Apple Watch, col settore fitness non è ancora sbocciato l’amore

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Con l’Apple Watch, l’azienda di Cupertino ha deciso di fatto di impegnarsi non su uno, ma su ben tre settori. Il primo, ovviamente, è quello degli smartwatch, dove mantiene il primato pur soffrendo una forte contrazione rispetto allo scorso anno. Il secondo è la moda, dove Apple può ritenersi soddisfatta essendo addirittura seconda dietro solo a un mostro sacro come Rolex. Il terzo è invece quello del fitness. La più recente analisi di IDC per il terzo trimestre 2016, in tal senso, non riporta buone notizie.

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La contrazione annua del 71% vista nei dati per il mercato smartwatch si riflette pure qui, con Apple che dal secondo posto scivola al quarto, superata abbondantemente da Xiaomi e Garmin. La quota di mercato si è ridotta ad appena il 4,9%. Samsung è peraltro a poca distanza, segnando un corposo +89,9% di vendite rispetto l’anno scorso e portandosi a una quota complessiva del 4,5%. Nei posti di testa, invece, Fitbit consolida ulteriormente la sua leadership con crescite superiori a quelle di Xiaomi. Garmin è cresciuta di più, ma rimane per ora troppo lontana per poter impensierire il duo di testa. Secondo IDC, la discesa di Apple è dovuta a due fattori chiave: l’arrivo tardivo sia della seconda generazione del Watch a ravvivare la gamma, sia di watchOS 3.0 per risolvere alcune problematiche dell’esperienza d’uso e aggiungere ulteriori funzionalità. Nonostante i correttivi, nemmeno per il prossimo trimestre si prevede un sostanzioso recupero del terreno perduto, complice in generale l’apatia degli utenti per il settore smartwatch dopo il boom iniziale.

Io però aggiungerei al mix un altro fattore. Se guardiamo i 5 principali protagonisti degli indossabili per il fitness, notiamo che 4 di essi non hanno solo orologi, ma anche bracciali smart. Fitbit ha una famiglia di band per tutti i gusti; Xiaomi invece con le Mi Band sta spopolando, a maggior ragione dopo il rilascio della seconda generazione. Discorso analogo per Garmin, che ha colto nel segno con le serie Vivofit e Vivosmart, trascinando poi il successivo arrivo di veri smartwatch. Analoga strategia sta perseguendo Samsung con la serie Gear Fit. Per chi è interessato prettamente al fitness, badando meno ad altre funzionalità, i bracciali svolgono in modo egregio il compito e hanno spesso un prezzo d’attacco parecchio inferiore ai 339 € che richiede l’Apple Watch Series 1. Posto che a favore dei grandi numeri Tim Cook e soci abbandonino per una volta la reticenza generale verso la fascia bassa, potrebbe essere dunque una soluzione aggiungere alla gamma una Apple Band dal prezzo ragionevole? In fondo, potrebbe essere sia un cauto entry level per gli utenti iPhone interessati agli indossabili sia un viatico per spingerli successivamente sui più completi Watch. Rimarrebbe però da superare il solito scoglio più filosofico che tecnico, ovvero l’incompatibilità col mondo Android, al contrario dei prodotti rivali. E a meno che non si decida di rivisitare la strategia del “bicchiere d’acqua fredda all’inferno” (cit. Jobs) già vista per iTunes su Windows, o Apple Music su Android per citare tempi più recenti, forse è meglio mettere subito una pietra tombale a ipotesi su un bracciale con la mela.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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