti, perché non è necessariamente vincolato al G5 ma si può usare stand-alone con qualsiasi altro dispositivo, iOS, Android, Mac e Windows. Purtroppo non è economico (circa 200€) e non è ancora disponibile in commercio in Italia, ma cercheremo di provarlo nelle prossime settimane.

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Prestazioni

Probabilmente non c’era neanche bisogno di provarlo per capire che questo smartphone vola. Lo Snapdragon 820 è ben altro processore rispetto il malriuscito 810 e, unito a ben 4GB di velocissima RAM, rende il G5 iper-scattante. Non ho mai assistito ad un minimo impuntamento, l’avvio delle app è rapidissimo e i ricaricamenti poco frequenti. Non ho molto altro da aggiungere onestamente, se non mostrarvi il risultato di qualche benchmark:

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La Adreno 530 è promossa con altrettanti voti positivi, riuscendo a muovere in scioltezza i 2560 x 1440 pixel dello schermo. Non l’ho mai messa in difficoltà, anche con i titoli più impegnativi. Il G5 se la cava benissimo sia sotto sforzo che nel quotidiano, facendo fronte alle richieste più onerose così come a quelle più leggere. Dalla UI al gaming, passando per le funzionalità quotidiane come la navigazione web, è sempre pronto a rispondere con rapidità alle nostre richieste. È un vero top di gamma e lo dimostra dalla prima accensione e tutti i giorni a seguire.

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Software

Mentre nel valutare cose come il display, l’audio o lo fotocamera, si può mantenere un approccio piuttosto oggettivo, non è altrettanto facile parlando di software ed esperienza d’uso. Un esempio lampante di ciò è che a me la nuova “Home” della UX 5.0 di LG piace, principalmente per l’eliminazione del drawer, che è invece stato la ragione di tantissime lamentele da parte di utenti insoddisfatti, spesso anche i più affezionati al marchio e possessori di precedenti smartphone di LG. L’azienda ha però risposto come l’aggiornamento “Home & Menu”, grazie al quale è possibile ripristinare il drawer e il comportamento tradizionale di Android. In verità si può anche installare la UX 4.0 da SmartWorld, per cui ci sono tre launcher a disposizione dell’utente, oltre a quello semplificato “EasyHome”. Tutto ciò può generare un po’ di confusione, e sarà anche più complicato mantenere tutte le versioni aggiornate, ma il vantaggio è che ognuno potrà ottenere l’interfaccia che preferisce.

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Alla base troviamo Android 6.0.1, con tutte le novità che si porta dietro. Le abbiamo già affrontate numerose volte in passato, specialmente nelle recensioni di Nexus 6P e 5X. A parte tutti i miglioramenti dietro le quinte, le cose più evidenti per l’utente finale sono la nuova logica per i permessi (richiesti al momento dell’uso), la possibilità di usare l’impronta digitale nativamente nelle app di terze parti (vedi 1Password o Paypal) e Google Now Ovunque, il nuovo tool che si attiva tenendo premuto il pulsante home virtuale e che analizza il contenuto della schermata attiva fornendo informazioni aggiuntive tratte dal motore di ricerca.

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Per quanto riguarda le app, la maggior parte sono quelle native di Android, per cui ci si troverà immediatamente a proprio agio. Alcune di quelle aggiunte, come Galleria o Risparmio energetico, sono semplici e ben fatte, efficaci anche se con icone decisamente migliorabili. È molto buona QuickRemote per l’uso del sensore infrarossi a mo’ di telecomando, ma sono cose già piuttosto note da tempo. Trovo invece poco sensato la presenza dello uno store alternativo SmartWorld e ancor di meno quella dell’hub per la salute LG Health, perché l’esperienza ci ha chiaramente detto che le soluzioni proprietarie sono destinate a soccombere rispetto quelle native della piattaforma Android, per cui preferisco chi fa riferimento direttamente al Play Store e a Google Fit.

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Le impostazioni di sistema sono molto ricche e ben organizzate, visibili in elenco oppure a tab. C’è tutto quello che può servire e anche soluzioni intriganti, ma poco utili, come la composizione di una suoneria personalizzata automatica in base al numero del chiamante. Adoro la personalizzazione della barra di navigazione, dove è possibile cambiare il colore (bianco/nero) ed aggiungere fino a 5 tasti virtuali, tra cui l’utilissima apertura del centro notifiche (ideale su schermi grandi). Onestamente l’unica cosa di cui ho sentito la mancanza è il non disturbare programmato, funzionalità che uso quotidianamente visto che non spengo mai lo smartphone ma preferisco non fargli emettere suoni di notte.

