Recensione: Sonnet Echo 15+, il Dock Thunderbolt 2 più completo che c’è

Anche se la connessione USB ha ottenuto una rapida e vasta diffusione su tutti i livelli dell’informatica, i professionisti le hanno da sempre preferito soluzioni più efficienti. Apple ha introdotto la FireWire 400 nell’iMac e nel Power Mac del 1999, intendendola come alternativa alla SCSI, e questa si è poi evoluta in FireWire 800 negli anni a venire. Lo step successivo si è sviluppato sulla base di un progetto di Intel noto con il nome in codice Light Peak, che a seguito della collaborazione con Apple ha preso forma nella connessione che oggi conosciamo come Thunderbolt. L’iMac del 2011 che ho in casa è stato uno dei pochi ad aver avuto sia FireWire 800 che Thunderbolt, mentre l’ultimo dovrebbe essere stato il MacBook Pro del 2012, di lì in poi tutti i computer Apple hanno abbracciato interamente la nuova tecnologia. Piccolo inciso: è interessante notare che in quel caso si optò per un più ragionevole periodo di sovrapposizione invece che per un taglio netto, come è invece avvenuto con l’avvento dell’USB-C. Tra i vantaggi ottenuti con la Thunderbolt vi è certamente quello di una velocità nettamente superiore, che è raddoppiata di generazione in generazione. Siamo così passati dai 10Gbps della prima ai 40Gbps dalla terza ed ultima versione. Attualmente la più diffusa sui Mac è quella intermedia, ovvero la Thunderbolt 2 che ha il connettore strutturalmente identico a quello Mini DisplayPort. Già con questa si hanno a disposizione ben 20Gbps di banda, più che sufficienti per creare dei Dock ricchissimi di porte a partire da un unico cavo.

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Ne ho provati alcuni in passato, ma il Sonnet Echo 15+ mi ha conquistato per la sua incredibile flessibilità, che lo rende senza dubbio il più completo di tutti. La struttura in lega di magnesio è molto robusta, con una lavorazione tale da renderlo praticamente indistruttibile. Inoltre non ci sono cerniere o parti delicate, il tutto sta in piedi grazie ad un sapiente gioco di incastri ed una manciata di viti. In dotazione troviamo il case e l’alimentatore con spina italiana, mentre il cavo Thunderbolt 2 dovrà essere acquistato separatamente (peccato).

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Le dimensioni sono generose, con 21 x 22 cm in pianta e quasi 8 cm di altezza. Questo perché nell’Echo 15+ non ci sono solo tante porte ma anche i vani per installare dischi ed unità ottiche. Più precisamente vi è uno slot per un drive slim sul fronte ed un bay interno che può ospitare un HDD/SSD da 3,5″ oppure due da 2,5″. Lo chassis va interamente aperto per poter raggiungere la scheda logica con i connettori SATA, ed è un’operazione un po’ noiosa.

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Le istruzioni dicono di smontare il pannello frontale (4 viti esagonali davanti e 2 a stella in basso) e poi quello superiore (6 viti a stella). Tuttavia la struttura è così salda che in questo modo non sono riuscito a far scorrere in avanti il top, per cui ho dovuto svitare anche il pannello posteriore (altre 4 viti esagonali e 2 a stella). A questo punto lo chassis si può dividere in singoli pezzi, togliendo anche i due fianchi.

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Avrei certamente preferito una soluzione più semplice, con cassetto estraibile e magari con un paio di fermi svitabili con le dita, ma il vantaggio di una struttura così fatta è che non ha nessun punto debole. Sembra quasi un prodotto artigianale per la sua essenzialità e robustezza. Tolti un paio di lacci che tengono stretti i cavi, si può smontare anche il supporto dei dischi e dell’unità ottica.

