Recensione: OnePlus 3, l’outsider combatte per il titolo

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Ad agosto ho fatto una veloce statistica e mi sono accorto che oltre il 50% dei prodotti tecnologici che uso non riesco a trovare il tempo di recensirli. È un peccato perché spesso si tratta proprio di quelli che acquisto personalmente (visto che devo dare priorità a quelli in prova), per cui magari sono anche tra i miei preferiti. Solo parlando di audio ho qui UE Boom 2, Sennheiser HD 380 Pro, B&OPlay H7, Rode Procaster, Focusrite iTrack Solo e Bose Companion 20 che aspettano una recensione. Tra gli smartphone mi è capitato di non trovare il tempo per il OnePlus X, che al momento sta usando il nostro Elio come “muletto” mentre il suo G5 è in attesa di riparazione. Prima che faccia la stessa fine, schiacciato dai nuovi arrivi come l’iPhone 7, ho deciso dunque di rimboccarmi le maniche e parlarvi un po’ di un altro dispositivo che ho tra le mani da giugno, ovvero OnePlus 3.

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Prima di proseguire, ci tengo a scusarmi per aver dimenticato di togliere la pellicola sullo schermo prima di fare le foto. Arriva già così lo smartphone, come molti di quelli cinesi, ma non rimuovendola si penalizza notevolmente l’aspetto del dispositivo in foto, sia guardandolo lateralmente (perché si noterà uno strato sopra lo schermo) che frontalmente (perché è di bassa qualità, riflette la luce ed era già un po’ rigata). Mea culpa.

Caratteristiche principali

Nel 2014 l’arrivo del OnePlus One ha causato un vero terremoto nel mondo Android, offrendo specifiche da top di gamma a prezzo contenuto e con l’importante appoggio della community CyanogenMod. Per tenere bassi i costi si è deciso di vendere solo online e, vista l’enorme richiesta, si è limitata la possibilità d’acquisto in base ad inviti. Nei due anni successivi qualcosa è cambiato: si è perso il supporto di CyanogenMod ma la produzione è aumentata e, di recente, gli ordini sono stati aperti a tutti. OnePlus 3 segue la orme dei predecessori, ma introduce una migliore selezione di materiali e cura costruttiva, cose che l’azienda ha positivamente sperimentato con OnePlus X (ma con finiture differenti).

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Probabilmente si fa prima a dire cosa manca a questo smartphone che ad elencare le sue specifiche, che partono da uno Snapdragon 820 con Adreno 530, ben 6GB di RAM e 64GB di storage UFS 2.0. Lo schermo AMOLED è da 5,5″ con risoluzione Full HD e la fotocamera principale offre 16MP, apertura f/2, stabilizzazione ottica, autofocus per rilevamento di fase e video 4K; quella frontale prevede invece 8MP f/2 con video 1080p. Completo il reparto connettività, con doppia nano SIM, tutte le bande LTE necessarie in Italia, Wi-Fi 802.11ac dual band, Bluetooth 4.2LE, NFC e USB-C. Frontalmente anche un sensore di impronte digitali.

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Design ed ergonomia

Personalmente non ho apprezzato i precedenti OnePlus in termini costruttivi, ad eccezione del piccolo X. Il nuovo modello è finalmente un passo avanti in tal senso, con linee che rimangono familiari ma passando dalla plastica all’alluminio. In mano ha il giusto peso (158g), ma le dimensioni sono ovviamente generose (152,7 x 75 x 7,4 mm). La profilatura laterale lo rende molto gradevole da guardare, con un taglio squadrato ed una delicatissima curvatura sul retro. Sembra ancora più sottile di quanto le misure suggeriscano, ad eccezione della fotocamera che purtroppo sporge. La qualità percepita è comunque molto elevata, sia per materiali che assemblaggio.

