Alla stazione di Cupertino: arrivi e partenze da e verso Mac

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L’ho già detto e ripetuto altre volte, ma trovo davvero surreale che dicendo una cosa positiva su un prodotto Apple si venga considerati ancora oggi fanboy, mentre esprimendo un parere negativo su una scelta o su un prezzo, si venga additati di essere delle banderuole che seguono il flusso del momento. Alcuni lettori dicono che oggi sia di moda parlare male di Apple, ma davvero si vuol dare peso e rilevanza ad una affermazione del genere? Il curioso fenomeno mi ha spinto a ragionare sull’attuale condizione in cui versa l’utenza Apple in ambito computer, perché credo che sia radicalmente cambiata dai primi anni 2000 ad oggi.

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Un tempo si parlava di Mac vs PC e chi sceglieva Apple era convinto al 100%, sapeva motivarti dettagliatamente le sue ragioni ed era difficile argomentare contrariamente senza citare il prezzo, banalizzando un dispositivo hardware/software complesso come un computer in un elenco di fredde specifiche, che non potevano neanche essere comparate 1:1 essendo su architetture diverse. Negli anni 80, ad esempio, in casa avevamo praticamente ogni tipo di computer tranne i Macintosh e quando l’altro giorno ho chiesto il perché a mio padre, mi ha risposto che erano ottimi per chi faceva grafica o per le tipografie, ma che costavano troppo e non ci si potevano fare molte cose che a lui piacevano e servivano. Oltre ad essere insegnante, aveva la passione della programmazione e, di conseguenza, mirava al pubblico più ampio ed eterogeneo del mondo PC. Mettiamo questi utilizzatori storici di computer Apple sotto la lettera X e andiamo avanti.

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Poi c’è stata un’era in cui comprare un Mac era persino conveniente. Magari non in termini assoluti rispetto il mercato medio/basso, perché quello non è mai stato in discussione, ma iniziava ad essere evidente che questi offrivano tutto quello che si trovava nel mondo PC high-end con l’aggiunta di un design, ingegnerizzazione e software migliori. A tutto ciò si è aggiunto il successo di iPhone, che ha portato Apple sulla cresta dell’onda e trainato le vendite di Mac in un’epoca in cui i computer vendevano (e vendono) sempre meno. Non avete idea di quante persone sono passate a OS X negli ultimi anni per via dei MacBook Air prodotti dal 2010 in poi. Computer che non hanno avuto rivali nel mondo PC per diverso tempo e che hanno cambiato radicalmente l’idea di “portatile”. Quel computer è stato l’esempio perfetto di quel che poteva fare Apple e non riusciva agli altri, per altro con un prezzo niente affatto elevato. Tutti questi nuovi utenti che hanno scelto ragionevolmente li mettiamo sotto la lettera Y.

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I lamentosi sono sempre esistiti e quando Apple sembrava applicare il cambio 1:1 dovevamo sempre spiegare che il prezzo in dollari non tiene conto delle tasse locali e che nei mercati secondari c’è sempre da pagare un dazio aggiuntivo per questioni logistiche ed amministrative (ovviamente più elevato in Italia perché siamo notoriamente pessimi dal punto di vista burocratico e fiscale). Però i Mac erano vivi e vegeti, Apple ci proponeva hardware soddisfacente, con il passaggio all’architettura Intel le CPU erano spesso in anteprima e c’è stato anche un fiorire di nuove applicazioni pesanti che hanno tentato l’approdo – o il ritorno – su OS X. Tutto andava a gonfie vele, si potrebbe dire, ma mentre una marea di nuovi utenti Mac crescevano, una ondata di vecchi professionisti iniziava a muoversi in direzione opposta. Tutto ciò è iniziato in quegli anni in cui Apple ha trascurato drammaticamente i Mac Pro, gli stessi in cui ha anche eliminato dalla produzione gli Xserve, ovvero il 2008/2009.

