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Sono pronto a scommettere che non sono l’unico ad avere più di uno speaker Bluetooth in casa. Che sia per musica, podcast o anche per ottenere maggiore resa audio mentre si guardano contenuti video su smartphone o tablet, uno speaker senza fili in più fa sempre comodo. Inoltre il mercato si è riempito di prodotti molto economici e abbastanza validi per un ascolto casual, per cui se ne può avere quasi uno per stanza senza investire troppe risorse. Il vantaggio più immediato è che diverse persone possono ascoltare la propria musica contemporaneamente, ognuno nel proprio ambiente. Ce n’è però un altro che mi è altrettanto caro, ovvero quello di poter integrare gli speaker nell’arredamento e trovarne uno già pronto in salotto, in cucina, nello studio, in camera da letto e persino in bagno. In un primo periodo spostavo il SoundLink Mini di Bose (prima generazione) avanti e indietro, mano a mano che ne testavo di nuovi gli destinavo una specifica collocazione. Mi trovo già abbastanza bene così, ma non nego alcune scomodità. Ad esempio, ce ne sono alcuni che appena accesi si agganciano al primo dispositivo trovato e già usarli sia io che mia moglie (entrambi con Bluetooth sempre attivo per il collegamento dell’auto e di altri dispositivi indossabili), può diventare complicato. Magari siamo entrambi nei paraggi e si connette a quello sbagliato. Capita. Altra cosa che mi succede in bagno è che vorrei ascoltare la musica ma non arrivo all’altoparlante per accenderlo, quindi mi devo ricordare di farlo prima di… insomma… sedermi. Inoltre io cambio troppo frequentemente smartphone e vi garantisco che rifare il pairing ogni 2/3 settimane diventa molto presto una scocciatura. Per tutti questi motivi mi sono deciso a testare il sistema SoundTouch di Bose.

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La scelta non è stata per nulla casuale: di casse con connessione Wi-Fi ve ne sono diverse, ma Bose ne ha una intera famiglia che può funzionare in coordinamento, soddisfando così le specificità dei diversi ambienti di casa o dell’ufficio. Alla base della gamma si trova il SoundTouch 10, prodotto con tante funzionalità ed un interessante rapporto qualità/prezzo. Ho dato un’occhiata anche ai pari costo di Sonos ed Harman Kardon – che mi riservo di analizzare nel prossimo futuro – ma dopo un po’ di indecisione ho preferito andare a colpo sicuro. Non tanto per mancanza di fiducia verso gli altri due brand, il cui valore è indiscutibile, ma perché avendo tanti prodotti Bose ho imparato che se anche la resa audio è perfettibile, l’esperienza utente è curata in modo maniacale. Mi riferisco in particolare alla semplicità con cui si usano i suoi dispositivi, nonché alla comodità quando si parla di cuffie. Sono piuttosto suscettibile a questi aspetti della tecnologia, perché ritengo che il primo bisogno da soddisfare sia quello di ridurre tutte le possibili fonti di frustrazione nell’interazione tra l’uomo e i suoi mille-mila gadget.

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Inizio con una breve descrizione estetica del prodotto, anche perché sappiamo che Bose è piuttosto restia a fornire dettagli tecnici riguardanti l’hardware. Il SoundTouch 10 è un parallelepipedo di 14 x 21 x 8.7 cm con le facciate frontale e posteriore leggermente curve ed un design piuttosto semplice. Non è affatto brutto o sgraziato, ma diciamo che linee e materiali sono più funzionali che ricercati. La scelta della plastica, ad esempio, che ritroviamo in quasi tutta la produzione di Bose, può esser vista come nota di demerito, ma chiunque abbia usato i suoi prodotti ne ha potuto apprezzare la robustezza. Senza voler divagare troppo, oggi mi trovo con due cuffie Bluetooth metal-less di questo marchio, pur essendo io piuttosto attratto dalle finiture pregiate. È sicuramente un aspetto che prediligo ma che metto in secondo piano rispetto all’ergonomia (che include la forma, la flessibilità, la leggerezza e la resistenza dei materiali). Probabilmente è un paragone improprio, ma pensate a quando uscite di casa con il vostro abito migliore, giacca e cravatta per l’uomo, vestito lungo e tacchi alti per la donna, oppure a quando potete vestire più casual.

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Tuttavia il SoundTouch 10 non è l’equivalente di “un jeans e una maglietta”, perché si trova a suo agio in ambienti vissuti, come una cucina, così come in quelli più ricercati. Ha certamente un aspetto più tecnico che classico, ma si abbina discretamente ad ogni arredamento. Due i colori a disposizione, nero e bianco, entrambi con due sottili finiture argento intorno la pulsantiera e sul fronte, dove si trovano anche 4 discreti LED di stato.

