Un Mac è meglio di un PC? Edizione speciale MacBook Pro 2016

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Negli ultimi anni non ricordo un singolo prodotto Apple che non sia stato accolto con fiumi di invettive. E quando dico ultimi anni, in realtà, intendo praticamente da sempre. Gli applausi sul palco ci sono, più o meno calorosi e sentiti se la situazione li richiama, ma le lamentele iniziano a stretto giro di tastiera, sui siti come nei forum o nei social network. Quante volte Apple ha deluso apparentemente tutto il mondo per poi portare a casa un successo di vendite e di apprezzamento degli utenti? Ma ci sono stati anche passi falsi, e ricordo che il famoso MacBook Air che ha impressionato e rivoluzionato il mercato, l’hanno voluto/dovuto ripensare da capo dopo neanche due anni. Il motivo? Troppo caro e poco performante, un binomio che è stato spesso il risultato dei voleri di Jobs, con alcuni casi eclatanti come il primo Macintosh ma anche il NeXT che progettò al di fuori di Apple.

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Il primo Macintosh del 1984: troppo caro e troppo lento

Un certo malcontento lo avverto anche io ultimamente, l’avrete notato, ma ciononostante ho dovuto apprezzare il buon lavoro svolto in ambito smartphone con iPhone 7: poco sorprendente, forse, ma davvero potente e maturo in ogni aspetto. Sui computer continuo a ritenere OS X una spanna sopra alla concorrenza, e qui non uso macOS volutamente visto che Sierra è ancora poco affidabile. Ho avuto immediatamente problemi con i display HiDPI esterni e, successivamente, anche per la funzione documenti iCloud, che è veramente piena di bug e mal pensata. Ragioni per cui i miei Mac Pro, iMac e MacBook Pro sono tutti su El Capitan (l’ultimo ci è tornato di filato dopo un tentativo con Sierra). Aspetterò tempi migliori, nel frattempo le novità le sto provando sul piccoletto di casa: un MacBook.

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MacBook Retina

Il mercato dei computer “tradizionali” è sempre in contrazione, ma Apple si difende bene pur non offrendo quasi mai le tecnologie più recenti in termini hardware. Mi stupisce che ci sia gente che ancora si lamenti di questo. Negli anni recenti forse solo i primi MacBook Pro pre-unibody erano macchine in cui si trovavano primizie, ma in generale abbiamo sempre visto CPU votate al risparmio energetico, GPU appena sufficienti, DVD quando “gli altri” avevano il Blu-Ray, RAM in quantità troppo stringente e a prezzi esorbitanti, dischi meccanici lenti o SSD piccoli a cifre folli, insomma, cose di questo tipo. Ovviamente confrontandosi con la fascia premium del mercato, non certo con un PC da supermercato. Su alcune scelte ho avuto e avrò ancora e sempre da ridire, ma la maggior parte di quelle che leggo ultimamente mi sembrano critiche sterili. Come quella di chi voleva la Ethernet sul MacBook Pro Retina o di chi lamentava l’assenza del lettore SD sul piccolo Air da 11″.

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Il lato destro del MacBook Air 11″, dove Apple non è riuscita a mettere il lettore SD

Ci sono poi tutta una serie di elementi iconici dei Mac di una volta che rimarranno solo un ricordo di noi vecchi utenti. Tipo la mela sulla tastiera, i telecomandi bianchi per Front Row, i LED che indicavano la carica della batteria ed ora ci aggiungiamo pure la MagSafe e il logo Apple illuminato sul coperchio, spariti anch’essi da tutti i nuvoi portatili. Alcune cose le rimpiango davvero perché erano molto utili, altre sono solo feticci. Ma anche questi ultimi hanno un loro peso, perché se i computer Apple sono diventati iconici non lo devono al loro hardware, specie dal passaggio su x86 in poi.