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Dal punto di vista dei controlli, OnePlus sta seguendo un percorso che apprezzo molto. Il sensore d’impronte è frontale, comodissimo anche sulla scrivania, e non ha un meccanismo di pressione ma è di tipo touch. Possiamo sfiorarlo per tornare alla home, tenerlo premuto per avviare Google Now Ovunque o accedere a Google Now con un doppio tocco. Questo serve anche a sbloccare il telefono (e il sensore lavora benone), ma non è stato eliminato il pulsante power sulla destra. In questo modo abbiamo tutte le opzioni possibili in ogni circostanza, un po’ come su iPhone.

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I tasti indietro e recenti sono ai lati del sensore, lasciando completamente libero lo schermo per i contenuti. Dalle impostazioni possiamo decidere l’ordine (io preferisco sempre l’indietro a sinistra) e personalizzarne la funzione: ognuno dei tre pulsanti di navigazione, tutti soft-touch, può eseguire azioni diverse alla pressione singola, doppia o prolungata. Comodissimo. Non mancano anche i gesti, che possiamo usare per avviare rapidamente delle app o, più semplicemente, per risvegliare lo schermo con un doppio tap.

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Completa il quadro positivo la pulsantiera sul lato sinistro, con il bilanciere del volume ed un pratico selettore a tre vie per le modalità audio. Possiamo passare rapidamente da “tutte le notifiche” (in basso), a “solo priorità” (al centro) o “silenzioso” (in alto). L’idea è chiaramente mutuata dagli smartphone Apple, ma c’è uno step in più che può essere molto utile.

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Display

Sotto la copertura di Gorilla Glass 4 troviamo un pannello Optic AMOLED da 5,5″. La risoluzione Full HD è quella giusta, con una densità di 401 ppi ed una buona resa sotto ogni punto di vista. Oltre ai neri assoluti, troviamo dei colori vividi ma non accecanti ed una discreta possibilità di taratura dalle opzioni. In realtà si tratta solo di uno slider che consente di passare dal bianco più freddo a quello più caldo, ma è più che sufficiente per adattare la resa ai propri gusti. Inoltre vi è la modalità notturna con filtro blu, seppure non abbia la possibilità di programmazione oraria.

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La visibilità dai lati è molto buona e lo schermo AMOLED ha consentito l’inserimento della comoda funzionalità Ambient. Questa si può attivare o disattivare dalle impostazioni e fa quel che ci si aspetta, ovvero mostrare ora/data e notifiche in bianco e nero a telefono bloccato. Ovviamente si può anche decidere di non visualizzare i contenuti per questioni di privacy, ma lo schermo non sarà sempre attivo: si accenderà per qualche secondo all’arrivo di una notifica, oppure passando rapidamente la mano sul sensore di prossimità (posto vicino alla fotocamera frontale).

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Unico difetto riscontrato è che il sensore luce si comporta in modo piuttosto aggressivo. Guardando filmati mi è capitato di assistere a cali della luminosità non voluti e non perfettamente aderenti alla reale situazione ambientale. Gli ultimi aggiornamenti software hanno comunque mitigato molto la problematica, al punto che nelle ultime settimane non mi è più successo.

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Dove il Full HD può essere un limite è con il visore VR, in quanto lo guardiamo molto da vicino e con lenti che ingrandiscono. In effetti in questo caso vediamo i pixel, ma pensavo che la differenza rispetto gli schermi QHD fosse più evidente. In realtà la risoluzione non è perfetta neanche in quel modo, per cui aspettiamo di passare al 4K per un’esperienza di realtà virtuale più appagante.

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Ricordate sempre che c’è la pellicola sullo schermo che, ahimè, ho dimenticato di togliere

Multimedia

La capsula auricolare svolge bene il suo lavoro in chiamata e il microfono trasmette la nostra voce in modo sufficientemente chiaro. In vivavoce il volume non è fortissimo ma la qualità è buona: a meno di non essere in ambienti rumorosi si può usare senza problemi. Lo speaker è posto sul profilo basso, posizione comoda perché rimane sempre libero, anche se con i giochi ad impugnatura orizzontale ci si deve fare attenzione. Il volume è forte e la riproduzione molto chiara, non ci sono molte frequenze basse ma è nella media alta del mercato per qualità complessiva. In basso troviamo anche l’uscita per le cuffie, con il tradizionale cavo jack da 3,5mm.

