Ogni giorno scattiamo foto, giriamo video e scriviamo testi, producendo a livello globale un’enorme mole di dati. Secondo uno studio della Northeastern University nel 2013 il totale dei dati memorizzati ammontava a 4,4 zettabyte, ovvero 4,4 miliardi di terabyte, destinati a diventare 44 entro il 2020. La maggior parte di tutta questa informazione viene definita dark data, ovvero dati non strutturati, difficili da categorizzare, leggere e far analizzare ai sistemi informatici. Per i colossi della Silicon Valley che fanno dei dati un business, questo è un enorme potenziale sprecato. Ecco perché non stupisce l’investimento fatto da Apple e segnalato sulle pagine di TechCrunch.
Con un esborso di circa 200 milioni di dollari, l’azienda di Cupertino ha acquisito la compagnia Lattice Data, specializzata proprio nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale per trasformare dark data in informazioni strutturate. Secondo l’unica fonte di TechCrunch l’affare è stato concluso un paio di settimane fa, e circa 20 ingegneri di Lattice Data sarebbero entrati a far parte dell’organico di Cupertino. Non è chiaro quale sia l’utilizzo che Apple farà del nuovo know-how acquisito, ma sembra che in passato Lattice Data sia entrata in contatto con altre società, come Amazon e Samsung, discutendo della possibilità di migliorare le intelligenze artificiali dei vari assistenti virtuali. Altre possibili applicazioni potrebbero vertere sui temi della guida autonoma e dell’analisi di big data in campo medico.