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In alto troviamo quattro pulsanti di controllo più sei di preselezione. Accensione, scelta della sorgente e volume +/- non hanno bisogno di spiegazioni, mentre più avanti vedremo la funzione dei tasti numerati da uno a sei. Potreste aver notato l’assenza del play/pausa o dell’avanzamento di traccia, ma sono entrambi disponibili nel telecomando in dotazione, insieme ai due che consentono di esprimere un voto con le app compatibili. La presenza di un proprio telecomando è uno dei tanti elementi positivi di questo speaker, in quanto è grazie a questo ed alle sei memorie che potremo usare il SoundTouch 10 anche senza avere una sorgente connessa e senza aver bisogno dello smartphone o del computer.

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Il telecomando appare piuttosto povero nella realizzazione, ma ancora una volta vince l’ergonomia. Gli ampi e comodi tasti sono ricavati da una membrana unica, senza spazi, per cui potremo usarlo senza riservargli troppe attenzioni, anche in cucina con le mani bagnate e col rischio che gli cada sopra farina o altro.

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Per la prima attivazione non siamo vincolati allo smartphone ma possiamo usare anche un computer, che sia Mac o PC. Su iOS ed Android si trova l’app SoundTouch nei relativi store, mentre dal sito Bose possiamo ottenere quella per OS X o Windows. Trovata la rete di partenza creata dal dispositivo si potrà eseguire il setup, che include essenzialmente due passaggi: la creazione di un account (che servirà per la sincronizzazione) e l’impostazione della nostra rete wireless locale.

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Lo speaker si può usare anche via cavo, tramite l’ingresso aux posteriore, oppure con il Bluetooth, sistemi che non hanno vincoli di nessun tipo, mentre via Wi-Fi ci si deve affidare alle app compatibili. Queste sono essenzialmente Spotify, Deezer e Amazon Music (a cui si aggiunge SiriusXM per la radio satellitare), ma vi sono anche altre sorgenti selezionabili. I dispositivi SoundTouch includono infatti l’accesso a tutte le webradio mondiali, comprese quelle italiane, nonché riconoscono le librerie locali uPNP/DLNA, di iTunes e di diversi NAS compatibili, tra cui quelli di Synology o Western Digital.

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Per quanto la selezione di sorgenti sia piuttosto vasta e si possano riprodurre MP3, WMA, AAC, Apple Lossless e Flac, in alcuni casi sono stato costretto a ricorrere al Bluetooth. Ad esempio mi è successo per i podcast, in quanto non vi è nessuna app nativamente compatibile. Si sarebbe potuto risolvere aggiungendo il supporto ad AirPlay (che alcuni concorrenti hanno) e, personalmente, inizierei a considerare anche Google Cast su questi dispositivi. Tuttavia il SoundTouch 10 replica a questa limitazione con un’esperienza d’uso impagabile in termini di semplicità.

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È tutt’altro che comodo rientrare a casa e accendere manualmente uno speaker Bluetooth, prendere lo smartphone, aspettare la connessione, avviare un’app e decidere che contenuti inoltrare. Con AirPlay è certamente più semplice, ma mai quanto premere un unico singolo tasto fisico. Tramite l’app companion di Bose, possiamo associare ad ognuno dei sei preset una playlist di spotify, un genere musicale, una stazione radio o una delle già citate sorgenti aggiuntive. Un clic sul corrispettivo numero, o sul dispositivo o sul telecomando, sarà sufficiente e far partire l’audio in pochi istanti. Questa è probabilmente la misura più interessante con cui valutare gli speaker SoundTouch, in quanto riescono a ritagliarsi uno spazio nella nostra giornata come una comoda abitudine.

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Prima di parlare di audio, ho un’ultima precisazione da fare sull’app, che è sostanzialmente identica sia su smartphone che computer (qui sto usando gli screenshot dal Mac perché appaiono più ampi e leggibili). A fronte di un sistema che si è dimostrato semplice ed intuitivo, l’interfaccia dell’app è troppo vecchia scuola. Impressione confermata dal fatto che su iOS non è ancora adattata agli schermi superiori ai 4″ (scandaloso dopo quasi 2 anni dall’iPhone 6). Bisogna un po’ capire le logiche con cui funziona il tutto, perché hanno provato a replicare sistemi tradizionali. Ad esempio per memorizzare i preset si ragiona un po’ come sulle vecchie autoradio: metti play su quello che vuoi ascoltare e poi tiene premuto uno dei tasti da 1 a 6. Funziona, ma avrebbe bisogno di una bella svecchiata. Per fortuna, però, non avremo bisogno di usare l’app mai dopo la prima configurazione, a meno di non voler modificare i succitati preset. Le playlist, ad esempio, rimangono completamente dinamiche, per cui dopo averle abbinate ad un tasto le andremo a modificare nel tempo direttamente dall’app relativa, che può essere Spotify, iTunes, Deezer o il nostro serverino domestico, e questa è una cosa davvero molto comoda.