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L’app fotocamera si può avviare disegnando una O sullo schermo spento o con un doppio clic del pulsante di accensione – oltre che con la classica icona – in ogni caso appare sempre in un baleno. L’interfaccia è molto semplice, senza fronzoli e con poche opzioni. Con swipe dall’alto e dal basso, o con l’icona in alto a sinistra, si cambiano le modalità, che includono Time lapse, Slow motion, Foto, Video, Manuale e Panorama. Il manuale consente di intervenire su messa a fuoco, tempo di esposizione, bilanciamento del bianco e sensibilità ISO, quindi poche cose ma sufficienti. Abbiamo poi le icone per vedere o meno la griglia, attivare l’autoscatto e cambiare il formato (4:3 / 16:9 / 1:1). Le opzioni avanzate sono quasi comiche, in quanto sono solo tre con semplice toggle on/off: salva posizione, suono otturatore, salva immagine RAW. Attivando quest’ultima si salverà un file DNG insieme al JPG per ogni fotografia, anche quelle scattate in modalità automatica. C’è poca “ciccia” qui, per cui non si avrà mai il bisogno di entrare in menu e sottomenu, eppure funziona tutto bene nella sua semplicità e non disdegna funzionalità evolute come lo scatto in RAW e manuale.

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La qualità delle foto è molto buona di giorno, con prestazioni da vero top di gamma anche nell’AF. C’è tanto dettaglio nelle immagini e un bilanciamento dei colori sempre valido. Una foto in JPG a massima qualità (ovvero 4:3) occupa una media di 5MB, mentre quella in RAW 32,6MB. Alcuni si chiedono se questo possa servire su uno smartphone e personalmente ritengo di sì. Non tutti i giorni, è ovvio, ma ci sono delle volte in cui se si è memorizzato anche il DNG non si ha che da esserne contenti. Prendete ad esempio questa immagine catturata al chiuso in un museo: l’esposizione automatica è corretta ma lo schermo in fondo alla sala risulta quasi completamente bruciato. Partendo dal RAW, invece, è possibile abbassare l’esposizione e recuperarlo senza problemi.

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La mia impressione su questa fotocamera è che sia decisamente buona, veloce e semplice da utilizzare, con garanzia di risultati di qualità. Il rumore presente nelle fotografie con poca luce può essere fastidioso, però è piuttosto contenuto per uno smartphone e mantiene anche una gamma dinamica più che accettabile.

Il giudizio per il comparto video è meno felice, anche se non completamente negativo. Registra a 720p, 1080p o 4K, selezionabili con una semplice icona nell’interfaccia dell’app (cosa utile visto che non bisogna addentrarsi nei menu). La stabilizzazione ottica funziona bene lato fotografico, ma nel video su smartphone non mi piace affatto. Si notano le classiche distorsioni prospettiche dell’obiettivo anche stando relativamente fermi, cosa molto fastidiosa. Inoltre in 4K sembra non esserci un minimo di stabilizzazione elettronica, che avrebbe aiutato a contenere questo effetto così come avviene sugli iPhone Plus. Comunque il sensore è sempre quello ed è buono, per cui a livello d’immagine non c’è nulla di cui lamentarsi, il problema è che i video fanno un po’ venire il mal di mare.

La fotocamera frontale ha 8MP e di giorno offre risultati di buona qualità per i suoi scopi, sia a livello di immagine che di registrazione video in Full HD. Con luce ridotta, però, la resa può essere deludente, tendendo troppo facilmente al mosso. Diventa un difetto confrontandola alle equivalenti di smartphone top di gamma che costano mediamente il doppio, se la compariamo nella sua fascia di prezzo è assolutamente nella media. Tuttavia la fotocamera principale è molto al di sopra e, di conseguenza, lasciava sperare che lo fosse anche la frontale.