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In fase d’acquisto sul sito MacShop, si può optare per la versione senza unità ottica oppure quelle con masterizzatore DVD, lettore o masterizzatore Blu-ray. Io ho scelto quest’ultima, che costa ovviamente un po’ di più però mi ha risolto il problema di dover utilizzare un masterizzatore esterno via USB, che oltre ad essere noioso da attaccare e staccare, non offre medesima sicurezza ed efficienza nella scrittura. Nella maggior parte dei casi i clienti mi chiedono ancora il DVD oltre al video su pendrive, ma più di qualcuno preferisce il Blu-ray e bisogna essere sempre attrezzati per fornirlo. Inoltre può essere utile poter leggere Blu-ray con dati di archivio o, perché no, anche un film.

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All’interno dell’ampio bay da 3,5″, Sonnet ne inserisce uno più piccolo che ne può ospitare due da 2,5″. Questa struttura può essere rimossa nel caso si preferisca installare un HDD tradizionale, altrimenti è già predisposta per quelli più piccoli, che nella maggior parte dei casi saranno SSD.

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Essendo le unità connesse via Thunderbolt, queste vengono gestite direttamente dal Mac, per cui si potranno usare separatamente, oppure unire in set RAID mirror o stripe, a seconda che si prediliga la velocità o la ridondanza dei dati. Su ogni singolo canale SATA III (che in teoria raggiunge i 6Gb/s) ho riscontrato un tetto massimo di velocità di circa 350 MB/s. Anche i dischi che vanno più veloci, come i Crucial MX300 da 525GB che ho usato io, arrestano la loro corsa raggiunto quel limite, sia in scrittura che lettura.

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Crucial MX300 525GB su canale SATA interno

Creando un set RAID 0, invece, si riescono a raggiungere circa 700 MB/s. Provando altri dischi via USB 3 ed eSATA, ho notato che il picco dei 300/350MB/s è presente dovunque. La mia ipotesi è che Sonnet abbia così distribuito la banda al fine di garantire un flusso di dati sicuro e costante anche a pieno carico. Non sono riuscito ad occupare tutte le porte contemporaneamente perché sono davvero troppe, ma anche con 6 dispositivi in uso il sistema risponde senza alcuna incertezza. Visto l’uso spiccatamente professionale di un Dock di questo tipo, ritengo che l’affidabilità sia la virtù più importante e l’Echo 15+ la soddisfa pienamente.

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Ma non sarebbe un Dock senza offrire anche un ricco set di connessioni, che iniziano già sul fronte con 2 USB 3.0 (fino ad 1.5A / 75W), un’uscita audio analogica/digitale ed una ingresso mini-jack per il microfono. Qui notiamo anche le numerose prese d’aria, che sono necessarie per mantenere fresco il dispositivo anche in caso si montasse un HDD meccanico da 3,5″ con elevati rpm.

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Sul retro la quantità di porte lascia veramente di stucco. Sulla sinistra vi sono altre due mini-jack, un’uscita stereo per casse ed una line-in, mentre sotto la piccola ventola (che è anche silenziosa), si trovano le porte Thunderbolt 2. Una sarà impegnata per il collegamento al computer, mentre la seconda consentirà di sfruttare la funzionalità di daisy chain tipica di questa connessione. Si potranno dunque connettere altre periferiche Thunderbolt 2/1, oppure anche uno schermo fino al 4K @60fps tramite un cavo Mini DisplayPort. Nel caso in cui si necessiti di un’uscita video diversa, come la DVI o l’HDMI, basta adoperare un qualsiasi adattatore da Mini DisplayPort. Al centro troviamo una FireWire 800, molto utile per retro compatibilità (specie in ambito audio), ed una porta Gigabit Ethernet. Ma non finisce qui, perché abbiamo anche altre due porte USB 3.0 (per un totale di quattro) e due eSATA.