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L’utilissimo controllo della batteria con luci LED dei vecchi MacBook Pro

È normale essere affezionati ad elementi stilistici e a soluzioni tecniche che ci hanno portato ad apprezzare i Mac anni addietro, ma i simboli passati sono stati sostituiti dai nuovi. Abbiamo questi trackpad enormi e magici, che si premono ma non si premono, gli schermi Retina sempre più impressionanti e, dopo la presentazione di ieri, anche Touch ID e Touch Bar. Se mi aveste chiesto cosa avrei voluto dai futuri MacBook Pro Retina io vi avresti detto: cornici più sottili, peso inferiore, nuovi processori, scheda grafica discreta anche sul 15″ modello base e almeno una porta USB 3.1 gen 2 / Thunderbolt 3. Sempre potendo scegliere, avrei mantenuto HDMI, MagSafe, lettore SD, una Thunderbolt 2 ed una USB-A. Sembrano tante connessioni, ma in realtà lo spazio c’era tutto se guardate i modelli precedenti da 15″.

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Il lato sinistro del MacBook Pro 15″ Retina pre-2016: c’erano tante porte!

Ma avrei richiesto cose banali, scontate, un piccolo passo avanti condito magari con un pizzico di colore, un bel nero opaco come quello di iPhone 7. Un computer del genere sapevo bene che non sarebbe mai esistito in casa Apple. A Cupertino hanno sempre avuto una visione netta, proponendo soluzioni drastiche e dicendoci, neanche tanto tra le righe: se vuoi un Mac è questo, altrimenti vai pure altrove. Piano piano gli utenti davvero affezionati ai computer Apple si sono trovati – felici o scontenti – a subire gli eventi. Non tutti ovviamente, c’è chi è rimasto a vecchi Mac espandibili o chi è passato del tutto ad altre piattaforme, ma moltissimi altri oggi hanno un MacBook, un Pro o un iMac Retina. E direi che la maggior parte di questi sono pienamente soddisfatti.

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Questi erano i MacBook Pro prima del passaggio al Retina, quando è arrivata la Thunderbolt

Perché un Mac è meglio di un PC? Beh, oggi come oggi io direi perché è semplice ed efficiente, è costoso ma ti ripaga con un’ottima affidabilità ed una buona assistenza. Non ci vedo altro, escludendo il design, e non è poco. Ovviamente questo in linea generale e in confronto alla concorrenza, però ho già riportato qualche scetticismo su macOS Sierra (che deve maturare, come è normale) e aggiungo anche che in termini di post-vendita sono stati fatti passi indietro lato computer. Ad esempio prima venivano a ritirarli gratuitamente a casa in caso di problemi, oggi non lo fanno più e anche se hai una Apple Care devi insistere parecchio per ottenere questo genere di trattamento che prima era sempre “incluso nel prezzo” (lo fanno ancora con gli iDevice però).

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Con macOS Sierra aumenta integrazione con iOS, ma deve ancora maturare

