Recensione: CalDigit AV Pro 2, archiviazione smart con tanto spazio hub USB e ricarica del computer

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L’archiviazione è uno dei settori più importanti su cui investire tempo e risorse quando si lavora al computer. Ciò riguarda in particolare chi produce grandi quantità di dati, ma una buona politica di gestione e salvataggio dei propri file dovrebbe interessare tutti e possibilmente essere insegnata nelle scuole (esagero?). Con il mio lavoro lo spazio non è mai abbastanza e mi trovo ad inseguire l’ottimizzazione attraverso piccoli passi, aggiungendo un elemento di tanto in tanto per cercare di far fronte alle crescenti esigenze. Tutto ciò che è importante lo salvo in sistemi RAID, in alcuni casi NAS (rete) e in altri DAS (diretti), ma cerco di averne anche un’ulteriore copia su unità singole distaccate ed ho sottoscritto un servizio cloud con spazio illimitato per mettere online le cose più rilevanti (il resto arriverà ad upload completato…).

Per quanto riguarda le unità connesse direttamente al computer, ho usato sistemi Thunderbolt 2 per lungo tempo ma oggi preferisco connessioni standard visto che l’attività di montaggio video la eseguo sempre più spesso su PC Windows. La Thunderbolt 3 non mi convince completamente al solo uso di archiviazione perché è ancora troppo poco diffusa (ci sono pure Mac recenti che non la hanno), impone limiti di compatibilità ed ha una banda che eccede il necessario. In un ambiente con una/due postazioni stazionarie nel tempo il problema non si pone, ma se si ha a che fare con computer sempre diversi e di tutte le età, nonché su piattaforme differenti come succede a me, è meglio rivolgersi altrove. Fortunatamente la USB 3.0 prima e la USB-C 3.1 Gen 2 ora, riescono a sopperire egregiamente per i dati, tranne in quei rari casi in cui servano più di 10Gbps, ed hanno il vantaggio di essere retro compatibili e molto più diffuse. Ecco perché, quando possibile, preferisco sempre questa strada.

Non è facilissimo inquadrare nell’attuale panorama un prodotto come il CalDigit AV Pro 2. Si tratta di un Hard Disk, questo è evidente, ma non è soltanto quello. Per prima cosa possiede una struttura in robusto alluminio di spessore e qualità eccellente, con un design professionale sia nell’aspetto che nella sostanza. Vi è infatti uno sportellino frontale, protetto da una chiave esagonale che consente di sbloccare il cassetto ed accedere all’unità interna per spostarla o sostituirla.

È lo stesso identico meccanismo che CalDigit usa nei sistemi top di gamma come il RAID T3 ed il T4 di prossima uscita, che rende il dispositivo sostanzialmente diverso da una comune “scatola per dischi”. Vi è infatti anche un tasto di accensione sul fronte, che include una gradevole luce verde (rossa in fase di spegnimento/accensione), cosa ormai impossibile da trovare sugli hard disk consumer.

L’AV Pro 2 viene venduto con disco interno di capienza compresa tra 3 e 6TB, ad un prezzo che chiaramente eccede quello della singola unità. Io ho optato per 4TB e vi ho trovato un HDD di Toshiba da 7200rpm con etichetta personalizzata dal logo CalDigit (il modello è MD04ACA400). Il meccanismo di estrazione è incredibilmente semplice e il peso della struttura ne evidenzia la qualità.

Mi sarebbe piaciuto che il disco fosse fissato in modo più smart, magari con supporti in gomma o altro di facilmente rimovibile, mentre invece è semplicemente avvitato sul fondo del cassetto con 4 viti. Per come avevo inteso io questo prodotto, sarebbe stato un compagno eccellente da tenere sulla scrivania per i quanti possiedono diversi dischi di backup archiviati senza custodia, consentendone un rapido montaggio per accesso ai dati. Ciò è comunque possibile con l’AV Pro 2 ma si deve utilizzare anche il cacciavite. Il “design swap” di CalDigit risulta particolarmente indicato per chi possieda altri prodotti recenti dell’azienda, i cui cassetti sono 100% compatibili.

Mi rimane comunque non perfettamente chiaro il workflow che si è immaginato, poiché il T3 ha 3 dischi e nasce per lavorare in RAID 5, per cui spostare una sola unità dentro un AV Pro 2 non avrebbe nessuna utilità visto che i file non sarebbero leggibili. Potenzialmente si può lavorare in RAID mirror con il T4 da 4 bay, ma anche in questo caso spostarne uno solo nell’AV Pro 2 o anche in direzione inversa avrebbe poco senso.

swappable-drive-usb-storage

A mio avviso tutto l’ecosistema gioverebbe di un ulteriore tassello, ovvero un sistema a 2 bay, così da proporre un ambiente con prodotti che rispondano ad ogni esigenza per un professionista e con possibilità di interscambio effettive. Immaginando di possedere una unità singola ed una doppia in RAID mirror, si potrebbe infatti spostare un disco avanti e indietro per averne una copia sempre aggiornata e disponibile da poter archiviare o adoperare in una postazione distaccata.

