C’è un iPhone 7 dentro l’iMac Pro: scovati dettagli sull’A10 Fusion in BridgeOS 2.0

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Più le capacità dei SoC Apple crescono e più ci si chiede se (o quando) arriveranno sui Mac. A differenza di molti che la ritengono già cosa fatta, io credo che difficilmente ARM potrà soppiantare in tutto l’architettura x86 ma che certamente potranno andare a braccetto. L’A11 Bionic ci ha dimostrato che la potenza bruta non è più un miraggio, andando a raddoppiare le performance in multicore rispetto l’A10 in un solo anno, cose che nel mondo Intel/AMD sono inimmaginabili. Tuttavia Apple realizza computer che vanno dal MacBook 12″ fino all’iMac Pro di prossima uscita, le cui prime fugaci apparizioni su Geekbench evidenziano senza mezzi termini la differente classe, per cui non si potrebbero soddisfare facilmente le esigenze dell’intera linea di computer (e dovrebbero anche arrivare i nuovi Mac Pro nel 2018). I chip ARM offrono altri vantaggi ed uno dei più importanti è la capacità di lavorare con una minima richiesta energetica. Ecco perché il percorso migliore per Apple nei prossimi anni sembra essere quello di far collaborare le due tecnologie per sfruttare il meglio dei due mondi.

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Un primo esempio lo abbiamo avuto con il MacBook Pro con Touch Bar, nel quale è stato inserito il chip T1 che si occupa di far funzionare questa, il sensore Touch ID e la Secure Enclave in cui vengono stoccate le informazioni sensibili delle nostre impronte, il tutto su una ennesima versione adattata e semplificata di iOS, denominata BridgeOS 1.0. Nelle ultime ore alcuni degli sviluppatori più attivi nel panorama Apple, hanno messo le mani sulla seconda versione di questo OS, di cui Jonathan Levin ha pubblicato un breve estratto. Si stanno susseguendo diversi tweet, report, leak e riflessioni da parte sua e del celeberrimo Steve Troughton-Smith, per cui non è semplice definire un quadro univoco e completo, ma alcuni dettagli sono davvero interessanti. A quanto pare nel futuro iMac Pro, la cui data di lancio non è ufficiale ma rimane prevista entro la fine dell’anno, ci sarà anche un chip ARM, più precisamente le informazioni riconducono all’A10 Fusion dell’iPhone 7.

Questo parrebbe essere incaricato di diverse attività, stando agli stralci di codice ed alle schermate scoperte, la prima delle quali sarebbe la possibilità di richiamare in qualsiasi momento l’assistente vocale. In pratica il classico “Hey, Siri” che ad oggi non è presente su nessun Mac, neanche in quelli desktop dove il consumo è decisamente meno problematico che sui portatili. Poca roba per un SoC performante come l’A10 e soprattutto nulla di particolarmente attraente per l’utente tipo di un computer come l’iMac Pro. Continuando a scavare, si è notato che il chip ARM potrebbe in realtà essere incaricato di molte più attività, a partire dall’avvio stesso del computer e rimanendo sempre in funzione anche mentre la CPU principale è completamente spenta.

Questa immagine pubblicata da Filipe Espósito mostra una cartella del firmware BridgeOS 2.0 in cui sono presenti app come Files, Home, Music, Meteo, Mail, ecc.. lasciando immaginare la possibilità che le funzioni correlate possano essere demandate in tutto o in parte all’A10. Dopo un breve confronto con Razziatore, l’ipotesi più plausibile per noi è che si tratti di attività semplificate per il funzionamento di Power Nap, utili esclusivamente a mantenere aggiornate le informazioni durante lo stato di stop. Ma sarebbe sicuramente più interessante se Apple fosse riuscita a realizzare un sistema ancora più sofisticato, capace di far ricorso dinamicamente al chip ARM anche durante la normale attività della CPU principale, così da aumentare le prestazioni complessive del computer. In sostanza sto dipingendo una sorta di big.LITTLE tra tecnologie differenti, una cosa niente affatto semplice ma che potrebbe rappresentare un vero punto di svolta per il futuro di questo matrimonio al silicio.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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