Recensione: Saramonic Vmic Recorder, il microfono evoluto per reflex e mirrorless

Durante il mio lavoro mi capita di dover seguire eventi con la reflex, che uso con diverse configurazioni a seconda delle necessità. Per quanto riguarda l’audio preferisco soluzioni dedicate, come un microfono Zoom H4n, ma ne ho sempre anche uno sulla macchina fotografica, sia per la maggiore semplicità di allineamento delle tracce che per un backup di sicurezza. Ho provato diversi prodotti ma attualmente ne posseggo due: Rode Videomic Pro e Sennheiser MKE 400. Il primo è quello che preferisco e che uso maggiormente, il secondo mi è d’aiuto sulla GH4 con steadycam, perché è piccolo e molto leggero. Nell’ultimo mese ho provato il Saramonic Vmic Recorder, che ha diverse caratteristiche particolarmente utili ed innovative.

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Iniziamo col dire che è un po’ grande come microfono, ma è costruito maledettamente bene. La struttura esterna è tutta in metallo e vi è un supporto ammortizzato alla base, così da evitare rumori dovuti ad eventuali colpi o movimenti improvvisi. Nella zona posteriore scorgiamo un elemento inusuale in questi dispositivi, ovvero un piccolo schermo LCD illuminato.

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Al di sotto di questo si trovano tre controlli: il power a sinistra, un joystick al centro e la registrazione a destra. Esatto: registrazione. Nel VmicR di Saramonic si può inserire una microSD e registrare l’audio anche separatamente dal video. Davvero un’idea interessante, che può aiutare in molteplici circostanze. Penso ad esempio alla possibilità di avere la registrazione non compressa (in quanto salva in WAV sulla microSD), oppure una copia di backup (per me, non sono mai abbastanza) o di registrare un audio continuo mentre interrompiamo il video. Può essere utile anche per tutte quelle reflex o mirrorless senza ingresso audio, in quanto si potrà memorizzare e poi montare successivamente al computer insieme al video. Quest’ultima situazione non è affatto insolita e spesso si risolve con recorder esterni, ma è molto più pratico averlo sotto mano e collegato alla slitta della fotocamera.

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Frontalmente troviamo l’uscita audio in cui inserire il jack da 3,5mm a molla da collegare alla reflex. È molto pratico sia il posizionamento, perché non ci intralcerà, sia il fatto che sia removibile. Se pensiamo infatti alla possibilità di registrare l’audio internamente, potremmo non volerlo affatto collegare ed eviteremo il cavo che ci penzola davanti, dando fastidio e generando rumore. Vicino a questa porta ne troviamo una seconda, che è un’uscita audio amplificata per cuffie. Siamo di fronte ad un’altra caratteristica molto rara in questo genere di microfoni, nonché particolarmente utile. Può infatti servire per tutte quelle reflex e mirrorless che non lo posseggano sul corpo, nonché anche quando si decida di usarlo da solo con registrazione su scheda.

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Il vano batterie si trova sempre nell’area frontale e richiede due stilo, preferibilmente delle buone ricaricabili. Nello stesso sportellino (molto robusto) vi è lo slot microSD, in cui si potrà inserire una schedina economica, di velocità e capacità ridotta, visto che si dovrà registrare solo audio.

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Quando accendiamo il microfono il display si illumina di un delicato bianco/azzurro, che rende la lettura del testo molto confortevole. Con i movimenti orizzontali sul joystick ci spostiamo su volume di registrazione, volume cuffie e low-cut on/off. Con una singola pressione del tasto di accensione si entra invece nel menu di controllo. Qui si trovano 6 voci principali numerate:

  • 1 File: navigazione nella memoria
  • 2 Input: on/off su taglio delle frequenze basse (cosa che si può fare già dalla schermata principale, come detto poco fa)
  • 3 Rec Set: limite di registrazione (massimo 2h consecutive) e sample-rate (24kHz/16bit, 48KHz/16bit, 24kHz/24bit, 48kHz/24bit)
  • 4 SD Card: informazioni sulla microSD (capienza e disponibilità) e formattazione
  • 5 Play Mode: lettura dei file audio memorizzati
  • 6 System Set: data/ora, luminosità del display (sempre attivo, sempre spento o a tempo), contrasto del display (da 1 a 6)

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Il sistema è semplice ma efficace e abbiamo la possibilità di registrare l’audio via microSD mentre questo viene anche inoltrato alla camera connessa. In questi casi consiglio di ridurre al minimo il livello di amplificazione del corpo macchina e di gestire il volume direttamente dal microfono, poiché quest’ultimo è di maggiore qualità ed è più facile da controllare (basta andare sopra e sotto con il joystick).