Con tutta la sua deriva iOS-centrica, continuo comunque ad amare è OS X. Io ci provo ad usare Windows, ma ogni volta mi rendo conto che su un Mac faccio le stesse operazioni molto più comodamente. E non parlo di abitudine, ma di funzionalità. Ad esempio uno screenshot, dove le possibilità offerte dal Mac sono immediate e comodissime, oppure la registrazione video dello schermo, la gestione dei PDF, la creazione di automazioni, Quick Look, la praticità delle app di sistema, la bellezza di tante utility di terze parti esclusive per OS X, l’immediatezza e l’organicità delle preferenze, un sistema generalmente più stabile e meno incline ad essere bersaglio di malware, e potrei andare avanti per ore. Quando però uso Windows vedo una gestione delle finestre più comoda (su Mac servono le app), una praticità infinita nel poter aprire un’immagine e passare a quelle adiacenti solo con i tasti freccia (su Mac servono le app), un file system compatibile con la maggior parte dei dispositivi di terze parti (Smart TV, autoradio, ecc.. non supportano HFS o exFAT quasi mai, ma sempre NTFS), una gestione file ormai più robusta rispetto a quella del Finder (che però trovo più comodo), le schede grafiche NVIDIA, che con CUDA rendono la suite Adobe più veloce, e anche alcuni software che su Mac mancano (tipo il velocissimo Edius, per rimanere nel mio settore). Ammetto che non ci sono molte altre cose che mi attirano di Windows, che in generale trovo confusionario e macchinoso, ma devo anche dire che la questione longevità non è più un grosso problema. Lavoro spesso sul computer del mio collega, un i3 di diversi anni fa che con qualche upgrade, in particolare l’SSD, fa girare Photoshop e Lightroom in modo assolutamente dignitoso e viaggia in generale molto bene. Il tutto per un prezzo di acquisto minimo a suo tempo e con un upgrade ancora più irrisorio più avanti (il disco solido). Inoltre i tempi in cui si passavano giorni di lavoro e notti insonni a sbattersi per risolvere problemi su Windows non dipendenti da nostri errori, sono piuttosto lontani. Anzi, ho messo 10 su un portatile anziano che faticava ed è come rinato. Ciò non toglie che permanga una certa tendenza all’appesantimento del sistema, cosa meno frequente su OS X, ma è anche vero che con un po’ di accortezza si vive decisamente sereni da Seven in poi. Così come ritengo vero, perché l’ho provato sulla mia pelle, che anche su Mac ormai si assistono a diversi problemi bizzarri che ti fanno perdere ore quando non giorni e che alcune volte non si risolvono nemmeno con l’aiuto dell’assistenza (la quale odio per tutte le volte che ti propone come soluzione quella di inizializzare il computer).

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La questione dell’hardware è un po’ delicata, perché è facile essere fraintesi in questo mondo. Io ho più interesse che un computer funzioni e che funzioni a dovere, che sia efficiente e longevo ancor prima che “più” potente. Ad esempio ho un iMac 21,5″ del 2011 che gira ancora a meraviglia con diversi upgrade effettuati nel tempo e che ogni tanto pianifico di cambiare solo per l’assenza di USB 3 ed uno schermo che preferirei più grande. Il luogo comune, che io stesso ho nutrito con i miei articoli passati, è che un computer con Windows nello stesso periodo sarebbe divenuto inusabile. Ebbene uno lo ha mio padre, funziona perfettamente ed è ora aggiornato a Windows 10. Capisco benissimo che si possa pensare diversamente, anche io ho l’orticaria quando uso un PC e sono stato il primo dei fanboy quando ho aperto questo sito. Un po’ era l’entusiasmo del momento, un po’ era anche un periodo pieno di novità in casa Apple, che ti facevano notare come questa fosse molto avanti alla concorrenza. Oggi la differenza c’è ma è più sottile, la noti solo se ci sei dentro, e viene fuori in cose a cui magari non pensi, come il trackpad dei portatili. Lasciate perdere la dimensione: funzionano meglio di qualsiasi computer con Windows. Ho avuto un Dell XPS, ho avuto Surface e nessuno di questi ci si avvicina lontanamente, eppure sono considerati i migliori. Quello che voglio dire è che io continuo a vedere tantissime ragioni per acquistare Mac e difficilmente un altro computer potrebbe essere quello che uso per le attività del quotidiano, ma se penso a quando devo lavorare con foto e video, la situazione ormai è davvero dura e dipende proprio dall’hardware.

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L’interno del mio Mac Pro 2013

