Dallo smartphone alla casa: Siri Home potrebbe arrivare il 5 giugno

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Uno dei motivi che mi ha portato alla realizzazione del #ProgettoRete è stata la progressiva insoddisfazione per le funzionalità stringenti delle basi AirPort. Ciò non toglie che ne sono stato un convinto utilizzatore per diversi anni, trovandole semplici, comode ed efficienti. Dispiace un po’ che Apple le abbia mandate in pensione ma aspettiamo a suonarne la marcia funebre perché questo potrebbe rivelarsi solo un temporaneo ritiro spirituale in previsione di una futura rinascita. Magari con una vocazione diversa ma raccogliendone alcuni tratti identitari.

AirPort Express ed Extreme vs Amazon Echo ed Echo Dot: simili fuori, diversi dentro

Uno dei settori più interessanti degli ultimi anni è quello degli assistenti vocali, i quali si stanno lentamente emancipando dalle rigide scocche degli smartphone per trovare un posto di rilievo nelle nostre case. Amazon è stato un precursore commerciale di questo trend con la sua linea Echo e la voce di Alexa, ma le più importanti aziende del settore si stanno muovendo rapidamente nella stessa direzione. Ormai le chiamiamo Intelligenze Artificiali, cosa che suona un po’ esagerata in base all’effettiva efficienza paragonata a quella dell’immaginario fantascientifico, ma è pur vero che siamo noi stessi a spostare l’asticella delle aspettative sempre più avanti, in un percorso di progresso che potrebbe non vedere mai la scritta fine. Tuttavia questi assistenti dai nomi bizzarri sono ormai una realtà conosciuta da tutti, al punto da diventare un vero e proprio fenomeno di costume. Dopo il furore che fece Siri nel momento del suo lancio, Alexa è quella che ora viene citata spesso dai media generalisti.

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Se si sommano tutte queste cose ad un andamento delle vendite che sembra positivo, il mercato degli assistenti vocali da casa sembra ormai ben più che una semplice promessa. Ecco perché le aziende proprietarie delle relative intelligente artificiali stanno seguendo la stessa strada di Amazon. Lo ha fatto Google con Google Home e anche Microsoft, mettendo Cortana dentro uno speaker Harman/Kardon. Chi manca all’appello? Siri.

In realtà questa è già disponibile in una forma simile a quella dell’Amazon Echo, per lo meno nei paesi in cui la Apple TV di quarta generazione abbia le funzionalità di controllo vocale attive sul Siri Remote (“ovviamente” non l’Italia). Tuttavia l’esperienza di interazione con Alexa risulta completamente diversa ed è quella a fare la differenza. La Apple TV non ha uno speaker integrato e non può risponderci se la TV o l’impianto stereo connessi non siano già accesi. Inoltre la sua posizione spaziale viene vincolata proprio dalla vicinanza a questi dispositivi e l’interazione richiede l’uso del Siri Remote, per cui si fa prima a prendere lo smartphone. Con Amazon Echo e parenti si può invece richiamare Alexa da tutta la casa in qualsiasi momento, eliminando ogni forma di frizione e rendendone l’uso del tutto fluido e semplice per chiunque. Sorvolando sulle questioni legate a privacy e sicurezza, che richiedono approfondimenti ben più estesi, Apple non ha ancora trovato un modo di dare un corpo a Siri che prescinda dalla singolarità dello smartphone personale e si integri in un ambiente casalingo.

Un anno fa avremmo ancora potuto dire che fosse un esperimento tutto da verificare, mentre ora sappiamo che prodotti del genere vendono e sono fortemente attesi in tutte quelle nazioni dove non sono ancora disponibili. Già dall’anno scorso io ne suggerivo l’integrazione all’interno delle vecchie basi AirPort. L’ho fatto nei live del #SaggioMela (il prossimo è il 5 giugno alle 18:30), nei podcast e persino negli articoli sul sito, ma non sono convinto che sia l’unica o la migliore soluzione possibile. Tecnicamente non dovrebbero esserci particolari problemi ma quale sarebbe il senso? Inoltre le basi AirPort hanno un problema simile a quello delle Apple TV per la localizzazione, dal momento che devono essere posizionate vicino al modem e, quindi, alla linea telefonica.

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Questo è un grosso limite che rischierebbe di minare gravemente l’efficacia di un prodotto del genere. Per questo ad oggi non la ritengo più una soluzione ottimale quella di integrare completamente le funzioni di una base AirPort con quelle di un assistente vocale. La forma un po’ ci inganna e ci fa pensare che siano perfettamente complementari ma per la destinazione d’uso non si può prescindere da una libera collocazione all’interno delle mura domestiche. Forse si potrebbe creare una base che si connetta al modem ed alla rete, per un accesso cablato più efficiente, e poi uno o più dispositivi client da posizionare dove si preferisce, creando un reticolo che può, al tempo stesso, funzionare da ripetitore per il segnale wireless. Una cosa è certa: se ci stiamo riflettendo su noi, figuratevi se non lo stanno già facendo in Apple già da qualche tempo. In effetti si mormora che vedremo qualcosa del genere proprio nell’imminente WWDC 2017, anche se i dettagli sono piuttosto vaghi. Un brevetto emerso alcuni giorni fa su Apple Insider mostra un dispositivo cilindrico con una serie di speaker ed accorgimenti tecnici legati sia alla sua costruzione che all’implementazione di sensoristica di ogni tipo, che potrebbe in qualche misura collegarsi a questa sorta di Siri Home. Non mi dispiacerebbe se Apple fosse riuscita ad integrarvi all’interno delle funzionalità di Access Point, in modo da ripescare i gloriosi fasti ed alcune innegabili comodità delle base AirPort, ma anche un prodotto più semplice e simile a quello che ha dato il via alla categoria potrebbe essere accolto molto positivamente. Si potrebbe giustamente pensare che non sia da Apple entrare in un nuovo mercato senza apportare novità – infatti me ne aspetterei più d’una in tal senso, magari per il sistema di controllo o per una costruzione particolare – ma, se devo essere sincero, credo che basterebbero una buona esperienza d’ascolto, l’integrazione nativa di AirPlay e la possibilità di interagire con Siri come bonus per iniziare a posare un piede nella giusta direzione.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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