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In queste ore potreste aver letto o sentito dire che Jonathan Ive non lavora più al design dei prodotti Apple o persino che sia prossimo ad allontanarsi definitivamente dall’azienda. Tutto è nato da alcune affermazioni di John Gruber nell’ultima puntata del podcast The Talk Show, nella quale ha discusso con il fondatore di Six Colors – Jason Snell – circa il ruolo attuale di Ive. Come spesso accade, però, le parole di Gruber sono state dapprima travisate e poi ingigantite dalla giostra mediatica, al punto che il famoso blogger ha ritenuto necessario pubblicare un post di chiarificazioni.

Jonathan-Ive

L’autore di Daring Fireball mi è parso piuttosto infastidito da come è stata riportata la “notizia” in tutto il mondo, citando come esempio l’articolo di AppAdvice. Le parti che hanno quotato sono effettivamente state pronunciate da Gruber parola per parola, ma nei podcast si discute più a briglia sciolta e non si possono pesare le frasi con la stessa accuratezza che si usa nel testo scritto, dove si ha più tempo per ragionare e cercare di mitigare il rischio di eventuali interpretazioni errate da parte del lettore. Il punto nodale della questione è che si discuteva di indiscrezioni ricevute di seconda mano, ovvero da persone che hanno sentito dire da altre persone. Ovvio che in questo caso non si tratta del classico “amico di mio cugino” che va di moda nei forum, ma di elementi effettivamente vicini ad Apple, fonti che hanno spesso riportato a Gruber rumor affidabili – curioso ossimoro – ma che in questo caso sono ancora lontani dall’essere verificati. Al punto che, precisa l’autore, nell’ultimo anno ha ricevuto anche indiscrezioni di senso diametralmente opposto.

Qualche settimana fa ho pubblicato questa immagine su Instagram e ho discusso del suo significato nell’articolo “I Mac che furono, i Mac che sono e i Mac che (forse) saranno“. Sono stato volutamente pungente nel minimizzare il lavoro di Ive sui computer Apple dell’ultimo decennio, ma credo che ci sia almeno un fondo di verità abbastanza evidente. Il designer in questione è uno degli uomini che è stato più vicino a Jobs nell’epoca della sua rivincita con il mercato e con l’azienda che lo aveva tradito, ma è anche una delle persone più riservate che esistano. Secondo Gruber le poche persone che lavorano effettivamente con lui non ne fanno parola in giro, per cui tutte le informazioni che girano sono sempre indirette. Quando nel 2015 è stato promosso a Chief Design Officer, molti l’hanno visto come un ruolo di facciata, una carica apparentemente prestigiosa ma che lo allontanava dai banchi di lavoro, demandanti ai nuovi vice presidenti Alan Dye (User Interface Design) e Richard Howarth (Industrial Design). Ciò doveva consentirgli di avere meno obblighi da gestire nel quotidiano, controllando l’aspetto di ogni singolo prodotto dell’azienda, ma le voci arrivate a Gruber suggeriscono che si stia impegnando solo nella progettazione dei nuovi store e dell’Apple Campus 2 (per altro in collaborazione con Angela Ahrendts). Si parla quindi di un progressivo distacco dal team che mette in campo le idee ed il design di hardware e software, limitandosi semplicemente ad approvare. Questa nuova posizione non sembra calzargli a pennello, al punto che alcune voci sostengono che sia prossimo ad uscire da Apple e che il volume “Design by Apple in California” rappresenti l’ultimo tributo all’uomo che ha realizzato alcuni tra i prodotti più iconici che siano mai esistiti.

ive-jobs

Gruber, però, sottolinea ripetutamente che si tratta di voci indirette e che ne ha ricevute altre di segno opposto. Dice anche che secondo lui Ive non è affatto in procinto di andarsene e che probabilmente non lo farai mai perché sente il peso dell’eredita lasciatagli da Jobs. Magari sarà un po’ stanco, questo sì, ma si potrebbe dire che le voci sul suo abbandono sono decisamente esagerate.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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