Attenzione che non sto parlando di costi, ci tornerò su quelli, ma proprio di scelte e possibilità. Il binomio FCPX + Mac è ancora ottimo, macinano H.264 alla velocità della luce, ma se si lavora con Adobe CC a tutto tondo, ma anche con Da Vinci Resolve ed altri, persino l’ultimo Mac Pro (e non c’è da sorridere aggiungendo che è del 2013) fatica più di quanto dovrebbe. Non dico che non vada bene, ma che potrebbe andare molto meglio con grafica NVIDIA. Le AMD non sono pessime, solo che NVIDIA sta lavorando meglio e non possiamo sempre dare la colpa agli altri (Adobe) se non si piega ad ottimizzare i suoi software per delle macchine che ormai usano sempre meno professionisti. Attenzione che sto parlando di questi professionisti, se poi parliamo di audio Apple rimane molto avanti e in termini di produttività personale non c’è paragone con i PC Windows. Anche lato coding i Mac hanno giusta ragione di imporsi in termini di flessibilità, potendo lavorare anche con Windows in dual boot nativo. Non apro nemmeno il discorso gaming, sia perché ci capisco poco sia perché sappiamo che non è mai stata una priorità sui Mac. Poi il termine “Pro”, come quello “Professionista” che sottointende, ormai sono stati abusati e bistrattati, privati del loro senso originario anche dalla stessa Apple, per questo sto parlando di specifici ambiti. Altrimenti vi posso fare sempre l’esempio di un direttore locale di un’azienda multinazionale che si trovava ottimamente con il MacBook Air prima edizione ed oggi con il MacBook base del 2015, che non è certo un fulmine.

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Cerco ora di tornare un po’ con i piedi per terra e di parlare del nuovo MacBook Pro 2016, anche se non è lui l’unica ragione che ha dato il via a questa mia riflessione (lo scoprirete tra un po’). Inizio col dire quello che ho ripetuto ormai mille volte: per me usare “Hello Again” per questo ammodernamento di un computer pre-esistente è stato fuori luogo. Lo dico, ma poi mi rendo conto che è fuffa, ovvero una questione di utilità e valore pari a zero. Se la potevano evitare, ok, ma dicano quel che vogliono per quanto mi riguarda, mi interessano i risultati. L’aspetto è ormai quello tipico, anche se per fortuna ci hanno dato un nuovo colore più scuro. Ok, è fuffa anche questa, ma di un tipo che ho gradito.

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Parlando di cose serie inizierei dai processori, per cui molta gente ha gridato allo scandalo. Per carità, è vero che visti i prezzi dare un quad-core sul 13″, anche in opzione, sarebbe costato nulla ad Apple e avrebbe fatto felice qualcuno e tacere altri, ma non ci si può lamentare perché non ci sono le CPU Kaby Lake che Intel non ha ancora reso disponibili. Non ci sono, non è che non le ha messe Apple. Al momento abbiamo quelle a basso e bassissimo voltaggio (U e Y), mentre ciò che potrebbe andar bene su queste macchine è atteso tra la fine dell’anno e la prima parte del 2017. Nel frattempo si è approfittato per gettare le basi di quello che sarà il futuro aggiornamento, andando a riprogettare il computer in modo piuttosto massiccio.

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Più sottile, più leggero, stessa autonomia, tutte cose ottime che alla fine fanno davvero piacere. Apple intende questo per mobilità, non chiedetele un portatile-cassone super mega pompato perché non lo produrrà mai. Hanno pure tolto il 17″ da diverso tempo per le stesse ragioni. La RAM è ancora DDR3, anche se a 2133MHz, ed è una scelta controversa visto che molti si aspettavano le DDR4. Tuttavia queste ultime costano di più ed offrono ancora tempi di latenza maggiori, sovente CL15 contro le DDR3 che ormai si trovano a CL8/9 e, per assurdo, offrono una risposta paragonabile se non migliore. Le CPU sono Sky Lake di buon livello, non il top, ma ci siamo abituati. Lato GPU sul 15″ è arrivata la scheda discreta anche sul base, per cui non mi lamenterei se non fosse che si tratta ancora una volta di AMD. Per moltissimi usi andrà benone, i soliti grafici mostrati da Apple sono promettenti, ma ho già detto sopra perché i professionisti audio/video ormai preferiscono tutti NVIDIA (se c’è chi la pensa diversamente mi faccia sapere come mai nei commenti).