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Prestazioni

Nei primi giorni dopo il suo arrivo sul mercato, abbiamo mostrato una prova che dimostrava come i 6GB del OnePlus 3 non fossero sfruttati a dovere. Le cose sono migliorate con i successivi aggiornamenti e, allo stato attuale, riesce a tenere in memoria molte app anche per alcuni giorni (tutto dipende dal nostro utilizzo, ovviamente). Comunque sia, non ho notato delle migliorie apprezzabili rispetto smartphone Android con 4GB, per cui lo considero come un plus che ha valenza soprattutto lato marketing al giorno d’oggi, ma che si potrebbe rivelare utile in futuro in termini di longevità e di supporto ai nuovi OS e alle loro funzioni.

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Va detto che è davvero molto veloce e carica alcuni giochi molto pesanti in meno tempo del Galaxy S7. I benchmark confermano le ottime prestazioni dello Snapdragon 820, che non teme neanche le sessioni di gioco più spinte grazie alla Adreno 530.

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Insomma, c’è poco da girarci intorno, siamo di fronte ad un hardware davvero potente. Sotto massimo sforzo può riscaldare un bel po’, sensazione enfatizzata dall’alluminio, che però aiuta a dissipare più in fretta.

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La ricezione è sempre stata molto buona, così come la connessione dati, che qui supporta LTE fino a 450Mbps. Mi è mancato però un toggle rapido per disattivarla dal Centro Notifiche, operazione che richiede quindi l’accesso al menù (o qualche widget). Ottimi sia il Wi-Fi ac dual band che il Bluetooth 4.2LE, coadiuvati dal gradito ritorno dell’NFC.

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Software

Personalmente amo la leggerezza di Android stock, ma poi mi ritrovo ad apprezzare alcune funzionalità degli Xiaomi, LG, Samsung, ecc.. Sul OnePlus 3 abbiamo OxygenOS (al momento 3.2.4 basata su Marshmallow 6.0.1) che rappresenta un ottimo compromesso. Se si desidera l’esperienza nativa proposta da Google si rimarrà soddisfatti, sia per l’aspetto che per la presenza di tutte le app stock principali, tuttavia vi sono tante piccole migliorie e funzioni aggiuntive utili qua e là. Nulla di radicale, sia ben inteso, ma quanto basta per convincere e soddisfare anche chi apprezza launcher più completi.

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Gallery, Music e File sono le uniche app realizzate da OnePlus, oltre ovviamente alla Fotocamera, che però conservano uno stile attinente a quello nativo. Molte delle funzionalità aggiuntive le ho già citate, perché riguardano la personalizzazione dei tasti (fisici e soft touch) e del display, ma c’è anche un menù in cui si può attivare la modalità dark (che trovo più logica su display OLED), selezionare quali icone vedere nella barra di stato e decidere il colore del LED di notifica in base alle varie situazioni (batteria scarica, chiamare, ecc..).

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Alla sinistra della home troviamo alla sinistra Shelf, una schermata con data/ora/meteo, le app più utilizzate e i contatti frequenti, alla cui base si possono aggiungere widget. Non è male, ma non sono riuscito ad abituarmi ad usarla.

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Nel launcher abbiamo alcune personalizzazioni per decidere la dimensione delle icone o installarne pack aggiuntivi, nonché la presenza e l’aspetto della barra di ricerca Google. Purtroppo la griglia si può modificare solo nel drawer, per cui nella home ci dobbiamo tenere solo 4 icone per fila, che sono fastidiosamente poche su un 5,5″.

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Ultima nota per aggiornamenti e stabilità: i primi piuttosto frequenti e la seconda molto buona. Non ho mai assistito ad un crash del launcher o di app di sistema, men che meno a glitch grafici. Unica cosa strana è che in una occasione si è spento ed ho avuto difficoltà a riavviarlo anche dopo aver caricato la batteria. Avevo persino attivato una richiesta di riparazione, ma poi si è acceso senza fare una piega.

