Apple Watch Series 1 e 2, le novità dei nuovi modelli 2016

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Ok, facciamola breve, tanto nessuno lo chiamerà davvero Apple Watch Series 2 e il mondo lo conoscerà come Apple Watch 2. A Cupertino lo avranno certamente immaginato, ma sembra abbiano voluto sottolineare la crescita della gamma, evidenziata anche dalla presenza di un nuovo-vecchio modello che non si poteva più chiamare semplicemente “Apple Watch” ed è diventato Apple Watch Series 1. Diciamoci la verità, non si sono semplificati la vita così, e non sarà semplice spiegare ad un acquirente che l’Apple Watch è stato sostituito dal più recente Apple Watch 1. Anche perché esteticamente è proprio lo stesso. E a ben guardare non è cambiato neanche il secondo modello, per cui in cosa è consistito l’aggiornamento di fine 2016?

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Per prima cosa si sono resi conti che il chip S1 non aveva la potenza adatta a supportare lo sviluppo software in corso. Con watchOS 3, in arrivo il 13 settembre prossimo, le cose vanno un po’ meglio grazie al pre-caricamento, ma l’esperienza d’uso delle app rimane farraginosa. La maggior parte dei possessori di Apple Watch (quello vecchio) lo usa principalmente per le notifiche, le risposte ai messaggi (quando possibile), Siri e, saltuariamente, le chiamate. Già, perché molti di quelli che lo volevano adoperare per lo sport sono rimasti parzialmente delusi dall’assenza di cose come il GPS o la resistenza all’immersione. L’Apple Watch 2 è esattamente quello che sarebbe dovuto essere fin da principio, con un SiP S2 più veloce e dual-core, GPS integrato e waterproof.

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Non è ancora stato confermato il minimo aumento di capacità della batteria di cui parlavano i rumor (bisognerà attendere il primo “smontaggio”), ma sappiamo che l’autonomia è rimasta la medesima (18h), per cui l’eventuale vantaggio è stato pareggiato dall’incremento di prestazioni e funzioni. Il nuovo display OLED è uno degli elementi che potrebbe fornire la migliore sorpresa in termini di esperienza, in quanto risulta essere due volte più luminoso e molto più leggibile di giorno. Per quanto riguarda la resistenza all’acqua, Apple dichiara la possibilità di immergerlo fino a 50m e specifica anche che è resistente al nuoto, per cui la pressione scaturita dall’impatto con l’acqua e dal veloce movimento al suo interno sono ampiamente tollerate.

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Una piccola chicca degna di nota è quella relativa allo speaker, che ovviamente non si poteva sigillare all’esterno senza bloccare la trasmissione sonora. Quando l’acqua lo coprirà, questo sfrutterà le proprie vibrazioni per allontanarla e recuperare la piena operatività. Va anche precisato che Apple parla sul sito anche di uso a mare e non solo in piscina, per cui non teme neanche l’acqua salata. E, se così non fosse, mettetevi da parte questo screenshot per far valere la vostra garanzia.

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Abbiamo quindi detto che l’estetica è invariata, così come la compatibilità con i vecchi cinturini, ma è più veloce, ha un display con luminosità doppia, resiste all’immersione fino a 50 metri e, finalmente, ha il GPS integrato. Quest’ultimo viene sfruttato dalle app per la localizzazione ed il tracciamento dei percorsi, rendendolo molto più adatto come compagno delle proprie attività sportive. Anche per questo motivo è arrivata la collaborazione con Nike, concretizzatasi nella realizzazione di un modello Nike+ che però non si differenzia dal punto di vista hardware. Questo ha il classico baffo sul retro della cassa, disponibile solo in alluminio argento o grigio siderale, con un cinturino Sport leggermente ritoccato, che presenta dei fori per una migliore traspirazione e si chiama Nike Sport. Le altre differenze riguardano essenzialmente il software, con esclusivi quadranti dedicati e l’app Nike+ Run Club.

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Come dicevo poco prima, probabilmente questo è l’Apple Watch come sarebbe dovuto essere fin da principio, ma a Cupertino sanno bene che molti ne valutano l’acquisto anche solo perché Apple o perché lo reputano comodo come orologio con possibilità di ricevere notifiche, effettuare una chiamata e le poche altre funzioni che effettivamente si adoperano sul primo modello se non si considera prioritario lo sport. Uno smartwatch più di presenza che di sostanza, ma che alla fine la sua utilità può avercela. Per questo motivo hanno ripescato anche la prima edizione, rinnovandola con il chip dual-core S1P. Non è quindi l’S2 del secondo modello, ma grazie alle migliori performance sarà più a suo agio con watchOS 3 e, presumibilmente, reggerà anche il prossimo major update. Quello che ora si chiama Apple Watch Series 1 è, quindi, il vecchio modello con un nuovo core, che mantiene però lo stesso display e non ha né il GPS né la resistenza all’acqua, costando 100€ in meno del Series 2 ed essendo disponibile solo nell’edizione Sport.

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Un altro cambiamento importante riguarda il modello Edition, che abbandona il fastidiosamente lussuoso oro in favore di una bianca ceramica. Sentendo ceramica ho immediatamente pensato al vaso della nonna o a quel coltello preso dai cinesi che si è spuntato dopo 2gg, ma in realtà questa è quattro volte più dura dell’acciaio inossidabile e non teme i graffi. La nuova livrea è molto più moderna ed adeguata al pubblico cui l’Apple Watch si riferisce, andando a costare molto meno del precedente (che per altro non è più disponibile).

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A proposito di prezzi, l’Apple Watch Series 1 è ora disponibile solo nella variante Sport, con prezzi a partire da 339€ per il 38mm e 369€ per il 42mm. Il Series 2 Sport costa 100€ in più, cifra giustificata da GPS, resistenza all’acqua ed una maggiore velocità. Per quello in acciaio, invece, si parte da 669€ e si sale a seconda del cinturino prescelto. Tra questi ci sono anche i modelli Hermès, con prezzi compresi tra 1369€ e 1769€. 439€ è il cartellino per l’Apple Watch Nike+, il quale è disponibile solo con cassa da 42mm, mentre l’Edition in ceramica con cinturino Sport nuvola (l’unico disponibile) costa 1469€ con cassa da 38mm e 1519€ con cassa da 42m. Tutti gli Apple Watch monteranno direttamente watchOS 3, saranno prenotabili dal 9 settembre e ritirabili/acquistabili dal 16 settembre nei negozi Apple.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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