Apple: Nokia si organizza con i patent troll per estorcere denaro ai concorrenti

Ero quasi preoccupato dall’avvicinarsi della fine della vicenda Apple vs. Samsung, visto che il mio ruolo di “cronista giudiziario” avrebbe quasi perso il suo significato. Per fortuna, mi è venuta in soccorso Nokia: infatti, proprio stamattina, vi ho parlato della volontà della società finlandese di portare Apple in Tribunale per la presunta violazione di 32 propri brevetti.

A distanza di poche ore dal mio articolo, il Wall Street Journal (via 9to5Mac) ha riportato che Apple ha a sua volta citato Nokia in giudizio, visto che questa ha deliberatamente escluso i brevetti di cui sopra dall’accordo raggiunto nel 2011 fra le due società. In base ad esso, Apple avrebbe potuto utilizzare le tecnologie di Nokia corrispondendo una cifra forfettaria per ogni dispositivo venduto. La transazione fu raggiunta dopo che entrambe le società presentarono ricorso l’una contro l’altra presso la US International Trade Commission per delle presunte violazioni.

Secondo Cupertino, Nokia si sarebbe organizzata con alcuni patent troll per cercare di “estorcerle” quanto più denaro possibile. Infatti, già nel 2015, la società Conversant aveva citato Apple nel tentativo di ottenere un risarcimento di 100 milioni di dollari, assumendo che questa avrebbe violato cinque suoi brevetti, acquistati poco prima proprio da Nokia. Il giudizio si concluse con la vittoria di Apple, visto che le tecnologie coperte da privativa fanno parte dell’accordo sottoscritto con la società finlandese e, pertanto, i suoi effetti si estendono anche a chi acquista i brevetti in un momento successivo.

Ad ogni modo, la questione è ben più complessa di ciò che sembra, visto che, come segnalato in un commento al post di stamane dell’amico e collega Marco Meneghello, il comportamento posto in essere da Nokia configura la fattispecie del “privateering“: la società finlandese vende i propri brevetti a aziende esterne (di solito patent troll) che, apparentemente, non sono ricollegabili a lei, riservandosi, comunque, una concessione in licenza per il loro utilizzo. Dopodiché, gli enti esterni intentano cause ai concorrenti di Nokia al fine di racimolare quanti più soldi possibile e, soprattutto, di sfinirli economicamente.

Se a questo si aggiunge che le proprietà intellettuali in questione sono tutte coperte dai termini del FRAND (che è un accordo internazionale stipulato tra i principali big del settore e che tutela i brevetti essenziali per l’utilizzo di determinate tecnologie, brevetti che, pertanto, devono essere concessi a terzi senza particolari oneri o a costi agevolati) e che esso non è vincolante per le altre società, proprio come i patent troll, il quadro è bello che definito.

Apple, che nel 2014 ha dichiarato di essere la società più citata in giudizio al mondo dai patent troll, ha recentemente presentato un ricorso all’Autorità antitrust americana al fine di risolvere definitivamente la questione, visto che i brevetti FRAND sono vitali per qualsiasi operatore. La vicenda, quindi, assume connotati sempre più interessanti e, per fortuna, avrò ancora modo di parlarvene per tanto tempo.

Elio Franco

Editor - Sono un avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie, codice dell'amministrazione digitale, privacy e sicurezza informatica. Mi piace esplorare i nuovi rami del diritto che nascono in seguito all'evoluzione tecnologica. Patito di videogiochi, ne ho una pila ancora da finire per mancanza di tempo.

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