Era il 20 maggio scorso quando parlammo per l’ultima volta di Project Ara, lo smartphone modulare che Google stava sviluppando da alcuni anni. Dopo gli intoppi occorsi nel 2015, tutto sembrava essere tornato sul binario giusto: i prototipi funzionavano quasi perfettamente, una divisione vera e propria a disposizione con fondi ben superiori a quelli di un’iniziativa sperimentale, fine anno per la commercializzazione delle prime unità Developer. Vista la situazione che sembrava del tutto favorevole ad Ara, la doccia fredda riportata nelle scorse ore da Reuters ha colto tutti di sorpresa: il progetto è stato sospeso in via definitiva.
Non vengono rivelati molti dettagli sul perché di questa brusca interruzione, ma sembrerebbe rientrare nella strategia di Rick Osterloh, a capo della divisione hardware di Google. Osterloh vuole semplificare la struttura interna e massimizzare le risorse sui progetti più strategici, come Chromebook e Nexus (che potrebbero essere presto ridenominati Pixel, stando ai rumor). Un prodotto intrigante ma tutto sommato di nicchia come Ara costituirebbe in tal senso una distrazione. L’ex-responsabile del progetto Dan Makoski, contattato da 9to5Google, si è detto amareggiato dalla decisione, deludendo il gruppo che lavorava sul dispositivo e gli sviluppatori pronti a creare nuovi moduli. Makoski, che ha da tempo lasciato l’azienda di Mountain View, ritiene però al tempo stesso che Osterloh, tra i primi sostenitori del progetto quando ancora era allo studio di Motorola, abbia optato per la sospensione con buone ragioni.
Secondo l’analista di settore Bob O’Donnell, cui Reuters ha chiesto un commento, i problemi di fondo degli smartphone veramente modulari sono design e costi produttivi. Difficile che in effetti le ingombranti unità Ara avrebbero catturato l’occhio dell’utente medio, abituato alla maggior cura estetica dei prodotti provenienti dalle big come Apple, Huawei e Samsung. Con una conseguente prospettiva di bassi volumi, il gioco rischierebbe di non valere la candela per Google. Si proseguirà su terminali con caratteristiche modulari più ristrette, come LG G5 e Lenovo Moto Z. Non è comunque detta la parola fine sul progetto: benché sia escluso un ritorno attivo da parte di Big G, viene paventata la possibilità di concederlo in licenza ad altri produttori, magari piccole realtà meno legate ai numeri e più propense a differenziarsi tramite la sperimentazione. Fino ad allora, però, riprendendo il gergo con cui specie nei videogiochi si indica qualcuno o qualcosa distrutto, Ara resterà arato.