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Parliamo ora dei due elementi che, più di tutti, caratterizzano il nuovo modello. Il primo è la connettività, che ovviamente non è andata nella direzione del “tutto e di più” che molti vorrebbero. A parte il jack audio, che qui è rimasto per fortuna, troviamo solo quattro Thunderbolt 3, due per lato (di quello con due ne parlerò dopo). Queste sono certamente il futuro, e non come la prima o la seconda generazione, perché in questo caso si è uniformato il connettore con la USB-C, andando ad offrire più flessibilità ed adattabilità “in prospettiva”. Ognuna di queste porte gestisce praticamente tutto quello che rientra al di sotto 40Gb/s di banda della Thunderbolt 3. Adattatori, adattatori come se piovesse, questo sarà il mantra inizialmente, c’è poco da fare.

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Eccovi un rapido elenco di ciò che supporta e come, basandomi principalmente sui prodotti venduti da Apple, considerando che partendo dal semplice USB-C/USB-A o con un hub/dock si possono comunque fare più cose contemporaneamente e che non tutte le porte sono sempre necessarie.

Connessione Cosa serve
USB-C  Nulla
Thunderbolt 2  Adattatore da 59€
USB-A  Adattatore da 25€
Lightning  Cavo USB-C Lightning da 29€
USB 2 Micro-B  Cavo USB-C Micro USB 2 da 19,95€
USB 3 Micro-B  Cavo USB-C Micro USB 2 da 29,95€
USB Mini-B  Cavo USB-C Mini USB 2 da 19,95€
Ethernet  Adattatore da 39,95€
HDMI  Adattatore multiporta da 79€
DisplayPort  Di terze parti, ma per ora mi pare si limitino al 4K
VGA D-SUB  Adattatore multiporta da 79€

Siete liberissimi di farne un dramma, capisco bene che sia assurdo dover usare un adattatore anche per collegare uno smartphone della stessa casa e anche per le cuffie dell’ultimo iPhone 7 (recensione), ma onestamente è più giusto così in ottica evolutiva. Quello che proprio non mi va giù è che abbiano tolto il lettore SD, ma forse rientro in una casistica piuttosto ristretta di gente che lo usa praticamente tutti i giorni. Per me quella è una grave limitazione che il wireless non risolve e che richiederà adattatore + lettore, una scocciatura notevole in mobilità.

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Il punto saliente del marketing dei nuovi MacBook Pro 2016 è però un altro: la Touch Bar. Io dico che è cool e originale, ma non mi voglio esprimere sulla sua efficacia e praticità nel quotidiano. Ho visto alcuni usi che mi son piaciuti molto, ma non so poi se sia davvero più comodo staccare il dito dal trackpad e abbassare lo sguardo per usarla. Che sia bella non ho dubbi, ma chiunque si esprima categoricamente oggi sulla sua resa mi lascia perplesso. Gente che ha visto un mezzo video di 2 minuti e già prevede il successo dell’idea o la sua totale inutilità. Per carità, è legittimo farsi un’opinione ed esprimerla, ma chi viene letto da tante persone ha una responsabilità diversa. Anche i pochi che hanno potuto fare un hands-on dopo l’evento non possono ancora esprimere un parere attendibile in così poco tempo, ma tutti concordano su una cosa: funziona benissimo.

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È già implementata bene nella app di sistema e ci sono state illustri anticipazioni da parte di Adobe nell’evento, ricordato che potrà essere adoperata liberamente dagli sviluppatori terzi. Certo è che non avere una risposta tattile per un tasto come Esc, che personalmente uso spesso e che non è sempre visibile nella Touch Bar, un po’ mi intimorisce. Ma è meglio non mettere il carro davanti ai buoi, vediamo come si comporterà nella prova pratica.

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L’ho detto qualche migliaio di parole fa: Apple da questo punto di vista è ancora inarrivata dalla concorrenza. I suoi dispositivi di input non sono perfetti – il Magic Mouse 2 per alcuni è poco ergonomico, non scorre benissimo e non funziona attraverso il vetro, mentre la Magic Keyboard non è retroilluminata e manca del tastierino numerico – ma funzionano in modo ineccepibile. Il Trackpad è forse quello che segna il maggior divario rispetto la concorrenza e nel nuovo MacBook Pro 2016 è davvero enorme oltre che allo stato solido come quello del MacBook. Con un guizzo di apertura avrebbero potuto renderlo compatibile con la Apple Pencil e chissà che magari non lo facciano nel prossimo futuro.

