Recensione: AKiTiO Thunder2 Quad, 4 dischi con stile via Thunderbolt 2

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Mentre ci si guarda intorno in attesa che le periferiche Thunderbolt 3 annunciate arrivino sul mercato, io ho riscoperto quelle Thunderbolt 2. Ovviamente la nuova generazione ha alcuni vantaggi, riassumibili essenzialmente nel raddoppio di banda e nella possibilità di caricare il computer connesso, ma ha anche alcuni lati negativi al momento. Il più importante per me è quello della retro compatibilità, nel senso che comprando oggi un prodotto con Thunderbolt 3 lo si può usare su un solo Mac: il MacBook Pro 2016 (recensione). Io che ne ho più di uno, compreso il Mac Pro, non trovo ancora conveniente acquistare un prodotto con Thunderbolt 3 se mi serve adoperarlo su tutti. Ciò è valido doppiamente per lo storage, ambito in cui saturare i 20 Gbps di banda della Thunderbolt 2 è già molto difficile e i 40 Gbps della 3 sono praticamente inutili, a meno di non dover creare lunghe catene di dispositivi. Inoltre la Thunderbolt 2 è una e una sola e funziona ovunque senza problemi (Mac e PC), anche con un adattatore da Thunderbolt 3 sui nuovi computer, mentre con quest’ultima abbiamo visto che ci sono potenziali incompatibilità dovute alla componente USB-C da tenere sott’occhio.

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Ho voluto così provare l’AKiTiO Thunder2 Quad, un case che supporta fino a 4 dischi 3,5/2,5″ e dispone di due porte Thunderbolt 2, in modo da collegarsi al computer ed offrirne una seconda in cascata. Questa si può usare per un altro dispositivo Thunderbolt 2, ma anche per monitor DisplayPort e per tanto altro con eventuali adattatori (ad es. Ethernet o Firewire). Il prodotto è concettualmente simile all’OWC Mercury Elite Pro Qx2 che ho recensito a gennaio ma con una sostanziale differenza alla base. Qui i dischi vengono passati al computer così come sono e, grazie alla connessione Thunderbolt, il sistema li tratta come se fossero interni. Questo può essere un pregio o un difetto a seconda dei punti di vista che approfondiremo a breve.

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Nel frattempo analizziamo il prodotto dal punto di vista fisico, iniziando dalla confezione. Questa è piuttosto ricca di viti di, contiene l’alimentatore (esterno) con spina schuko, un ferma cavi a strappo, una sacca morbida da trasporto ed un cavo Thunderbolt 2.

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Sul retro notiamo invece le due porte Thunderbolt 2, la presa per l’alimentazione ed un tastino di accensione. Questo è più sofisticato del tradizione 0/1 ma non lo trovo preferibile all’atto pratico. Se si toglie l’alimentazione a monte il case rimarrà spento finché non si premerà nuovamente l’accensione, mentre se si lascia un selettore fisico su 1 si può ridare corrente anche da remoto con una presa intelligente e sapere che si accenderà.

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L’apertura del coperchio frontale non richiede una chiave (come nel caso del modello di OWC), ma ha un sistema di sblocco posto alla base, tra i due piedini frontali. Bisogna attivarlo e contestualmente ruotare il case in avanti. È strano come sistema, ma funziona.

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Le similitudini con il case di OWC continuano anche all’interno, dove troviamo una struttura molto simile nei i 4 vani porta disco. In realtà questi sono praticamente identici esternamente e per il meccanismo di apertura, ma all’interno il vano di supporto è completo e non ha solo i lati. Questo vuol dire che possiamo installare più comodamente sia HDD che SSD da 2,5″.

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Altri elementi distintivi sono il colore nero e la griglia frontale divisa in due sezioni. C’è poi anche una maniglia in cima, realizzata per altro in modo eccellente, che si è rivelata utile in un paio di occasioni ma si tenderà a dimenticare una volta trovata la sua posizione. Qualche volta mi ha dato fastidio non avere il top liscio perché non ci si può poggiare nulla; non che sia indicato farlo, ma saltuariamente può capitare se si ha la scrivania impegnata.

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Montati i quattro dischi ed acceso il Thunder2 Quad, il Mac li ha riconosciuti tutti singolarmente, esattamente come previsto per un case Thunderbolt. Prima accennavo al fatto che questo può essere un vantaggio o uno svantaggio a seconda dei punti di vista, ora cerchiamo di capire perché. Intanto AKiTiO ci fornisce a corredo solo il software “AKiTiO Data Multiplier”, il quale non fa davvero nulla di particolarmente rilevante. Elenca giusto i dischi e consente di fare delle copie, ma non offre funzionalità per la creazione di un set RAID. Queste esistono nativamente in macOS ma non molto evolute. Tramite l’interfaccia è possibile lavorare in Stripe o Mirror, che avrebbero senso solo per coppie di dischi. Avendone quattro, invece, le soluzioni che ritengo più indicate sono il RAID 5, 6 o il 10.