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In linea con Android il task manager, così come anche il centro notifiche. Qui possiamo modificare l’ordine dei toggle, modificare la luminosità (volendo anche il volume) ed avere accesso rapido per condivisione schermo e file. Non ci sono una quantità sterminata di opzioni come nel launcher di Asus, ma ci si trova facilmente a proprio agio e con un’esperienza simile ma più completa di quella stock di Android.

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Batteria

La batteria da 2800mAh non ha una capienza enorme e pensavo non avrebbe retto alla funzionalità always-on, comunque disattivabile dalle impostazioni. In realtà sono sempre arrivato a sera con almeno il 30% di carica, scendendo al 10% nelle giornate più intense. Con un utilizzo leggermente più blando è facile raggiungere un giorno e mezzo, ma anche due se è il secondo telefono. Inoltre i due LG Friends per fotocamera e audio contengono una batteria aggiuntiva, prolungando ancora di più l’autonomia. La ricarica rapida è la Quick Charge 3.0, che consente di salire oltre l’80% in soli 30 minuti. Per i viaggiatori più esigenti rimane la possibilità di sostituire la batteria, anche se ciò comporta una spesa aggiuntiva. Dalle impostazioni possiamo tenere traccia dei consumi in modo chiaro, avendo anche facoltà di decidere quali app devono poter sempre lavorare in background. Oltre al tradizionale risparmio energetico, vi è anche un’opzione per ottimizzare le risorse nel gaming, con la quale si ottengono comunque buone prestazioni a fronte di un minor consumo.

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Conclusione

Dal punto di vista costruttivo, il passo avanti tentato da LG con il G5 non è affatto riuscito. D’accordo l’uso di metallo, va bene la scocca unibody (anche se poi si apre in basso), ma le finiture sono tutt’altro che da top di gamma. Io sono anche piuttosto influenzato da questo tipo di dettagli, ma le carenze riscontrate in tal senso non sono state in grado di farmi disamorare di questo smartphone. Ho preferito piuttosto comprare una custodia, precisamente la Style Armor di Spigen, ma continuare a godermi questo terminale ormai da quasi un mese. Ha un bello schermo, è veloce come una saetta, ha un buon comparto audio, una batteria adeguata ed è completo da tutti i punti di vista. In più sono stato letteralmente ammaliato dalla doppia fotocamera, con la quale si possono catturare immagini finalmente diverse da quelle tipiche da smartphone. Dall’architettura ai panorami, il 18mm equivalente fornire un punto di vista nuovo e insolito, di cui difficilmente si riuscirà a fare a meno. Per ora considero LG G5 il dispositivo più interessante del 2016 e l’ecosistema di Friends, per quanto non perfetto, promette anche di espandersi in un prossimo futuro (già ora sono presenti un visore virtuale ed una camera a 360°). Tuttavia non posso assegnare un voto oggettivo superiore alle 4 stelle, che, per quanto equivalga ad un buono, non rende perfettamente giustizia a questo ottimo terminale. Il problema è che è impossibile non rimanere delusi dalla ridotta accuratezza di assemblaggio e dalla sensazione di poca robustezza, cose che non si addicono ad un top di gamma di questo calibro. Per quanto riguarda il prezzo, siamo partiti da 699€ ma già oggi si trova a meno di 550€ su Amazon. Se fosse stato anche robusto e ben costruito, probabilmente LG avrebbe creato uno smartphone perfetto.

PRO
+ Prestazioni eccellenti
+ Ottima dotazione di memoria (+ espansione con microSD)
+ Formato intelligente: display ampio ma non troppo
+ Molto leggero, sottile e comodo in mano
+ Schermo di ottima qualità e risoluzione
+ Sistema LG Friends con diversi accessori interessanti
+ Batteria removibile
+ Fotocamera principale di ottima qualità
+ Fotocamera secondaria con super grandangolo molto scenografico
+ Buona fotocamera frontale
+ Speaker con alto volume
+ Ottima dotazione di connettività wireless
+ Batteria di buona durata
+ USB-C con Quick Charge 3.0
+ Sensore d’impronte veloce e preciso
+ Comoda funzione always-on del display
+ Sensore infrarossi
+ UX 5.0 ben ottimizzata e con diverse funzionalità utili

CONTRO
- Le finiture lasciano davvero molto a desiderare
- Verniciatura e bordino fin troppo delicati
- Per collegare gli LG Friends bisogna spegnere e smontare il telefono
- La fotocamera secondaria ha un sensore di qualità inferiore rispetto all’altra
- I video appaiono fin troppo compressi

DA CONSIDERARE
| Il prezzo è già molto interessante

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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