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Per quanto mi riguarda, avere una GPU più veloce del 50% ma un trackpad più schifoso del 1000% è una scelta che non farei mai e poi mai su un portatile. Ci sono cose che il computer fa “da solo” una volta istruito, ma per tutto il resto è necessaria la nostra interazione e l’efficienza degli strumenti che adoperiamo è fondamentale. Io mi sentivo frustrato sul Surface Pro 4, che pure sulla carta è e rimane un’ottima macchina e con livelli di adattabilità eccellenti, persino fondamentali in determinati ambiti in cui sia necessario un unico device. Ma veniamo ora ad un punto altrettanto fondamentale del MacBook Pro 2016: il prezzo.

Mi ricordo quando ci lamentavamo del cambio 1:1 usato da Apple, mentre oggi lo rimpiangiamo.

Dovremmo sempre guardare il costo in dollari prima di sentenziare, perché se ci troviamo con un cambio sfavorevole e alla fine bisogna pure aggiungere le tasse, perché noi l’IVA la paghiamo al momento dell’acquisto a differenza degli Stati Uniti, ecco che un MacBook Pro 15″ che costa $2399, da noi arriva a 2799€. In alcuni paesi europei il prezzo è leggermente inferiore, come da prassi essendo mercati più vasti del nostro e con maggiori economie per l’azienda, ma comunque rimane una bella differenza rispetto al vecchio 1:1 col dollaro. Che il MacBook Pro sia costoso non è una novità, il primo che ho acquistato mi pare di averlo pagato 2499€ ed era il 2008.

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MacBook Pro 2008, il mio primo Mac dell’era Intel

Semmai su questo computer mi sarei aspettato un SSD da 512GB anche nel modello base, ma vi ricordo che non sono i dischi che vedete in giro a prezzi da discount. Sono unità PCIe dalle velocità pazzesche, che ormai sono davvero prossimi a raggiungere le RAM e rendono i computer molto più reattivi in ogni operazione. Non sto difendendo i prezzi elevati, sia chiaro, sto solo dicendo che in realtà è cambiato poco o niente e che non trovo logico lamentarsi con Apple. Se posso permettermi di darvi un paio di consigli, ritengo che nell’ambito Mac una buona scelta ideale sia quella di prendere un computer di un paio d’anni prima, che si paga a buon prezzo (magari nei ricondizionati o con i residui dei negozi di elettronica). A seconda dell’ambito d’uso può essere perfettamente efficiente per 2 o 3 anni in ambito professionale e ancora di più in quello consumer. Si rivenderà perdendo poco e si potrà passare ad un “nuovo”, sempre non recentissimo. Il vantaggio in questo caso è duplice, perché non si spende mai tanto nello stesso momento e si acquistano prodotti non estremi per il mercato contemporaneo. Le primizie in casa Apple lo sono sempre, c’è poco da fare: il primo iMac, il primo Air, il primo MacBook Retina, ecc.. hanno apportato tagli rispetto al passato che bisognava essere disposti a sopportare finché (e se, perché statistiche a parte rimane una speranza fintanto che non si può guardare nel futuro) il mercato si adatterà. L’altra possibilità è invece quella di buttarsi sull’ultimo top di gamma, ma a parte casi molto remoti, come quello di chi vi si scrive che deve testare tutte le novità possibili, la cosa ha senso se poi lo si adopera per 4 o 5 anni senza lasciarsi ammaliare dal richiamo dei modelli successivi. Se siete di quelli che hanno il modello 2015 e vorrebbero il 2016, vi capisco benissimo, davvero, ma non è una cosa sensata. Vuol dire che un po’ Apple un po’ quella che in gergo chiamiamo “scimmia”,  vi sta spingendo a considerare un upgrade non necessario. Pazientate un po’, se tra 2 anni questo computer si rivelerà vincente, farete un acquisto più ragionevole e non butterete i vostri soldi.