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Da terminale è possibile ottenere manualmente un 1+0 (da Utility Disco non ho provato) andando a generare prima due RAID Mirror e poi mettendoli in Stripe, ma personalmente tendo a preferire l’efficienza e la velocità del RAID 5. Se si è interessati a questo e non avendo software a corredo fornito da AKiTiO, sarà necessario acquistare una licenza di SoftRAID (recensione) ad un prezzo di 175€, che vanno aggiunti a quelli necessari per l’acquisto del case. Non è una cosa insolita, sia chiaro, anzi è la prassi per i case Thunderbolt, ma è opportuno tenerlo a mente. Quello che penso si possa considerare un vantaggio a tutto tondo, è che con un RAID affidato al nostro software o sistema operativo non rischieremo mai di perdere i dati a causa di un danno al case, eliminando almeno un fattore di rischio. Gli stessi dischi continueranno a funzionare in RAID 5 anche connessi singolarmente o messi internamente ad un computer; oppure si potrebbero passare in un nuovo case Thunderbolt 3 tra cinque anni (anche di marca diversa) e continuerebbero regolarmente a funzionare.

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Il lato negativo principale è probabilmente quello del maggior costo di gestione dovuto all’eventuale acquisto di una licenza SoftRAID e, per alcuni, anche il fatto di legare indissolubilmente i contenuti ad un sistema operativo. Con un case dotato di controller RAID, invece, possiamo scegliere un file system supportato da macOS e Windows, oppure anche HFS+/NTFS e leggerli dai sistemi opposti grazie a software come Fuse o quelli a pagamento di Paragon (che personalmente uso e trovo abbastanza affidabili). In termini di velocità, i 4 dischi HGST Deskstar da 4TB che ho usato si sono dimostrati davvero ottimi. Con una configurazione in RAID 5 ho registrato 380MB/s in lettura e 360MB/s in scrittura.

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Ovviamente con dischi meccanici la velocità sui piccoli blocchi non è elevata come avviene negli SSD, ma, considerando i costi di entrambi, sono ancora una scelta obbligatoria quando si devono raggiungere capacità di storage molto elevate.

akitio-thunder2-quad-bench-2Con il RAID 5 si usa la capienza di tutti i dischi meno uno, per cui nel caso di esempio si tratta di 12TB effettivamente usabili su 15, con il vantaggio che si può sopportare la rottura di un disco. A tal proposito, la verifica sullo stato dei singoli dischi operabile tramite i controller esterni non è sempre completa e puntuale come quella che offre SoftRAID con il suo monitoraggio continuo.

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Conclusione

Ricapitolando brevemente i punti essenziali di questa recensione, il Thunder2 Quad di AKiTiO è un case con una eccellente qualità strutturale ed un’estetica pulita, resa meno banale dalla presenza di una maniglia. Di per sé non fa molto altro che portare 4 dischi direttamente sul bus PCI del nostro computer grazie alla connessione Thunderbolt 2, ma è quello il suo pregio maggiore. Da quando i Mac Pro sono diventati dei piccoli cilindri miniaturizzati, chiunque abbia bisogno di tanto spazio di archiviazione è costretto ad usare strumenti di questo tipo, come già avveniva per i portatili e gli all-in-one. Ma in realtà sono comodi a prescindere da questo, perché ci consentono di centralizzare una grande quantità di dati con una buona dose di sicurezza (che dipende chiaramente dal tipo di RAID prescelto e dalle policy di backup) in un’unico spazio compatto e con una singola alimentazione. Possiamo connetterlo una volta a quel computer, una volta ad un altro e persino portarlo in viaggio o nella casa a mare, tanto per fare un esempio. È un po’ rumoroso, questo si, perché la dimensione complessiva è quasi a filo con i dischi, per cui se ne sentirà il rumore dovuto all’operatività, ma per fortuna si può anche posizionare più distante vista la minima decadenza di prestazioni via Thunderbolt 2. Il prezzo di questo case senza dischi è di 415,60€ su MacShop, che sono ben di meno del suo omologo di OWC, il ThunderBay 4, che ne costa 543,40€. Questo giusto per dire che per la categoria non è certamente un prodotto costoso.

PRO
+ Costruzione eccellente
+ Molto compatto
+ Massima velocità grazie alla Thunderbolt 2
+ Possibilità di connettere in cascata altri dispositivi (anche schermi)
+ Semplice da montare, configurare ed usare
+ Buona dotazione
+ Più economico dei diretti concorrenti

CONTRO
- È un po’ rumoroso
- Manca un software a corredo per il RAID 5

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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