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ByeBye Xserve

Proprio allora io decisi di acquistare il mio primo Mac Pro, che poi mi durò diversi anni finché non passai al modello successivo nel 2013 (con un intermezzo in cui sono riuscito a lavorare con un MacBook Pro molto carrozzato anche in studio). Questo per dirvi che sono uno di quelli che ha creduto e crede in Apple ancora oggi, al punto tale da aver speso oltre 5000€ per il Mac Pro 4 anni fa e 3000€ per il portatile 15″ di oggi, che è bellissimo e ha tanti pro, ma onestamente non svolge il mio lavoro bene come vorrei. E io sono un singolo umile professionista, pensate quando questi costi si devono moltiplicare per 10 o anche oltre, se giustamente non ci si ferma a ragionare. Ma a ragionare su cosa? Io ho sempre criticato alcuni aspetti dei prodotti Apple semplicemente perché la perfezione non esiste e se si elencano tutte le cose positive allora lo si deve fare anche per quelle negative. Fino a pochi anni fa i contro erano per me pochissimi, mentre oggi sono di più e li percepisco maggiormente avendo maggiori necessità dal punto di vista hardware. E quindi un misto di condizioni oggettive e soggettive per quanto mi riguarda, e non ho mai negato che fosse così. Ma smettiamola di parlare di me, perché è di voi che mi interessa.

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A prescindere dai vari filoni e mode del momento, da chi scrive per ricevere clic o traducendo articoli di altri senza neanche capirli – tutte cose che onestamente preferisco ignorare – tastando il polso delle persone a me vicine e degli utenti di SaggiaMente, noto che l’ambiente è effettivamente molto cambiato. Per prima cosa devo dire che esiste una grandissima fetta di utenti che usa i computer Apple in quanto comodi, efficienti, belli e con un sistema operativo eccellente. Mettiamoli sotto la lettera Z e diciamo che sono più o meno soddisfatti anche oggi. C’è la questione del prezzo, è vero, che in parte è cresciuto per via dei recenti redesign e in Europa anche per le drastiche variazioni nel cambio dal 2010 ad oggi, ma alcune di queste persone si ricordano di Mac che costavano svariati milioni di lire più dei PC “equiparabili”, per cui non vedono nulla di nuovo sotto il sole. E anche chi è arrivato nel mondo Apple più di recente ma non ha particolari esigenze in termini si prestazioni, è comunque ben disposto a spendere la cifra richiesta da un MacBook o da un MacBook Pro 13″ base, perché si trova in quello che è ormai riconosce come il proprio ambiente, dove tutto fila (più o meno) liscio. Mia moglie rientra proprio in questa ulima categoria W, che pur di non usare Windows preferirebbe un Mac mezzo rotto di 10 anni fa.

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Una parte di quello zoccolo duro di vecchi professionisti delusi, però, c’è. E non lo dico solo per i commenti che leggo su questo sito, solo per le testimonianze che ricevo giornalmente via email, solo perché mi ci sento coinvolto anche io in prima persona o solo perché “in giro si dice così”, sono tutte queste cose insieme a darmene la certezza. Non è una cosa che si trova facilmente nelle trimestrali o nei dati di vendita, perché ormai lo sappiamo che a fare i numeri sono gli iPhone e che tutti i nuovi acquisti di iMac e MacBook compensano ampiamente quella ristretta cerchia di utenti prosumer che leva le tende. Proprio qualche giorno fa ho ricevuto la mail di un lettore di lunga data del sito che ha venduto tutti i Mac Pro ed ha acquistato workstation Dell da oltre 20.000€ l’una. Semplicemente perché computer del genere Apple non li fa più e anche il Mac Pro più recente (che è del 2013, da notare), non arriva ad un briciolo di quella capacità di elaborazione dati. E a lui Windows non piace, così come non piace a me, ma se uno deve usare delle applicazioni specifiche per il proprio lavoro importa relativamente poco. La versione 10 è sicuramente tra le più stabili che io abbia provato, ma questo non significa che sia esente da problemi. Basta comunque avere un backup del disco di avvio e gli snapshot attivi per dormire sonni tranquilli. Cose che ho e che conviene avere anche su macOS, quindi nulla di nuovo alla fine dei conti (se non che forse si useranno più spesso).

