Google effettua la geolocalizzazione degli utenti Android anche se disattivata dalle impostazioni

“Don’t be evil”, non essere cattivo. Questo è stato per diversi anni il motto con cui s’identificava Google, e ancora oggi risulta in uso sebbene abbia un’importanza secondaria rispetto a “Do the right thing”, fai la cosa giusta. Era il modo in cui l’azienda di Mountain View simboleggiava la sua vicinanza agli utenti, mettendo l’esperienza d’uso in primo piano e non il solo profitto. Ovviamente, questo discorso si applicava soprattutto quando Google non era il gigante che conosciamo oggi e si occupava prevalentemente di ricerche online. Nel corso del tempo, Big G non è certo diventata cattiva, ma al tempo stesso non si può dire che abbia sempre fatto fede allo scopo di quel motto, creandosi presso i detrattori e alcune antitrust una fama negativa molto simile a quella attorno a Microsoft negli anni ’90. Purtroppo quanto emerso nelle ultime ore è certo che non contribuirà a migliorare tale percezione.

Un corposo approfondimento pubblicato sul sito Quartz rivela infatti un comportamento alquanto discutibile praticato nei confronti di almeno una parte degli utenti Android. A quanto pare, dall’inizio di quest’anno Google ha raccolto informazioni sulla posizione di questi anche quando erano state disattivate dalle impostazioni le funzionalità di geolocalizzazione presenti nel sistema operativo. Il tracciamento viene effettuato rilevando la cella a cui lo smartphone è collegato in quel momento, che permette di ricavare con un buon grado di accuratezza il luogo in cui si trova senza scomodare necessariamente il GPS.

La spiegazione ufficiale fornita da Google è che tale raccolta dati ha il solo scopo di migliorare la trasmissione dei messaggi, senza ulteriori retroscena commerciali. Come prevedibile, ciò non è bastato a convincere tutti, con le associazioni a difesa dei dati personali come la EFF (Electronic Frontier Foundation) che invece ravvisano in tale operato una violazione della privacy e un mancato rispetto delle scelte dell’utenza coinvolta, non notificando in modo chiaro l’attivazione dell’invio di queste informazioni né offrendo la possibilità di interromperlo. Dal canto suo, il colosso guidato da Sundar Pichai ha promesso che entro la fine di questo mese l’iniziativa sarà cessata, non risultando più necessaria per i servizi coinvolti. Se tutto è bene quel che finisce bene lo scopriremo quindi molto presto.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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