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Ho eseguito diversi test, principalmente con una Panasonic GH4 e con una Canon 80D. Sulla prima il Saramonic VmicR appare un po’ sovradimensionato, ma non tanto da renderne sconveniente l’uso. Ho poi provato a confrontarne la resa con il Rode Videomic Pro, uno dei più diffusi ed apprezzati per la categoria. Ci sono diverse precisazioni da fare e la prima riguarda il volume impostabile sulla fotocamera. Sulla GH4 va da -12db a +6db, ma la posizione 0 applica già un’amplificazione, mentre a -12db riduce un po’ il volume nativo. La cosa si avverte subito confrontando il file registrato internamente sulla microSD, che risulta più basso nel primo caso e più alto nel secondo (rispetto all’audio memorizzato sul video della fotocamera). Si comporta diversamente la 80D, che al minimo sembra azzerare completamente il microfono, mentre al massimo lo spinge tanto. Molti di voi sapranno già queste cose, ma è opportuno ricordarle per capire che ogni macchina va impostata diversamente, sia perché ha diversi parametri di controllo, sia perché le esigenze possono variare a seconda del microfono connesso e la scena da registrare. Ad esempio: non useremo mai le stesse impostazioni per catturare l’audio di un concerto o di una intervista, perché finiremmo per avere tutto in clipping nel primo caso e una voce magari troppo bassa nel secondo.

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Fatte queste precisazioni, chiariamo anche il discorso volume sul microfono. Nel Saramonic Vmic Recorder si può andare da 0 (che non è mute) a 60, mentre sul Rode Videomic Pro ci sono solo i settaggi in db: -10, 0 e +20. Questo dà molta più flessibilità al Saramonic, che comunque ha un’amplificazione decisamente migliore a basso volume. Nel confronto a 0 del VmicR contro -10db del Videomic Pro, il volume è simile, ma il secondo ha molto più rumore di fondo (entrambi con low-cut off).

Saramonic Vmic Recorder Vol 0 su GH4 -12db

Rode Videomic Pro -10db su GH4 -12db

Personalmente trovo che la risposta ottimale si ottenga con l’amplificazione del corpo macchina al minimo e il Saramonic VmicR impostato a volume 20/25. In questo modo l’audio risulta pulito e riesce a catturare discretamente bene sia la voce (diciamo entro 1 / 1,5m), che la musica ad un volume mediamente sostenuto. Non quella di un concerto, per intenderci, ma sicuramente adatto per il tappeto musicale che si trova negli eventi, come possono essere i matrimoni.

Saramonic Vmic Recorder Vol 20 (registrazione interna)

Va tenuto sempre in considerazione che questi dati riguardano la registrazione interna, perché collegato ad un corpo macchina ci saranno sempre della minime variazioni, in alto o in basso. Fate dunque delle prove prima di cimentarvi, ricordandovi che tendenzialmente è meglio preferire l’incremento di volume sul microfono (se questo è di qualità) che sul corpo. Facendo un po’ di prove, ho identificato una resa simile a quella del Videomic Pro di Rode impostato a 0db con il Saramonic VmicR a volume 25/30. Tuttavia il microfono di Rode sembra essere un po’ più pulito sulle frequenze basse in queste condizioni, che sul Saramonic tendono ad essere roboanti.

Saramonic Vmic Recorder Vol 30 (registrazione interna)

Qui con gli stessi parametri, ma con voce e tastiera live.