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Il modello da 13″ è, secondo me, meno “difendibile”. C’è anche qui il discorso cambio che ci danneggia, perché da $1799 arriviamo a 2099€, superando la soglia psicologia dell’uno davanti, però è vero che guardando CPU e GPU si rimane delusi in relazione al prezzo. Tuttavia, l’ho detto e lo ripeto, qui non si compra semplicemente un pacchetto di componenti. La concorrenza ormai fa discretamente bene, non lo nego, ma quando si tratta di dispositivi pre-assemblati in blocco unico, come i portatili, non vedo ancora nulla che si avvicini davvero ai MacBook Pro, specie con l’ultimo aggiornamento 2016 appena presentato. Possono anche essere più sottili e avere cerniere che capovolgono lo schermo o lo staccano, possono offrirvi un primo impatto più ammaliante ma credetemi, ho provato a lavorare con un Surface Pro 4 abbastanza pompato e non lo rifarei. L’ho difeso inizialmente, perché le promesse erano ottime, e se lo facesse Apple lo comprerei immediatamente (tanto non è che quello sia costato poco), ma purtroppo Microsoft con l’hardware è affidabile quanto una badante cieca ubriaca. Spero davvero di ricredermi con l’interessantissimo Surface Studio, che sulla carta promette meraviglie e mi intriga, ma temo fortemente di poter rimanere ancora deluso.

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Questa sensazione, invece, di solito non ce l’ho con i prodotti Apple. Sono quelli, promettono determinate cose e le fanno. Sono più restii ad introdurre novità e chi è un vero geek sente di mordere il freno più di una volta l’anno, ma se poi si va al sodo le cose importanti sono altre. Inoltre non è che le innovazioni non le apportino, ma sono quelle che ritengono utili loro e spesso non quelle potremmo richiedere noi. Questa cosa non è ancora cambiata, Jobs o non Jobs, per cui evitate di disturbarlo per perorare le vostre argomentazioni. Alla fine dei conti non esiste un portatile come il MacBook Pro 2016 in commercio, che unisca buone prestazioni ad una portabilità estrema con ottima autonomia, schermi eccellenti, un trackpad strabiliante e connessioni che guardano al futuro (esatto, per ora guardano soltanto, aspettiamo di poterle usare pienamente più avanti).

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E poi c’è la Touch Bar, che loro chiamano modestamente “un tocco di genio”. Io sono molto emozionato dal poterla provare, nella sua semplicità sembra davvero futuristica, ma ripeto che non sono sicuro che possa rappresentare una reale svolta in termini di usabilità. Per il consumatore medio farà tanta scena e attirerà, ma i professionisti usano molto i dispositivi di input e la tastiera mentre guardano lo schermo. Tuttavia è pur vero che esistono tastiere con tasti specifici per chi fa audio, grafica e video, cose che qui potrebbero essere riprodotte nativamente. Certo devi avere il display aperto, cosa un po’ limitante in certi ambiti “pro”, ma l’idea non mi dispiace affatto. Inoltre il Touch ID sul Mac sembra una grande comodità, non solo per l’accesso ma anche per le implementazioni di terze parti. Non mi dispiacerebbe non dover più digitare nessuna password grazie all’integrazione prevedibile con 1Password.