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Selezione rapida da Spotify, con controllo da computer o smartphone

Altra situazione in cui ho trovato un’esperienza d’uso comodissima è quando mi sono trovato a passare da un dispositivo ad un altro. Lo speaker viene riconosciuto immediatamente nella rete e ogni dispositivo può iniziare ad inviare la propria musica, perfino se il SoundTouch spento. Per cui anche dal computer, che magari ha le sue casse dedicate, lo si può selezionare come output e tenerlo così slegato dall’audio di sistema, oppure passarne poi il controllo allo smartphone senza dover fare nulla. La parola che mi viene in mente è “fluido”, perché è questa l’impressione che si ha usando quotidianamente questo speaker. Inoltre la situazione migliora avendone più di uno, perché in quel caso si avrà davvero la sensazione che la musica ci segua e che noi si possa sempre controllarla con estrema semplicità. Bose consiglia comunque di non salire sopra i quattro speaker in una singola rete wireless, si può andare oltre sfruttando la Ethernet presente nei modelli superiori 20 e 30.

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La prima volta che ho premuto play sul SoundTouch 10 ho avuto sensazioni contrastanti, perché ho avvertito immediatamente un suono dal largo spettro ma un po’ impreciso nelle alte frequenze. Avendolo in casa ormai da tre mesi ho potuto però apprezzare un progressivo miglioramento della resa.

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Ad oggi gli riconosco un sound molto buono. Non perfetto, ma sicuramente più che dignitoso. Ho abbassato di un paio di “tacche” la presenza di bassi dalle impostazioni dell’app e anche a volume sostenuto la resa è pulita e ben bilanciata. A seconda della qualità dei brani che gli si danno in pasto, si avvertono immediatamente le differenze nella riproduzione, sintomo che il dispositivo è in grado di andare ben oltre lo streaming a bassa qualità. Tuttavia se la cava bene un po’ con tutto ed è perfetto per creare atmosfera con un piacevole sottofondo alle nostre serate. Volendo spingere forte non deluderà: a fronte di dimensioni tutto sommato compatte, riesce a riempire anche ambienti molto ampi. Ovviamente le versioni 20 e 30 sono più indicate in tal senso, ma questa piccola cassa non sfigura affatto.

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Le frequenze basse sono belle vibranti ma compatte, i medi non troppo compressi e gli alti ben dettagliati. Forse su questi ultimi avrei preferito una timbrica leggermente più calda, ma rimangono pienamente godili sia negli assoli di chitarra che negli acuti femminili. Pur non essendo un sistema da altissima fedeltà, lo scarto rispetto ad una tradizionale cassa Bluetooth portatile di pari prezzo è evidente.

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Conclusione

Il Bose SoundTouch 10 punta tutto sull’esperienza utente, e fa centro. Non mancano alcune negatività, come un’app di controllo che meriterebbe una svecchiata, anche se onestamente si usa così poco che la si dimenticherà dopo qualche minuto. Avrei preferito avere il supporto AirPlay come sistema di “backup” in mancanza di sorgenti audio compatibili, ma con tutte quelle che supporta è davvero difficile passare una serata in bianco. Uno dei suoi più grandi vantaggi è, insolitamente, il prezzo: pur con una qualità audio degna di nota, un controllo estremamente semplice ed il Wi-Fi, è praticamente allineato ad alcuni speaker portatili che non equiparano le sue prestazioni. Persino quella della stessa Bose. Inoltre ci offre la possibilità, volendo, di dimenticarci dello smartphone ed usarlo come uno stereo. Merito dei vari preset e del pratico telecomando, grazie ai quali diventa un’estensione diretta del nostro NAS, della libreria iTunes, delle web radio o dei servizi di streaming come Spotify e Deezer. Può stare ovunque nella nostra abitazione, dalla cucina alla camera da letto, e non sfigura neanche in salotto. Dal punto di vista audio non raggiunge la qualità di un impianto Hi-Fi, il suono è inevitabile più inscatolato, ma rispetto ai tradizionali speaker Bluetooth è nettamente superiore e il prezzo non è troppo dissimile a fronte di tante pratiche funzionalità in più dovute al Wi-Fi ed al sistema Bose SoundTouch. Il prezzo su Amazon è di 229€ con un rapporto qualità/prezzo che definirei ottimo.

PRO
+ Struttura compatta e robusta
+ Semplice configurazione in Wi-Fi
+ Possibilità di uso anche via Bluetooth e AUX
+ Supporto per i principali servizi di streaming
+ Possibilità di agganciare NAS uPNP/DLNA
+ Compatibilità con la libreria di iTunes
+ 6 comodi preset da attivare anche senza smartphone
+ Praticissimo telecomando con tasti a membrana
+ Possibilità di votare i brani tramite telecomando
+ Selezionabile come output anche da spento
+ Qualità audio convincente
+ Prezzo ottimo in relazione a prestazioni, funzioni e marchio

CONTRO
- Design non particolarmente raffinato
- App SoundTouch con UI da rinnovare
- Con le app non comapatibili si è costretti ad usarlo via Bluetooth

DA CONSIDERARE
| La resa audio migliora dopo la prima settimana di uso

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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