Un ex-Google ipotizza come Apple potrebbe aiutare a ridurre la dipendenza da smartphone

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Un argomento discusso da anni, ma che sta entrando forse solo ultimamente nel vivo: quella che viene definita tech addition, la dipendenza dalla tecnologia. Benché possa sembrare una sciocchezza, si tratta di un fenomeno realmente esistente e che si tende a non prendere alla leggera, considerandola non poi così tanto lontana da altre serie dipendenze come l’alcolismo e le droghe. In particolare, è l’eccessivo attaccamento agli smartphone che sta destando parecchie preoccupazioni, non solo sociali, ma anche morali e mediche. Per quanto tutti gli utilizzatori di tali dispositivi siano potenzialmente a rischio di “sovraccarico”, a risentirne sarebbero soprattutto i giovanissimi. Proprio per questi ultimi, due gruppi di azionisti Apple hanno rivolto una richiesta esplicita all’azienda di Cupertino, auspicando in strumenti di controllo parentale più avanzati degli attuali, che consentano di ridurre il troppo uso degli iPhone da parte delle fasce più esposte. Apple ha risposto positivamente, assicurando che è già al lavoro in tal senso.

Come già accennava Simone nel suo articolo, si potrebbe agire permettendo ai genitori di inibire determinate funzioni dello smartphone, se non quasi tutte, in base al luogo e/o all’orario. L’esempio principale che subito viene in mente è senza ombra di dubbio la giornata scolastica. Con una regola specifica valida durante la settimana, e stabilendo eventualmente delle brevi eccezioni in concomitanza con gli intervalli, una volta che il/la ragazzo/a ha raggiunto la scuola l’iPhone assumerà un comportamento più simile a quello di un 3310 per tutto il tempo necessario. Aggiungerei che potrebbe anche avere un effetto secondario non trascurabile di far scoprire eventuali bigiate, dato che il terminale rileverebbe di non essere dove previsto a quell’ora. Ma questa e altre idee simili comporrebbero solo una parte del puzzle: la dipendenza da smartphone, l’abbiamo già scritto nelle prime righe, può coinvolgere benissimo anche gli adulti.

In tal caso come si fa? Dato che l’opzione dei controlli parentali non è contemplabile, l’unica via risiede nel responsabilizzare l’utente. Nel suo editoriale sul New York Times, Farhad Manjoo affronta la questione sia da un proprio punto di vista sia riportando quello di alcuni aspetti. Più specificatamente è un ex-Google, Tristan Harris, a suggerire due possibili metodi. Uno si basa sul rilevamento da parte del sistema delle attività eseguite: per esempio, se l’utente fa un forte uso dei social network, iOS lo segnalerà invitando a riflettere sulla necessità di tale dedizione. L’altro metodo, che volendo nulla vieta di abbinare al primo, è di prevedere uno schema di priorità per le notifiche affinché non vi siano “insistenze” superflue da parte di specifiche app. Sempre considerando esempi, l’iPhone potrebbe stabilire che un messaggio diretto ha un’alta priorità mentre una notifica che invita a vedere il link postato da un nostro contatto potrebbe essere considerata inferiore e non messa altrettanto in prominenza né segnalata con suoni e/o vibrazioni. Non viene immaginato un sistema del tutto automatico, lasciando completa facoltà all’utente di optare ed organizzarsi diversamente. Per certi versi, si potrebbe definire quanto teorizzato l’approccio dei canali di notifica presente in Android Oreo unito a un pizzico d’intelligenza artificiale, che insieme ad altri accorgimenti permetterebbe ad Apple di distinguersi dalla proposta rivale.

Tutte soluzioni interessanti, la cui completa efficacia però credo resti un’incognita. Vero, si affronterebbe il problema nel modo doveroso previsto, le aziende tecnologiche verrebbero viste come alleate in questa lotta alla dipendenza, verrebbe trasferita gran parte della responsabilità finale all’utente. Ma non trovo ciò in sé sia sufficiente. Penso ai pacchetti di sigarette, da parecchio tempo pieni di messaggi alquanto espliciti sui rischi del fumo e senza lesinare immagini di tumori. Penso alle varie campagne di prevenzione, mediatiche e non solo, che spesso partono addirittura dai tempi delle scuole elementari. Eppure il numero di fumatori nel mondo rimane elevato e la discesa è molto lenta. Chiaro, generalizzare smartphone e tabacco sullo stesso piano oltre che sbagliato sarebbe ingiusto per i primi, considerata la loro grande utilità quotidiana. Dove vedo il paragone è nella necessità della forza di volontà. Così come un fumatore può riuscire a liberarsi dalla nicotina se lo vuole davvero, così vale per uno smanettone che riduce il suo forte consumo di smartphone e tecnologia in generale. Gli strumenti da soli non fanno male, dipende il modo in cui li si usa, ed è un ambito in cui Apple e altre possono agire non oltre un certo punto.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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