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Per quanto riguarda il modello base del MacBook Pro senza Touch Bar, questo costa 350€ in meno ed ha processore più lento, RAM più lenta, grafica inferiore e due sole porte Thunderbolt 3. Purtroppo arriva sempre a 1749€, ragione per cui Apple ha mantenuto a listino anche un precedente MacBook Pro Retina e persino il MacBook Air 13″. Sono prezzi elevati, inutile che ci giriamo intorno, ma tutto sta negli occhi di guarda. Chi li considera investimenti che durano almeno 5 anni non si fa troppe problemi a spendere, chi non può fare a meno di macOS (per scelta o necessità) lo stesso. Io ho preso un 15″ nuovo a scopo di test, ma che penso di tenere, vendendo gli altri portatili, come macchina personale a tutto tondo. Lato professionale, però, temo che la mia sopportazione dei ritmi Apple sia arrivata alla frutta. Quando la differenza di un benchmark sulla carta si trasforma in un effettivo vantaggio sul lavoro, allora tutta la bellezza del computer e del suo sistema operativo va bellamente a farsi friggere. La mia idea attuale, che spero di portare a termine entro l’inizio del 2017, è quella di costruirmi un bellissimo cassone stile vecchio Mac Pro, ma più piccolo, con Thunderbolt 3, USB-C 3.1 gen 2, CPU SkyLake quad-core, tanta RAM, SSD PCIe e GPU NVIDIA da collegare al mio Dell 32″ 4K (recensione) o altro che verrà.

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Il mio vecchio Mac Pro del 2010, che poi è andato a LaMax che lo usa ancora

Di base non mi interessa molto l’hackintosh, perché lo userò al 99% per lavorare con la suite Adobe e se sotto c’è macOS o Windows non mi cambia praticamente nulla. Però da una prima analisi di qualche settimana fa, conto di spendere meno di 1/3 rispetto al mio Mac Pro 2013 ottenendo prestazioni migliori in quello specifico ambito. So già che avrò di che pentirmi per alcune cose, ma si tratta di lavoro e devo guardare ai risultati. In ambito personale non penso di abbandonare Apple ancora per lungo tempo, ma mai dire mai. Superati i “fanboysmi” della prima ora, credo che la cosa migliore che può fare un utente è quella di pensare a sé stesso ed alle sue esigenze. Ci sono ambiti dove ergonomia e semplicità fanno la differenza, altri dove la potenza di calcolo diventa più rilevante e il portafoglio va gestito con maggiore oculatezza.

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Un’ultima cosa: non dimenticatevi di Google. Non oggi, non domani, forse dal 2020 in poi, ma quando ho scritto che potrebbe ritagliarsi una fetta molto importante del nuovo mercato computer a ridosso di Chrome OS 2 sono stato preso per pazzo. Invece a Mountain View stanno lavorando proprio in quella direzione e il futuro Andromeda (che non sarà un banale mix di Chrome OS ed Android), potrebbe tranquillamente essere il sistema operativo più logico per macchine sotto i 500€. Ovviamente Google proporrà anche dei Pixel a prezzi alti, come sta facendo lato smartphone, ma il programma OEM – se non troppo restrittivo – potrebbe essere la vera sorpresa. Con un OS leggero che viaggia su ARM e x86 senza problemi, si potranno creare computer dal basso costo e buone prestazioni. Non sono per i creativi professionisti, almeno non nei primi anni, ma con il parco app Android di base non c’è nemmeno tanto da scherzare. Con i dovuti tempi di adattamento e considerando che quasi il 90% dei professionisti futuri oggi sono ragazzi che usano uno smartphone Android, il passaggio sarà del tutto naturale. A meno che non sbaglino puntando da subito alla fascia alta, rendendo la vita degli OEM infernale, Andromeda potrebbe tranquillamente prendersi gran parte del futuro mercato dei computer portatili e da scrivania, che continuerà ad esistere per lungo tempo anche se in contrazione. I Mac sono sempre stati una nicchia, Microsoft sta puntando ad una nicchia ancora più ristretta con gli ultimi prodotti e il suo sistema operativo è sì maturato ma ormai legato a vecchi utenti abitudinari o agli ambiti Enterprise, dove continuerà a giocare un ruolo rilevante per tantissimo tempo. C’è davvero spazio oggi per un terzo player, uno che parte con le spalle coperte e che non ha davvero nulla da perdere. Non amo fare il veggente, ma ricordatevi di queste parole. Magari sbaglio e c’è anche Google che potrebbe compiere passi falsi, ma se avrò ragione avanzerò una pacca sulla spalla.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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