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Una delle caratteristiche più interessanti delle moderne connessioni professionali è la possibilità del collegamento in cascata, che in gergo viene definita Daisy Chain. Con l’interfaccia Thunderbolt 3, ad esempio, si possono connettere ben 6 dispositivi su ogni porta, a patto che ognuno di questi abbia una doppia connessione passante e non risulti dunque un vicolo cieco. Altrettanto importante, però, è la velocità, che è salita in pochi anni dai 10Gbps della prima Thunderbolt ai 40Gbps di quella attuale. Una banda che non è neanche così semplice andare a saturare e che, di conseguenza, sarà molto utile per supportare gli sviluppi futuri delle periferiche esterne. Queste ultime, in realtà, sono “esterne” solo di facciata, in quanto sfruttando il bus PCIe sarà come averle direttamente connesse sulla scheda logica. Tramite opportuni case Thunderbolt, si può così riuscire a sopperire ad eventuali mancanze interne dei computer, nonché ad espanderne le potenzialità. Il Mac Pro ha sancito un percorso molto chiaro per Apple, ovvero quello di ridurre all’essenziale l’unità di calcolo e ripiegare su dispositivi esterni per tutto il resto, a partire dell’archiviazione.

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L’aspetto che però sta interessando molti professionisti nel campo del video e del 3D, è quello di collegare GPU esterne (o eGPU). Ciò può essere utile per un Mac mini, ad esempio, ma probabilmente i computer più indicati ad un’espansione del genere sono i portatili. Sfruttando la porta Thunderbolt 3 possiamo di fatto collegare un unico cavo ad un MacBook ed avere archiviazione esterna, schede audio, scheda di rete, monitor e persino schede grafiche altamente performanti e che richiedono molto più spazio oltre che una maggiore alimentazione. Portando il tutto all’estremo e semplificando un po’, il portatile può trasformarsi in un banale involucro per tre componenti: scheda logica, CPU e RAM.

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Il difetto esteticamente più evidente di una situazione del genere è che si collegherà anche un unico cavo al computer, ma si dovranno gestire gli ingombri e tutti i cavi degli altri device connessi in cascata. I problemi veri però sono altri, iniziando dai costi. Un’idea del genere sarebbe ottima se un case per collegare una GPU costasse 50€, mentre invece la media dei prezzi è molto più elevata e si parte da quasi 300€, ma si superano ampiamente anche i 500€, solo per avere la possibilità di connettere una scheda che va poi acquistata a parte. Altro limite che va considerato è che non sempre sono disponibili i driver delle GPU che si vorrebbero adoperare e quasi mai in tempi brevi. Ad oggi, ad esempio, non si possono sfruttare i vantaggi delle nuove schede NVIDIA con architettura Pascal su Mac, per cui saremo vincolati a sceglierne una della precedente generazione. Le GPU GTX 10xx nascono per il gaming, ve ne sono altre più costose e specifiche per i compiti di cui stiamo parlando (le Quadro), ma la precedente GTX 980 TI ha dimostrato senza mezze misure le sue ottime doti per il video o il CAD ad un prezzo assolutamente abbordabile anche per i professionisti indipendenti. Ci sono rumor che vedrebbero la possibilità del ritorno di NVIDIA su Mac, ma doveva avvenire già quest’anno con i MacBook Pro, al momento non si sa davvero se possa succedere. C’è poi da ricordare che Apple non è affatto obbligata a mantenere il supporto per le eGPU, che in realtà pare sia attivo solo per via dell’escamotage usato per pilotare i monitor 5K degli iMac 27″ Retina, per cui nulla vieta che da un giorno all’altro queste possano non funzionare più. Non sto dicendo che succederà e neanche azzardando percentuali di probabilità, dico solo che lo scenario non è così assurdo come si potrebbe pensare.

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Sappiamo che a Cupertino accettano di far fiorire mercati secondari al loro fintanto che ne hanno convenienza, e siccome sembra esserci una partnership molto forte con AMD (purtroppo…), non è così improbabile che ci cassino questa possibilità con futuri aggiornamenti, con l’obiettivo (se vogliamo anche lecito) di rafforzare l’importanza di Metal su Mac, cosa che potrebbe indurre Adobe ad ottimizzare meglio e più velocemente i suoi software per quest’ultimo invece di continuare a preferire CUDA e la piattaforma Windows. Molte persone che usano le eGPU, comunque, sottolineano che già l’implementazione attuale risulta piuttosto scarsa e bisogna sporcarsi le mani con il codice per ottenerne un pieno supporto, cosa che sottolinea il fatto che Apple non spinge in questa direzione. Anche senza considerare tutte le precedenti limitazioni, ve n’è una che secondo me rimane la più importante. Se escludiamo il Mac Pro, dove andare anche ad aggiungere i costi di una o più eGPU esterne sembra quasi una follia visto il prezzo del computer, non ci sono Mac per cui una cosa del genere appaia davvero sensata su un largo spettro. Come ho già detto, il MacBook Pro sarebbe il candidato ideale per chi vuole avere un unico computer che possa essere sia un portatile comodo e leggero che una workstation grafica, ma possiamo portate componenti all’esterno solo fino ad un certo punto, per cui la CPU e la RAM devono essere all’altezza fin da principio.

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Ciò esclude a piè pari i 13″, sia perché sono dual-core, sia perché la loro potenza rimane comunque insufficiente per questi impieghi. Ricordo infatti che, parlando di video, la GPU può prendersi carico della renderizzazione degli effetti, ma il resto lo fa essenzialmente la CPU. Resterebbero dunque solo i 15″, che in effetti sono le macchine che nascerebbero per l’uso professionale più avanzato. I modelli top riescono ad offrire un’ottima potenza di calcolo, ma qui ritorna in gioco il discorso convenienza. Sommando i costi dei vari dispositivi esterni Thunderbolt, si arriva in scioltezza all’acquisto di un computer nuovo completo, che include anche CPU più potenti e maggiore quantità di RAM. Per cui il discorso è: c’è qualcuno a cui davvero convenga una cosa del genere? Probabilmente vi sono casi specifici in cui se ne percepisca un giovamento, che sia oggettivo o soggettivo ha poca importanza. Dopotutto se continuano a produrre accessori del genere vuol dire che ne venderanno più di qualcuno. Di certo però non rappresenta una strada vantaggiosa, comoda e percorribile per il professionista medio, il quale continuerà a guardare il tutto dalla finestra, nella speranza che prima o poi il sogno si trasformi in realtà.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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