AsSaggio: LinQ unisce ricarica Qi ed uno stand per cuffie, una soluzione perfetta

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L’altro giorno pensavo di avere avuto un’idea strabiliante ma l’euforia è durata molto poco. Mi sono accorto che sul mio comodino ci sono sempre almeno due cose: stand per cuffie e per la ricarica dello smartphone. Dal momento che gli ultimi iPhone hanno supportano lo standard Qi e che ci sono basette che appaiono come dei semplici dischi, mi sono detto: perché non unire le due cose? Sono partito da uno stand per cuffie minimale, tutto bianco, dal costo di circa 10€, a cui pensavo di “appicciare” sotto la basetta Qi Aukey dello stesso colore (ne ho parlato qui). L’idea era quella di divertirmi un po’, lo ammetto, ma anche di scrivere uno dei miei Ipse-Trix-It e realizzare qualcosa di utile. Nella strada dal paese delle favole alla realtà, ho incrociato prima un problema e poi una soluzione. Per far passare il cavo della base Qi in modo poco visibile dietro lo stand per cuffie, ho deciso di realizzare un piccolo foro con il trapano sul supporto di metacrilato. Risultato: arrivato circa a metà si è spezzato in due.

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10€ sprecate in nome dell’evoluzione della civiltà umana sono poca cosa, per cui me ne sono fatto una ragione abbastanza in fretta. Però l’idea sembrava carina. Fin troppo carina perché nessuno ci avesse pensato dopo tanti anni di diffusione di questo standard (no, non è nato con iPhone 8 e X). Mi decido dunque a fare una ricerca sui vari siti online, ed ecco apparire il LinQ. Lo troverete anche con altri nomi, avrete capito ormai come funziona coi prodotti cinesi, ma il succo è che si tratta proprio di quello che volevo realizzare io. Certo il mio sarebbe stato “fatto in casa”, per cui meno perfetto ma più simpatico, però questo è già bello che pronto ed ha un costo complessivo inferiore alla somma dei due componenti. La domanda vera è: chi è questo “LinQ”? Come ha fatto a rubarmi l’idea e a realizzare il prodotto prima di me? Saremo mica tutti spiati dagli Alieni? Oppure ho lasciato accesa una webcam cinese nel mio laboratorio segreto di gadget impossibili? Mentre la nebbia si diffonde su questi oscuri pensieri, direi di passare a cose più serie.

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Il LinQ è esattamente quel che ti aspetti, una base Qi a cui è stato applicato un piedistallo con un reggi cuffie. Lo stesso è disposto leggermente arretrato, così da lasciare il giusto spazio per appoggiare lo smartphone. La costruzione è quel che è, mediocre ma rassicurante per gli agganci stabili nella fase di montaggio (arriva in 3 pezzi). Questo che vedete è il modello in bianco, dove tutti quegli elementi sulla base non sono il massimo. Dal vivo risultano meno evidenti che in foto, ma in un ambiente diverso avrei scelto sicuramente la variante in nero (anzi, aspettate un attimo… eccomi, l’ho presa per studio). iPhone “normali”, Plus o X, vengono correttamente ospitati dalla base di ricarica, che non è del tipo veloce e ne sono contento. Le 3h che gli servono per ricaricare lo smartphone le ha durante la notte, non fa alcun rumore (neanche attaccando l’orecchio) e se si scoprirà che il sistema Qi genera onde assassine ninja, posso sperare che queste siano un po’ più gentili delle altre.

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La maggior parte dei Wireless Charger testati avevano un bel LED colorato per indicare lo stato di carica e, purtroppo, c’è anche qui. Qualcosa per vedere quel che accade è utile, ma se lo usate di notte può dar fastidio. Dalle immagini non si vedeva ma, proprio alla base dell’asta dello stand, vi è una lucetta circolare che è rossa quando inattiva e blu con lo smartphone in carica. Probabilmente se si smonta si può staccare, e lo stavo già facendo, ma il memento dello stand da poco distrutto mi ha dissuaso. È stato meglio però, in quanto si è rivelata poco fastidiosa. Il rosso è piuttosto acceso ma è attivo di giorno, quando non mi disturba, mente il blu è più soffuso, al punto che se c’è luce intorno neanche si vede. Ovviamente è una valutazione che dipenderà dalla personale sensibilità di ognuno e l’effetto può variare a seconda della disposizione. Nel mio caso si vede solo una diffusa luce riflessa sul muro dietro al comodino, anche perché sul davanti il LED viene in gran parte coperto dallo smartphone.

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Lo stand aiuta anche a coprire il filo rispetto alla sola basetta ed è un vantaggio triplo visto che si avrà un elemento in meno, un cavo in meno e per giunta più nascosto, tenendo le cose molto più ordinate. Ci sono circa 10cm dalla base al punto medio in cui arrivano i padiglioni di cuffie over-ear ampie, ma sono sufficienti per prendere e riporre lo smartphone senza problemi. Dimenticavo che al centro del disco c’è un’area antiscivolo, cosa utilissima per evitare che lo smartphone si sposti o cada. A proposito di questo devo dirvi che è fondamentale usare questo trucco per fissare la base sul piano d’appoggio. Non è nulla di definitivo, come colle o adesivi, ma è utilissimo per usare lo stand in sicurezza, prendendo o appoggiando le cuffie senza il minimo rischio di far ribaltare tutto. Per il mio uso è un prodotto senza difetti, tranne forse quello di avermi anticipato nella concezione di questa insolita accoppiata, privandomi di qualche gioioso istante di gloria. Si può sicuramente fare di meglio in termini di design o di tecnologia, però funziona e costa poco (tra i 16 e i 20€ a seconda del fornitore). Mi viene in mente solo ora che non tutti usano così di frequente le cuffie a letto, ma il prodotto rimane valido anche sulla scrivania, dove infatti ne sto per mettere un altro. Unica accortezza: non avendo idea di chi sia il produttore e della resa sul lungo periodo, preferite spedizione Amazon Prime, così almeno per due anni state al sicuro. Quello che ho preso io lo trovate su questa pagina e non fidatevi delle foto esposte, perché solo l’asta è grigia il resto è tutto bianco (le scritte e disegni sono a rilievo, si notano pochissimo per fortuna).

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Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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