Ritornando al prodotto in sé, direi che uno sguardo al posteriore ci consente di capire tante altre cose. Intanto sono due le porte di connessione, una USB 3.1 Type C ed una USB 3.1 Micro-B, così come sono due in cavi in dotazione. Quello viola per tradizione di CalDigit è l’USB-C, perfettamente compatibile con tutti i computer che possiedono questa porta ma anche con tutti quelli che riportano la sigla Thunderbolt 3. Il cavo micro-USB 3.1 è nero ed ha una connessione standard USB-A all’altro capo, per cui l’unità si può collegare a qualsiasi computer esistente. C’è anche un utile supporto trasparente per la disposizione del disco in verticale e gommini ovunque per evitare urti e scivolamenti.

La porta di alimentazione era prevedibile vista la presenza di un disco da 3,5″, così come era prevedibile ritrovare sul retro il sistema di sicurezza Kensington Lock. Quello che probabilmente non vi aspettavate di trovare sono le due porte USB-A 3.0, poiché l’AV Pro 2 include un utilissimo hub per connettere altri dispositivi in cascata.

Abbiamo visto la presenza di una micro USB 3,1 per una retro-compatibilità globale, ma è indubbio che questo prodotto nasca come compagno ideale di prodotti più recenti dotati di USB-C, tra cui i MacBook / MacBook Pro sono probabilmente i più indicati. La ventolina posteriore non è molto rumorosa ed è un valido ausilio per questa unità che si prevede sia messa a dura prova in ambienti professionali, ma serve anche a dissipare il calore dell’hub, che è tenuto internamente a debita distanza dal connettore SATA.

Nel complesso l’AV Pro 2 è piuttosto ingombrante con i suoi 14,7 x 24 x 4,5 cm, ma lo sono anche i suoi diretti rivali che hanno ben meno funzionalità, tra cui il LaCie D2 o il G-Drive Pro. Una cosa molto importante e praticamente unica di questo prodotto è che via USB-C riesce a fornire anche una discreta alimentazione al portatile, che raggiunge i 30W. Solo il D2 Thunderbolt 3 ha una funzione analoga ma eroga fino a 15W che sono pressoché inutili. I 30W sono invece completamente sufficienti per i MacBook 12″ e la metà di quanto richieda un Pro 13″ sotto massimo sforzo, che si può comunque facilmente alimentare pur senza caricare la batteria interna (che non si scaricherà).

Altro aspetto molto importante è la velocità del disco che da vuoto sfiora i 200MB/s in lettura scrittura, prestazioni davvero eccellenti. Io ci sto lavorando da alcuni mesi, ci ho messo dentro diverso materiale e con la metà dello spazio occupato ed un livello di deframmentazione che inizia ad essere consistente, mantiene comunque una velocità ottima.

Il controller e la connessione utilizzata consentono di raggiungere anche 430MB/s, qui il limite è il disco meccanico, anche se i numeri sono così buoni da consentire l’impiego finanche in ambito video se non si lavora in RAW o con bitrate particolarmente elevati.

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Rimane possibile la sostituzione dell’HDD con un SSD, che sicuramente potrà meglio sfruttare la banda USB 3.0 e facilmente toccherà il limite dalla SATA3, ma non credo sia una soluzione consigliabile viste le dimensioni in gioco (in questo spazio ce ne starebbero 6 unità da 2,5″).

Conclusione

Il CalDigit AV Pro 2 è piuttosto singolare e non ha senso effettuare confronti al GB con dischi singoli per utenti casalinghi, il cui prezzo è sempre più in caduta. La particolare combinazione di caratteristiche unite al design professionale ed alla qualità dell’unità installata, lo rendono comprensibile ed apprezzabile solo da una ristretta cerchia di utenti che ne avrebbero effettivo vantaggio. Per essere ancora più chiari: l’AV Pro 2 con disco da 4TB costa 339€ mentre oggi con 100€ si acquista la stessa capacità in formato tascabile. Il confronto va dunque fatto con prodotti della medesima tipologia, i quali usano per lo più connessione Thunderbolt. La scelta di CalDigit è stata quella di portare tutti i vantaggi di un approccio professionale nella più diffusa connessione USB-C con universale retro-compatibilità USB, con l’aggiunta di possibilità di ricarica del computer connesso fino a 30W, un hub di due porte ed un cassetto estraibile per sostituire il disco. Credo che si debba aver necessità/vantaggio da quasi tutte queste cose per apprezzarlo pienamente e spendere il prezzo che costa. Non lo si può consigliare a tutti, chiaramente, ma se lo si confronta con soluzioni analoghe di prezzo allineato, l’AV Pro 2 mi sembra il più convincente. Lo svantaggio di non essere Thunderbolt si ritrova solo nella mancanza di una connessione in cascata, a mio avviso, ma questa viene ben bilanciata dall’hub USB che, nel mondo reale, può risultare decisamente più comodo, specie se si connette il disco ad un portatile recente come un MacBook (dal 2015 in poi) o MacBook Pro (2016 in poi).

PRO
+ Qualità costruttiva al top della categoria
+ Design e struttura professionali
+ Cassetto protetto ed estraibile per sostituzione del disco
+ Tasto di accensione e spegnimento con LED di stato frontale
+ Hub di 2 porte USB-A 3.0 in cascata
+ Possibilità di connessione sia via USB-C che USB-A (tutti i cavi forniti)
+ Power Delivery fino a 30W via USB-C
+ Ottime prestazioni di dischi utilizzati

CONTRO
- Prezzo al GB importante, si deve avere necessità di tutte le sue funzioni aggiuntive

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.