C’era un tempo in cui nel panorama dell’e-commerce eBay era il competitor da abbattere: Amazon e altri siti non esistevano ancora o, comunque, erano in uno stato embrionale. eBay, infatti, non solo ha sempre permesso a privati di poter vendere i propri oggetti all’asta, ma ha anche consentito a chiunque avesse un proprio negozio fisico di essere presente sul web con il minimo sforzo. Il suo maggior punto di forza è sempre stata la perfetta integrazione con PayPal, servizio acquistato nel 2003 per $1.5 miliardi e poi oggetto di scissione nel 2015, quando la dirigenza decise di renderlo una società autonoma. Ovviamente, onde evitare disagi e cambiamenti repentini per gli utenti, eBay ha siglato un accordo per PayPal di durata quinquennale che, quindi, scadrà nel 2020. Pertanto, sino ad allora, gli acquisti saranno protetti dalle policy del gateway di pagamento (a dir la verità sempre più a favore dei compratori che dei venditori), ma, scaduto il contratto, i pagamenti saranno gestiti da Adyen.
Adyen è una società con sede ad Amsterdam, fondata nel 2006 e già scelta come gestore dei pagamenti da colossi come Uber, Netflix e Spotify. I suoi sistemi permettono di integrare i suoi servizi direttamente nel sito web o nell’app dell’utente che, di fatto, potrebbe non accorgersi di eseguire il pagamento su altri server rispetto a quelli del venditore. Adyen potrà applicare le proprie commissioni ad ogni transazione, cosa che, secondo le stime, porterà il suo giro d’affari a ben $2 miliardi (nemmeno un quinto degli $11 miliardi annui di PayPal), dagli attuali $178 milioni. Ad oggi, però, non è dato sapere se Adyen fornirà servizi di protezione per gli acquirenti così avanzati come quelli di PayPal, né se le percentuali che applicherà ad ogni pagamento generato attraverso la piattaforma di aste online saranno più convenienti o uguali a quelle della sua principale concorrente.