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Conclusione

Dal punto di vista puramente estetico, il Sonnet Echo 15+ non è uno dei Dock più belli che ci siano, ma non ne ho trovato nessuno che avesse un tale livello costruttivo ed una dotazione di porte altrettanto ricca unita al supporto per dischi ed unità ottiche. L’ho trovato utile persino sul Mac Pro, dove oltre a mancare il masterizzatore non vi sono né porte FireWire né eSATA, e risulta valido anche per iMac e Mac mini, ma il suo compagno ideale è probabilmente il MacBook Pro. Penso anche ai nuovi modelli del 2016 con Thunderbolt 3/USB-C, a cui il Sonnet Echo 15+ può essere connesso con l’adattore Apple, e che con un solo cavo ci offre 13 porte in più, fino a due HDD ed un lettore/masterizzatore ottico. Messo sulla scrivania risolve in un colpo solo esigenze di memorizzazione e connessione, tutto con un unico cavo. Forse in futuro l’azienda produrrà un Dock analogo su base Thunderbolt 3, ma al momento non esiste nulla di così completo sul mercato. È sicuramente un prodotto di nicchia, dedicato a quei professionisti che pur essendo votati al futuro possiedono ed usano dispositivi con connessioni standard ed hanno esigenze ancora contemporanee, come quella della consegna di filmati su supporti ottici. Il Sonnet Echo 15+ è importato in Italia da Blitz Micro e si può comprare sul sito MacShop nelle sue varie edizioni, che partono da 462,50€ per il modello senza unità ottica e raggiungono i 657,10€ con masterizzatore Blu-ray.

Da oggi fino al 31 dicembre 2016, MacShop offre ai SaggiUtenti uno sconto di 20€ (valido su tutte e quattro le versioni dell’Echo 15+) inserendo il codice SO-ECHO-DK nel carrello.

È inoltre possibile richiedere diverse configurazioni di dischi in fase d’ordine, sia meccanici che allo stato solido. Volendo sintetizzare il Sonnet Echo 15+, direi che comprende tutto quello che Apple ha tolto nei Mac dal 2010 ad oggi… e molto di più. Spesso il “professionista” viene immaginato come colui che compra i prodotti all’ultimo grido, mentre in realtà è quello che investe ingenti somme di denaro in dispositivi di qualità, che siano audio, video o di memorizzazione, ed intende continuare a sfruttarli il più possibile. E non è una cosa tanto scontata se ad ogni generazione di computer si perdono alcune porte, tant’è che ci si trova spesso a valutare attentamente un upgrade proprio per non alterare un flusso di lavoro efficiente. Questo Dock, insomma, è un ottimo ponte tra presente e futuro, qualcosa che ci consentirà di mantenere stabile tutto l’apparato produttivo pur dotandosi di computer sempre più moderni e minimali.

PRO
+ Costruzione incredibilmente robusta
+ Ricca dotazione di porte: 4 x USB 3 / 1 x FireWire 800 / 1 x Gigabit / 2 x eSATA
+ Possibilità di connettere in cascata altri dispositivi Thunderbolt 2/1
+ Supporto per monitor fino al 4K @60fps via Mini DisplayPort
+ Possibilità di connettere display HDMI/DVI/VGA con un semplice adattatore
+ Vano frontale per unità ottica, dal masterizzatore DVD a quello Blu-ray
+ Supporto per un HDD da 3,5 o due SSD da 3,5″ (RAID via software)
+ Areazione passiva molto estesa più una silenziosa ventola sul retro
+ 4 porte mini-jack in/out ed uscita ottica TOSLINK
+ Può essere utilizzato anche sui MacBook Pro 2016 con un semplice adattatore T3->T2
+ Supporta anche l’avvio del sistema operativo e il backup di Time Machine

CONTRO
- Montare e smontare i dischi è un’operazione un po’ macchinosa
- Data transfer su singolo canale limitato a 350MB/s (750MB/s in RAID 0)
- Fastidiosa assenza del cavo Thunderbolt in dotazione

DA CONSIDERARE
| Uscirà qualcosa del genere basato su Thunderbolt 3? Difficile a dirsi e per ora non c’è nulla di meglio
| Il costo è importante, ma c’è sia la qualità che l’esclusività di un prodotto destinato ad un target di utenti ristretto e ben definito

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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