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Batteria

Viste le specifiche si potrebbe pensare che i 3000mAh della batteria siano pochi e devo dire che effettivamente è così. Si riesce ad arrivare a sera con un uso medio, ma se si sfrutta un po’ di più si fatica troppo. È proprio il caso di dire che un mezzo millimetro aggiunto allo spessore, in favore di una batteria più capiente, sarebbe stata una scelta saggia. 500mAh aggiunti, forse anche meno, e si dormirebbero sonni tranquilli, mentre così si è sempre sul filo. Io lo metto in carica più o meno alle 20:30 con il mio uso, oltre non arrivo. Tuttavia va detto che la ricarica rapida Dash è veramente pazzesca e consente di raggiungere circa il 70% in mezz’ora. L’unico limite è che funziona solo con il (mostruoso) alimentatore in dotazione ed il suo cavo USB-C, e non essendo una tecnologia molto diffusa, come invece la Quick Charge, è più difficile trovare accessori compatibili. Comunque OnePlus vende anche l’alimentatore da auto Dash a 29,95€, ed include un secondo cavo.

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Conclusione

OnePlus è probabilmente il più occidentale tra i marchi cinesi di recente generazione, e lo si vede in modo particolare nel software perfettamente localizzato, pulito e senza fronzoli. Per fortuna, però, non hanno adeguato i loro prezzi al nostro mercato, come invece ha fatto Samsung prima e Huawei dopo. In questo senso rappresenta una delle migliori proposte di questi tempi, soprattutto ora che hanno migliorato design e qualità costruttiva. Sotto una scocca elegante e sottile, si ritrovano alcuni tra i migliori componenti hardware attuali, il tutto ad un prezzo altamente concorrenziale di 399€. Ammetto che nelle fasi in cui si doveva comprare su invito era più facile ignorarlo, ma oggi che non c’è più questa limitazione va decisamente preso in considerazione. Certo si devono amare i display grandi, ma il rapporto qualità/prezzo è difficilmente superabile. Non è neanche un prodotto da smanettoni, come alcuni temono, perché arriva già perfetto per il nostro mercato e non necessita di nessun intervento. Il mio unico vero rammarico è la batteria, che non è classificabile come “insufficiente” ma neanche buona. Altra mancanza che potrebbe essere fastidiosa è quella dell’espansione con microSD, ma bisogna pure ammettere che ci sono 64GB e che, in relazione al prezzo, si acquista un Sig. Smartphone. Le uniche persone a cui lo sconsiglierei sono quelle che stanno per più di 8h fuori casa senza Wi-Fi e che utilizzeranno OnePlus 3 come primo dispositivo per lettura di email, navigazione, fotografie, ecc.. perché in quel caso la batteria passerà da accettabile a inaccettabile.

PRO
+ Ottima qualità costruttiva, robusto e sottile
+ Hardware al top, senza mezze misure
+ Connettività completa ed efficiente su ogni fronte
+ Display ampio e di qualità molto buona
+ LED di notifica personalizzabile
+ Tanta memoria veloce: 3GB/64GB
+ Connettore USB-C con supporto OTG
+ Eccellente ricarica rapida Dash
+ Fotocamera principale molto buona
+ Sistema operativo snello ed intelligente
+ Sensore d’impronta velocissimo
+ Selettore fisico a 3 vie per le modalità audio
+ Tanti controlli liberamente personalizzabili
+ Rapporto qualità/prezzo eccellente

CONTRO
- Batteria solo sufficiente
- Manca espansione con microSD
- Troppa distorsione nei video dovuta alla stabilizzazione ottica

DA CONSIDERARE
| Non c’è un sistema di ausilio per l’uso ad una mano
| Per la ricarica rapida Dash è più difficile trovare cavi e alimentatori compatibili rispetto alla QuickCharge

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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