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Quindi ci troviamo con una corposa parte dell’utenza professionale/storica X che si è allontanata a cui si sta sommando una larga fetta di quella Y che non rientra in Z o W. Traducendo: tutti quelli che avevano scelto un Mac perché oltre ad essere bello e blablabla era anche l’unico ad offrire un certo livello di qualità, potenza ed efficienza, specie in mobilità, stanno iniziando a valutare alternative se non sono nel frattempo rimasti completamente stregati dalle indiscutibili qualità di macOS. Se dentro di queste persone c’è anche un briciolo di apertura verso Windows (o Linux, per carità), ecco che la concorrenza diventa improvvisamente più interessante. E già, perché in realtà lo è davvero. Ci sono sempre le dovute differenze da fare, a vantaggio o svantaggio di un ambiente sull’altro, ma effettivamente oggi i pochi grossi produttori di computer che son rimasti in piedi, hanno tutti imparato da Apple (e dagli utenti) l’importanza di un buon design oltre che delle specifiche. Se devo dire la mia, non vedo un portatile come il MacBook Pro in giro, forse i Dell XPS, ok, ma trovo il portatile Apple superiore quasi per tutto, stessa cosa dicasi per gli all-in-one quando si parla di iMac. Inoltre sono tra quelli che ha avuto una infruttuosa esperienza con il Surface Pro 4 (e dire che ci avevo puntato molto), per cui l’intrigante Surface Studio mi piace ma non ho neanche pensato per un solo secondo di acquistarlo.

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In tutti i casi anche tra gli irriducibili alla lettera Z inizio a vedere qualche leggera incertezza. Qualcuno che sotto sotto pensa che forse potrebbe fare a meno di qualche etto di metallo finemente lavorato o di un trackpad grande come un cocomero per avere le porte che usa tutti i giorni e che, senza alcun dubbio, gli serviranno ancora per qualche anno. Qualcuno che proprio non ce la fa o non vuole spendere 3000€, ma vorrebbe un 15″ aggiornato con hardware attuale. Qualcuno che, magari, vorrebbe un MacBook semplice e comodo come quelli di un tempo, mentre oggi si ritrova un oggetto costoso e bellissimo che al di fuori della mobilità estrema presenta più di qualche limitazione. Visto che poi mi si dice sempre (e spesso anche brutalmente) che critico Apple per sport, io non sono questo qualcuno e continuo ad avere solo Mac come portatili. Inoltre capisco e faccio confronti con gli XPS, ma quando ho avuto il 13″ l’ho trovato poco entusiasmante. Forse mi ispirano più i Razer ad oggi, ma solo perché sembrano delle copie dei MacBook più pompati ed aperti. Il punto, a cui vorrei arrivare, è che qui è tutta questione di numeri. Tra X, Y, Z e W, c’è un via vai piuttosto fremente negli ultimi anni, molto di più di quel che dall’interno avevo immaginato. Sono tanti i nuovi acquirenti ma non sono trascurabili neanche quelli che si allontanano. Delle 10 persone a me vicinissime che ho portato nel mondo Apple anni or sono, adesso ne sono rimaste solo 4. È una statistica inutile, lo so, perché altrettante saranno entrate da altre parti, ma onestamente mi dà da pensare perché un tempo era quasi impossibile che dopo aver acquistato un Mac si tornasse su altra piattaforma se non per obblighi lavorativi (es. per quei sw che richiedono esplicitamente Windows). E poi inizio a chiedermi: che succederebbe se nel mondo Mac restassero solo gli utenti con minime esigenze, occhio per il design ed ampio portafoglio? Perchè per le casse di Apple non cambierebbe molto, infatti non mi pare che siano in crisi, ma nel quadro generale che impatto avrebbe sul valore del brand? Io posso solo constatare che oggi chi ha esigenze vere purtroppo è sempre più lontano dalla piena soddisfazione con i Mac (non è un caso che io non abbia scritto semplicemente “insoddisfatto”).

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Ho una sola preghiera nei vostri confronti, ovvero quella di non tradurre ogni nostra parola negativa su un Mac o su altro dispositivo come una critica totalitaria contro Apple e chi usa dispositivi Apple, anche perché sarebbe come criticare prima di tutto noi stessi. Spero davvero che capiate che ci muoviamo in questo fiume insieme a voi, seguendo l’evoluzione delle cose, studiando, sperimentando, mettendo tutto in discussione giorno dopo giorno, perché è questo che siamo e questo vogliamo essere. Potete legittimamente essere in disaccordo con noi, ma non dimenticate che prima di tutto è la passione a guidarci. E questo non cambierà mai.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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