Lo smartphone morirà per mano della realtà aumentata? Forse, ma è presto per dirlo

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L’evoluzione è un processo continuo, che non conosce soste. Qualcosa che oggi riteniamo il massimo della tecnologia, domani potrebbe essere solo un bell’oggetto di antiquariato (sebbene in certi casi si riesca a sfuggire a tale regola, come approfondito in una mia precedente riflessione). Nel mondo della comunicazione, i mutamenti sono forse ancor più repentini. Sembra passata un’eternità, ma non sono trascorsi nemmeno 20 anni dal momento in cui abbiamo iniziato a vedere cellulari dotati di connettività Internet, partendo dal primordiale WAP su lenti reti GSM per arrivare ad oggi con smartphone iperaccessoriati e potenti che permettono di navigare sul velocissimo 4G, col suo successore non troppo lontano dall’arrivare. Ma il telefono stesso, potrebbe essere rimpiazzato da altre tipologie di dispositivi personali? Per Alex Kipman di Microsoft, non è una questione di se, ma di quando.

L’affermazione arriva all’interno di una lunga intervista concessa a Bloomberg, incentrata sul Surface Laptop fresco di presentazione. Sulla possibilità tanto vociferata che l’azienda di Redmond espanda il più fortunato brand Surface anche alla telefonia, Kipman si esprime così:

Lo smartphone è già morto [..] È solo che gli utenti non se ne sono ancora accorti

Presa così può suonare un’affermazione alquanto forte, per i detrattori di Microsoft anche una buffa rosicata. Perché proprio coloro che hanno avuto ripetuti insuccessi con Windows su smartphone ora vengono a dirci che quest’ultimo è morto? Ma bisogna guardare al contesto in cui si stanno muovendo Satya Nadella e soci. Stanno investendo sull’espansione di Windows in vari settori, soprattutto quello della realtà aumentata, sia in prima persona tramite gli Hololens (visibili qui sopra) sia fornendo gli strumenti software ai produttori di dispositivi e agli sviluppatori di app dedicate. Kipman è una delle personalità di Microsoft più coinvolte nell’iniziativa e vede fiduciosamente nell’AR, in una sua forma connessa con le reti mobili, ciò che sostituirà gli smartphone.

Ad essere sincero, nutro scetticismo su questa previsione. Non tanto sulla fattibilità, quanto sulle tempistiche. Kipman non si è sbilanciato in tal senso, ma il modo in cui si è espresso definendo lo smartphone già morto appare delineare uno scenario non così a lungo termine dall’avvenire. Ma la realtà aumentata sta solo negli ultimi tempi iniziando ad intensificarsi nel suo sviluppo e tanti sono i fattori da considerare. Al di là dei sicuri alti costi iniziali e dell’integrazione dei componenti primari (4G/5G, set audio, fotocamera, sensori, ecc.), i visori AR dovranno confrontarsi con situazioni specifiche. Avranno bisogno di adattarsi ai difetti visivi di una buona fetta della popolazione mondiale, richiedendo l’adozione di lenti graduate, e con montature molto curve è tuttora una sfida anche per i fabbricanti di occhiali da sole non smart. L’alternativa è convincere a passare alle lenti a contatto, iniziativa del cui successo dubito (molti non possono e/o vogliono saperne).

Occorre poi considerare il mezzo d’input predefinito: difficilmente le persone accetteranno di andare in giro gesticolando di continuo per attivare specifiche funzioni tramite il riconoscimento gestuale. Si dovrebbe dunque puntare su un sistema di eye-tracking, per far sì che il movimento degli occhi nel campo visivo delineato dalle lenti possa tradursi in operazioni singole o multiple, distinguendo in maniera precisa tra mosse volontarie e involontarie, agendo analogamente alle tecnologie di palm rejection che svariati schermi a tocco usano per evitare ditate dalle conseguenze sgradite. Del tutto da esplorare è la questione ipovedenti/non vedenti, trovando il modo d’integrare efficienti soluzioni d’accessibilità che permettano di utilizzare i visori in modalità solo audio. Infine, più in generale, vedo una sfida socio-culturale di fondo: convincere anche coloro con vista 10/10 ad indossare un paio di grossi occhiali per parecchie ore al giorno. Di fatto rischia di non differire così tanto da situazioni già viste in altri contesti, come il cambio automatico nelle macchine che per anni è stato considerato solo un ausilio per disabili e non un potenziale comfort per tutti i guidatori che lo desiderassero, pagando il sovrapprezzo. Gli occhiali dovranno perdere la percezione di semplici strumenti correttivi, per farne accettare l’uso prolungato, non esclusivamente al sole, da parte di chiunque.

Lo smartphone morirà? Può essere. Ma se Microsoft avrà ragione – così come Apple e Google che parimenti stanno investendo sulla realtà aumentata – si tratterà di aspettare tanti, tanti, tanti anni per vedere eseguita la condanna pronunciata da Kipman. Ne passerà di acqua sotto i ponti e ci consentirà prima di allora di vedere ulteriori evoluzioni interne al mercato smartphone, volte a raggiungere un obiettivo ancor più ambizioso, la fusione coi PC stessi in un singolo prodotto, adattabile al contesto con docking station o anche collegato senza fili a monitor, tastiera e mouse. Sarebbe strano se proprio Microsoft non cogliesse a proposito l’opportunità data dall’imminente versione per ARM di Windows 10 nella sua forma completa, unita a un’interfaccia scalabile, per aggiungere un altro bel pezzo alla famiglia Surface.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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