Entrambi registrano apparentemente in stereo se collegati alla GH4, ma sappiamo che il Rode è un mono direzionale. Qui è la Panasonic a falsare i risultati (creando una sorta di joint stereo), infatti sulla Canon verrà registrato solo il canale sinistro con il Videomic Pro. Il Saramonic Vmic Recorder è, invece, effettivamente un microfono stereo, per cui registra su entrambi i canali su qualsiasi fotocamera o mixer. Va da sé che non si possa fare un confronto davvero concreto su questi due modelli, avendo caratteristiche di base sostanzialmente diverse, ma ho voluto continuare a verificare quantomeno la resa del volume.

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Io di solito non salgo mai troppo, proprio per evitare clipping, ma ho voluto testare il risultato a volume 40 (che sarebbe 2/3 del disponibile) ed è già più alto rispetto al Rode a +20 (che è il massimo). Spingendo così in alto si introduce naturalmente più rumore di fondo ed è quindi consigliabile usare il low-cut. In generale, tutti i microfoni hanno una qualità decisamente migliore su una scheda audio esterna, motivo per il quale i professionisti le usano e tendono a non collegarli direttamente alle fotocamere. E infatti sul mixer ho ottenuto un suono molto più pulito e preciso con entrambi. Questo non fa altro che evidenziare uno dei vantaggi del Saramonic VmicR che, registrando in formato non compresso internamente, ci fa ottenere una qualità migliore rispetto alla memorizzazione che lui stesso può offrire tramite la camera e senza richiedere un dispositivo audio dedicato.

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Conclusione

Nel mercato dei microfoni non è che si assista ad un particolare fermento di novità, per questo ho apprezzato molto la possibilità di testare il Saramonic Vmic Recorder che mi ha offerto Ra.Ma. Idea. È un vero e proprio gingillo tecnologico oltre che un buon microfono e ci offre un controllo minuzioso con tantissime funzioni pratiche che non troviamo altrove. Già l’idea stessa di poter memorizzare internamente mentre si passa anche l’audio alla fotocamera può risolvere tantissimi problemi pratici, oltre che garantire una qualità decisamente superiore. Poi è anche costruito molto bene, robusto e con tanti controlli. Quest’ultimo aspetto può essere una negatività in alcuni frangenti, perché un selettore meccanico è sempre più immediato, seppure non fornisca la stessa granulosità di parametri. Alla fine basta posizionare il cursore sul volume e con il joystick si può aumentare ed abbassare facilmente, avendo anche un feedback progressivo che è certamente meglio di uno salto netto in registrazione. L’unico aspetto che ho trovato effettivamente negativo sul campo è l’autonomia: con il Rode Videomic Pro riesco a fare anche due eventi di una giornata con una sola carica della batteria da 9V, mentre con il Saramonic VmicR devo cambiare le due stilo verso i 2/3 dell’evento per sicurezza. Ovviamente dovendo alimentare anche un display (per altro io lo tengo sempre accesso) e registrando in locale, non poteva essere diversamente, ma è un fattore da tenere in considerazione. A livello di qualità audio mi sembra ottimale a bassi regimi, persino meglio di un ottimo prodotto come il Rode Videomic Pro, ma salendo con il volume diventa meno preciso nella registrazione sulla camera. Tuttavia l’audio registrato internamente è di una qualità decisamente migliore e si aggiunge a tutte le altre pratiche funzionalità. Ra. Ma. Idea, distributore italiano di Saramonic, vende il Vmic Recorder a 229€, un prezzo sicuramente alto ma ben compensato dalle qualità del prodotto. Inoltre ci hanno concesso uno sconto del 10% per voi lettori, inserendo il codice VMIC10 nel carrello. Si acquista a partire da questa pagina.

PRO
+ Costruzione ottima e robusta, dalla struttura allo sportellino
+ Ampio e pratico display illuminato
+ Joystick per cambiare volume rapidamente e navigare nei menu
+ Sistema antivibrazioni efficace
+ Audio stereo
+ Possibilità di registrazione interna in formato non compresso (fino a 48kHz/24bit)
+ Uscita per le cuffie
+ Cavo a molla per la fotocamera in posizione comoda
+ Audio di buona qualità, specie a basso volume

CONTRO
- Un po’ pesante per le mirrorless più piccole
- Durata della batteria inferiore rispetto i concorrenti con meno funzioni
- Ad alto volume perché definizione sulle frequenze basse

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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